Negli ultimi anni Fondaereo è passato da 7.300 a 10.300 sottoscrittori, e nonostante la flessione dei contributi (negli anni di pandemia) il fondo mira a innovarsi in termini di operatività e comparti.
Per accedere a questo contenuto
Un numero di sottoscrittori che aumenta (fino a coprire oltre il 90% della popolazione di riferimento) e masse ancora in fase di recupero dopo gli anni “neri” del Covid, soprattutto per il settore in cui opera l’entità. Sì, perché il fondo pensione complementare naviganti del trasporto aereo, Fondaereo, nato nel 2012 dalla fusione tra Previvolo (piloti) e Fondav (assistenti di volo) ha visto una crescita dirompente nel numero degli iscritti in questi anni, arrivando, a fine aprile 2024, a 10.300 soci. Il dato del 2019 era pari a 7.300: “Un incremento del 40% rispetto al periodo pre-pandemia”, spiega a FundsPeople Giuseppe Chianese, direttore del fondo, sottolineando che nonostante l’interruzione del trasporto aereo tra il 2020 e il 2021 “non c’è stato un calo in termini di iscritti perché la cassa integrazione ha assorbito il mancato volato”. Tuttavia in termini di contributi la flessione c’è stata. Gli ultimi dati Itinerari Previdenziali (riferiti dicembre 2021) davano conto di un -18,3% in termini di AuM sull’anno (da 472 a 386 milioni), che secondo quanto riporta Chianese hanno visto anch’essi un recupero riportandosi sopra la soglia dei 400 milioni (404 milioni ad aprile), “nel 2023 abbiamo recuperato buona parte dei deflussi dovuti dal blocco dei voli del 2020 e 21, e si è riequilibrata anche la fuoriuscita parziale per CIG del personale Alitalia (50%)”, continua il direttore.
PEPP o transfrontaliero
C’è un elemento, poi, che mette in luce l’attività del fondo. A fine 2023 l’entità ha avviato uno studio di fattibilità per due strumenti alternativi (“o, in prospettiva, complementari”): un fondo pensione transfrontaliero (o cross border) basato in Italia (Home Country) con sezioni in altri Paesi Ue (Host Country) in accordo con quanto stabilito dalla Direttiva Iorp 2 (disciplinata in Italia dal Dlgs 252/2005); e il PEPP, il Pan European Pension Product, prodotto “europeo” introdotto nel nostro ordinamento meno di due anni fa (Dlgs 184/2022). Gli esiti dello studio di fattibilità erano attesi nella prima parte del 2024. “Il progetto è a oggi in stadio avanzato, e questo tempo è servito per regolare i rapporti tra i vari soggetti che partecipano al piano di fattibilità”, prosegue Chianese, indicando come si sia conclusa la parte dedicata allo studio sui PEPP, “in cui si è approfondito lo strumento, quali elementi ne frenano lo sviluppo e cosa dovrebbe fare un fondo italiano per essere autorizzato e operare in altri Paesi”. Il tema centrale, afferma, è legato alla consulenza agli iscritti, e “i PEPP che sono già partiti hanno ovviato a questa esigenza con dei robo advisor”.
Per la parte fondo cross border, il Paese di partenza individuato è l’Irlanda. “Abbiamo effettuato una gap analisys sia della normativa sia dei processi per la gestione di una sezione irlandese e italiana. A oggi abbiamo evidenza delle differenze da un punto di vista legislativo, di cosa deve fare il fondo per adeguarsi (modifiche statutarie in primis) e dei processi da implementare o istituire ex novo per gestire queste differenze: ad esempio, in Italia è possibile richiedere l’anticipazione, in Irlanda questa opzione non è prevista”. Mentre la parte che accomuna i vari Paesi è la gestione finanziaria: “Se un iscritto ha 10 mila euro sulla sezione irlandese e 20 mila su quella italiana, i 30 mila euro sono gestiti con un’unica forma di investimento e questo fa sì che se si passa da un Paese all’altro la modalità di gestione delle risorse non cambia”.
I comparti
Un ultimo sguardo ai comparti. “Da dicembre dello scorso anno Fondaereo ha rinnovato l’offerta di investimento riducendo a tre i comparti (garantito, equilibrio e crescita) dai quattro precedenti”, spiega ancora il direttore che indica come nei vari comparti è possibile investire su sei profili di investimento, “che sono la combinazione tra il comparto equilibrio (70% obbligazionario) e il comparto crescita (70% azionario)”. Questo si concretizza per gli iscritti nella possibilità di costruire un’asset allocation di tipo life cycle, “per cui si può entrare nella previdenza complementare con una componente azionaria del 70% e ridurre questa quota nel tempo, man mano che ci si avvicina all’età pensionabile”. Soltanto a quel punto, il direttore consiglia l’ingresso nel garantito (comparto che, tuttavia, anche in Fondaereo attrae circa il 30% delle adesioni, di cui una percentuale esigua di “silenti”). Obiettivo di questa evoluzione finanziaria? “Arrivare a un profilo di investimento ‘life cycle’ automatico – conclude Chianese – e un primo passaggio in questa direzione avverrà già nel 2025”.
Tratto dalla rivista FundsPeople di giugno n. 85