L'Europa ha svolto un ruolo di pioniere nello sviluppo di normative e framework per gli investimenti sostenibili. La Cina, tuttavia, sta rapidamente recuperando terreno e adottando politiche e regolamenti simili. Ma la strada può essere ancora lunga. “Negli ultimi due anni l’Europa ha introdotto numerose regole sulla sostenibilità. Oggi vi sono nuove procedure in merito alla trasparenza, al reporting, ai rischi ambientali e così via. Gli investimenti sono sempre più eurocentrici e le aziende stanno cercando di modificare i propri portafogli in base alle nuove regole europee e risulta ancora complesso capire se i propri investimenti rientrino o meno nella tassonomia”, spiega Emilio Pastore, head of Finance and Treasury, HDI Assicurazioni. “Forse, quindi, è presto per aspettarsi piena sostenibilità investendo nei mercati emergenti. Una volta che i portafogli saranno stabilizzati rispetto alle regole UE, potremo verificare se è possibile investire nei Paesi emergenti rispettando i criteri di sostenibilità europei. Dal mio punto di vista forse nei Paesi emergenti le aziende non sono pronte a divulgare informazioni sensibili quali il gender pay gap, le emissioni di CO2, la trasparenza, le problematiche di corruzione e così via. La Cina sarebbe pronta alla trasparenza? Al momento credo di no, è già difficile in Europa. Ma forse le cose cambieranno nel giro di qualche anno: Pechino, in fondo, ci ha già sorpreso più volte in passato”, conclude Pastore.
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