Sostituire i prodotti che hanno registrato bassi rendimenti con strategie che hanno performato bene nel recente passato è un errore. Ecco come avere successo nel processo di selezione secondo uno studio di Research Affiliates.
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Spesso gli investitori e i consulenti commettono l’errore di pensare che i rendimenti passati di un fondo siani indicativi dell’abilità del suo gestore. Questo convinzione porta spesso a decidere di sostituire nel portafoglio i prodotti che hanno registrato scarse performance con quelli gestiti da professionisti che in passato hanno ottenuto ritorni notevoli. Niente di più sbagliato.
A sottolinearlo è uno studio pubblicato da Robert Arnott, tra le personalità più influenti nel panorama dell’industria dell’asset management negli Stati Uniti. Autore di libri come The Fundamental Index, Active Asset Allocation y Points of Inflection: New Directions for Portfolio Management, Arnott si è focalizzato per le se ricerche sullo studio e sull’analisi dei mercati. Oggi è amministratore delegato di Research Affiliates, compagnia che ha fondato nel 2002 e che attualmente gestisce circa 160 miliardi di dollari provenienti da investitori istituzionali.
Nel suo ultimo studio, dal titolo The folly of hiring winners and firing losers, l’esperto dimostra che rimpiazzare i prodotti che non hanno ottenuto grandi rendimenti con quelli che hanno fatto meglio nel recente passato è una pratica sbagliata per tre motivi:
- Il passato non funge da prologo: i vincitori di una volta sono spesso i perdenti del futuro e viceversa.
- La consistenza è qualcosa di poco frequente tra i gestori (fatta eccezione per la consistenza negativa sotto forma di commissioni elevate, alti costi di transazione e implementazione poco efficiente, che vediamo più del solito).
- Costi ricorrenti a parte, nella maggior parte dei casi i rendimenti tenderanno sempre alla media.
Detto questo, la prima cosa che deve fare un investitore quando il suo fondo non ha generato le performance sperate è non perdere la calma. “Anche ai gestori e ai prodotti migliori capita di attraversare periodi, anche lunghi, nei quali deludono gli investitori, il che potrebbe portare questi ultimi a disfare posizioni in fondi di gestori eccezionali proprio nel peggior momento possibile, spesso per rimpiazzarli con prodotti mediocri che sono in un momento positivo per questioni, spesso, puramente casuali o di fortuna”, afferma.
Il segreto non sta nel rendimento, ma nella valutazione
“Collegare l’informazione basata sulla valutazione con il rendimento passato può aiutarci a non cadere in quest’errore”, spiegano da Research Affiliates. Lo studio in questione dimostra che la valutazione di fattori è un metodo migliore per predire il comportamento dei fondi e lascia intendere, inoltre, che gli investitori dovrebbero ricorrere a cambiamenti urgenti nel modo in cui assegnano il proprio denaro tra i gestori. “È impossibile sapere quando un fondo ha raggiunto i massimi. Vendere quando si raggiunge l’apice non è facile. Quando lo facciamo, il fondo continua a salire e ci sentiamo stupidi. Comprare a prezzi bassi è ancora più difficile. Tutto quello che è a buon mercato ha inferto dolore e perdite negli investitori. È impossibile sapere dove sta il fondo, e quindi quando si producono crolli molti investitori restano a guardare e non osano entrare”.
Secondo l’esperto, cercare di comprare a prezzo basso e vendere a prezzo alto è un percorso tortuoso verso il successo quando si investe. “Bisogna muoversi fuori dalle zone di comfort. I mercati non ricompensano la comodità. Negli investimenti, spesso i migliori premi sono là dove ci sentiamo più scomodi”. Che vuol dire questo? Un altro studio pubblicato dalla società, e che integra quello in questione, indica su quali aspetti soffermarsi e su quali no per avere successo con gli investimenti. Per individuarli, hanno costruito sette modelli di previsione di alpha per anticipare il comportamento futuro in base a tipi di strategie o stili d’investimento.
Il primo modello di back testing ha analizzato la relazione tra il rendimento degli ultimi cinque anni (1985-1990) con quello dei cinque anni successivi (1991-1996). La cosa più sorprendente è che la correlazione tra il comportamento passato e i risultati futuri è stata negativa. “Questo dimostra che soffermarsi sul comportamento registrato recentemente dai fondi non solo è inadeguato ma porta nella direzione sbagliata”. L’altro modello storico, basato su una versione di lungo termine che prende come riferimento l’insieme completo dei dati, forniva previsioni più precise rispetto allo studio a cinque anni, ma comunque una correlazione negativa tra il comportamento passato e i risultati futuri.
“Una cronologia dei rendimenti molto ampia, che consideri almeno 7 anni, potrebbe dare una previsione più approssimata ai rendimenti futuri rispetto a un periodo breve di tempo ma l’analisi è comunque inutile. Selezionare strategie o fattori basati sui rendimenti passati, indipendentemente della maggior o minore durata del campione, non aiuterà gli investitori a ottenere un rendimento superiore. Al contrario. È più probabile che li faccia cadere in errore”, spiega Arnott. Tuttavia, gli esperti hanno trovato una correlazione che potrebbe aiutare gli investitori a prendere decisioni giuste. Si tratta della relazione che esiste tra valutazione e rendimenti futuri degli investimenti.
“I modelli che hanno generato pronostici più precisi si basavano sulle valutazioni, non sui rendimenti. Invece di incitare gli investitori a comprare ciò che ha funzionato bene nel passato, e che è di nuovo caro, questi modelli incoraggiano a comprare quello che è tornato a buon mercato”, scrivono. In questo senso, i quattro modelli collegati alla valutazione studiati dagli esperti hanno fornito previsioni che erano positivamente correlate con i rendimenti futuri, migliorando sostanzialmente i modelli che fanno previsioni basate sul comportamento storico.
“Il potenziale eccesso di rendimento scompare quando gli investitori inseguono il fattore che va più di moda. Ottengono migliori risultati se diversificano il loro investimento tra vari stili e strategie, dando priorità a quelle che hanno registrato un comportamento peggiore e, di conseguenza, sono più economiche”. Il ritorno alla media funziona.