La terza e ultima parte della tavola rotonda HANetf targata FundsPeople, con primari esponenti della fund selection italiana, si è concentrata sull’analisi del Paese e delle migliori opportunità di investimento.
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La terza e ultima parte della tavola rotonda HANetf targata FundsPeople, con primari esponenti della fund selection italiana, si è concentrata sull’analisi del Paese e delle migliori opportunità di investimento.
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Nel mondo dei mercati emergenti, la Cina, Paese enorme pieno di contraddizioni e di opportunità, merita un discorso a parte. L’approccio a questa economia non è mai stato particolarmente semplice per gli investitori stranieri, anche a causa le stringenti normative. Recentemente, poi, il Paese si è trovato sotto osservazione per le politiche zero Covid, che hanno influito in maniera negativa sulla traiettoria di crescita, per il giro di vite sui giganti tecnologici e per le problematiche legate al settore immobiliare.
La terza e ultima parte della tavola rotonda HANetf targata FundsPeople si è concentrata sull’analisi del Paese e delle migliori opportunità di investimento.
I commenti sono relativi al contesto del 10 novembre 2022.
“Per quanto riguarda la Cina, abbiamo visto come debba ripensare il modello di business e la strategia, perché negli ultimi decenni si è verificato un cambiamento di schema, da un'economia guidata dagli investimenti e dal credito a un'economia spinta dal consumo interno” commenta Andrea Daffara, portfolio manager di Sella SGR. Il manager ritiene che la demografia non sia favorevole a causa dell’invecchiamento della popolazione e del calo delle nascite, mentre la gestione della pandemia ha avuto come esito una perdita di fiducia delle famiglie cinesi, che hanno invertito la crescita dei consumi. “La sfida di Xi Jinping e del nuovo Politburo è duplice: da un lato ingegnerizzare il turnaround del settore immobiliare e dall’altro ridare slancio a un’economia in forte rallentamento. Cruciale sarà la ripartenza dei consumi privati” prosegue Daffara “destinati a ripartire una volta che il governo avrà individuato le condizioni per allentare o eliminare le restrizioni alla mobilità delle persone”. Dal punto di vista dei consumi, l’esperto inividua alcuni driver: “la normalizzazione dei flussi turistici (es. acquisti nei negozi duty-free), la ripresa dei servizi online (es. giochi, food delivery, e-commerce, fintech), il rafforzamento dei brand locali rispetto a quelli occidentali in alcuni settori (es. Li Ning e Anta Sports nell’abbigliamento sportivo, BYD e Nio nell’automotive) e la “premiumization” dei consumi (es. cosmetici, birra) dal momento che i consumatori diventano sempre più competenti ed esigenti in termini di qualità ed innovazione. La ripartenza dei consumi comporta una maggiore esposizione sul segmento azionario delle A-shares, ma troviamo opportunità anche sui titoli quotati a Hong Kong dopo il pesante de-rating delle valutazioni. Siamo positivi sui titoli delle energie rinnovabili (in particolare il solare) e dell’oil&gas mentre siamo ancora cauti sui tecnologici, condizionati dalle restrizioni commerciali imposte dall’amministrazione Biden alla Cina sui chip di ultima generazione”.
1/4“Penso che l'ultimo anno abbia segnato un punto di svolta visto quanto accaduto nei settori della tecnologia e dell'istruzione. In più, la rielezione di Xi e la conseguente conferma del perseguimento della politica volta a conseguire la “prosperità comune” segnalano che il graduale processo di avvicinamento verso un’economia capitalistica che era stato intrapreso ha subito un punto di arresto e che la Cina si è riorientata verso un modello più socialista” osserva Daniel Squindo head of Fund of Funds and Advisory Multimanger Division di BCC Risparmio e Previdenza. “Questo ha ovviamente vantaggi e svantaggi. Sicuramente genera una società con meno ineguaglianze e dove la concentrazione eccessiva di ricchezza non è ben vista, vedasi il trattamento riservato al fondatore di Alibaba. Ma dal punto di vista di un azionista, interessato a massimizzare il rendimento, investire in un contesto macroeconomico dove il rendimento massimo del capitale è deciso dal partito è una grossa criticità che porta a rivedere le premesse per effettuare un investimento strategico di lungo periodo sul paese. Nel medio periodo tuttavia” prosegue Squindo “la Cina può essere sicuramente interessante, anche per via della decorrelazione che può offrire un mercato più legato a fattori domestici e meno legato al ciclo globale. Ricordiamo infatti che ora la Cina ha un’inflazione vicino all’1% e ha un ciclo economico totalmente sfasato rispetto a quello globale. A mio parere l’area più interessante del mercato cinese sono le A-Shares, maggiormente legate all’economia cinese reale e conseguentemente agli obiettivi della prosperità comune perseguiti dal partito. In un mercato azionario con un’altissima volatilità come quello cinese è sempre molto importante considerare anche le dinamiche più tecniche del mercato, come il sentiment e il posizionamento degli investitori retail domestici e, soprattutto, quello dei grossi investitori istituzionali” conclude.
2/4Gabriele Montalbetti, gestore multimanager di Consultinvest SGR, ritiene che la Cina sia un mercato molto importante in termini di dimensioni e di opportunità. “Ma come investitori occidentali dobbiamo sempre tenere presente che la Cina non è una democrazia. In secondo luogo, la filosofia e il modo di pensare delle persone sono molto diversi da quelli occidentali. Pertanto è necessario adottare un approccio diverso rispetto a quello dei mercati occidentali”. Montalbetti individua alcune questioni specifiche: “sappiamo tutti cosa sia successo nel real estate. C'erano grandi aspettative per la risoluzione di questo problema, ma non è ancora avvenuto. C'è poi stato il giro di vite sull'istruzione e sulle altre aziende tecnologiche. Perciò, è difficile da capire per noi in Europa e nel mondo occidentale, ma la percezione è che il governo non desideri che gli imprenditori diventino grandi e potenti come negli Stati Uniti. Pertanto mette un tetto alle opportunità di crescita per alcune aziende. Non penso che vedremo degli Zuckerberg o Bezos cinesi perché vengono considerati un problema da parte del partito”. L'altro grande problema è la politica Zero Covid. “Sappiamo tutti che il vaccino cinese non è efficace e che questa politica probabilmente sta facendo più male che bene. Tutti gli investitori occidentali stanno cercando segni di una possibile revisione della politica Zero Covid, perché sta ponendo limiti non solo all'economia locale, ma anche alle altre economie, limitando la produzione, tanto che qui in Europa non riceviamo le merci di cui necessitiamo”. L’esperto ritiene che la tensione tra Stati Uniti e Cina rappresenti un altro grande problema. “È cambiato il presidente negli Stati Uniti ma da questo punto di vista nulla è cambiato in politica estera. Per questo tipo di problemi, come investitori penso che nessuno abbia idea di come si evolverà la situazione. Inoltre, il mercato ha corretto molto, in particolare alcuni settori. Cominciamo a intravedere alcune opportunità, anche se il sentiment e i flussi sono al momento contrari. Stiamo investendo in Cina, non come in passato, ma stiamo continuando a investire, e ci stiamo concentrando su fondi che abbiano una significativa quota attiva. Perciò non stiamo investendo su fondi che sono simili all'indice perché di solito hanno esposizioni rilevanti alle aziende a partecipazione statale cinese. C'è lo stesso problema in Brasile e in altri Paesi simili. Preferiamo una quota molto attiva e fondi che perseguono un approccio concentrato o un approccio tematico nelle loro decisioni, meglio se nel mercato locale piuttosto che nelle azioni quotate internazionalmente”.
3/4“Penso che in base alla legge dei grandi numeri, la Cina rappresenti una sfida per la crescita più di qualsiasi altra cosa” esordisce Kevin Carter, fondatore e CEO di EMQQ Global, società che grazie a HANetf ha quotato sulle principali Borse Europee l’EMQQ Emerging Markets Internet & Ecommerce UCITS ETF. “Quando ho cominciato a interessarmi alla Cina, il PIL stava aumentando a un tasso del 13%. Gli economisti avevano già previsto che non sarebbe rimasto a quel livello, ma avrebbe iniziato a scendere come si sta verificando adesso, con il Covid che ha sicuramente complicato la situazione. Il tasso di crescita del Paese è già aumentato molto, sebbene ci sia ancora molto spazio per crescere. Per quanto riguarda le intenzioni di investimento nel Paese, immagino che si voglia investire nel consumo, e quindi nel consumo digitale”. Sicuramente, nei confronti della Cina c’è anche un problema di percezione. “Avendo investito in Cina per 16 anni posso testimoniare che il 90% delle persone con cui parlo non è mai stato in Cina ed è convinto che il Governo cinese ruberà loro tutto il denaro. Qualsiasi aggettivo descrittivo del Paese che si legge negli articoli di giornale è negativo. Si parte già con una visione negativa, ma credo che la Cina sia molto fraintesa. E anche su questa idea del giro di vite del governo cinese, sull’accumulo di grandi capitali, è stato fatto molto rumore. Se torniamo indietro e analizziamo i fatti, prima c'è stata l'IPO di Ant Group che avrebbe dovuto essere la più grande di sempre, e all'ultimo minuto, le autorità finanziarie cinesi hanno bloccato l'operazione. Il tono dei commenti era “Jack Ma ha espresso qualche commento troppo saccente e hanno bloccato l'operazione per questo motivo”. Ma la Cina è la seconda economia più grande al mondo, non fanno le cose perché qualcuno viene offeso da un commento dal tono saccente. Osservando il prospetto di Ant Group” prosegue Carter “il motivo per cui stava per diventare la più grande IPO di sempre è perché sarebbe stata un'immensa fonte di profitti, la maggior parte dei quali derivanti dall'emissione di prestiti; non avevano i vincoli normativi di una banca e avrebbero potuto cambiare le regole come volevano. Se si fosse aspettato il post IPO, si sarebbe creato un grande problema. Pertanto, elogio il governo cinese per averlo bloccato, anche se tutte le società fintech hanno perso valore. Nessuno si è poi sorpreso della stretta che ha seguito la vicenda”. Secopndo il manager, anche Alibaba e Tencent sono stati anticoncorrenziali per un decennio ecco perché hanno avuto modo di crescere tanto. “Hanno sempre fatto sentire la propria influenza, compresa la fusione delle due app di trasporto a chiamata per formare il monopolio Didi. Quindi è parso logico l’intervento del Governo. Il terzo problema ha riguardato l’IPO di Didi, bloccata dall'agenzia di sicurezza informatica cinese. Era una situazione complicata. Il management di Didi riferiva di ricevere messaggi contrastanti sull'opportunità o meno di essere quotati, perché la Cina non aveva un unico ente di riferimento che fornisse a queste società un lasciapassare per quotarsi in altri Paesi. Tutto ciò ha portato grande confusione, poiché non erano completamente conformi ai vari regolamenti. Ma la percezione era che il Governo volesse fare sparire i soldi degli investitori. Infine, va considerata la stretta del Governo sull'istruzione online, aspetto che è stato capito meno di tutti, in quanto il risultato è stato che chi aveva investito nelle aziende operanti nel settore ha perso moltissimo. Non penso che l’obiettivo del Governo Cinese sia abbattere il capitalismo, o che deruberanno Alibaba, o le impediranno di fare soldi, ma imporranno tasse, così come noi tassiamo per aiutare a finanziare settori necessari per tutti”. Carter ritiene che in Cina ci siano ancora possibilità di guadagno: “c'è crescita nelle infrastrutture e in altri ambiti. Ma la parte principale credo che sia ancora quella dei consumi. In ogni caso, oggi il più grande problema della Cina resta il Covid. Xi Jinping si è trovato in questa situazione di stallo. Ci si spettava che dopo il Congresso le politiche zero Covid sarebbero state allentate. Non possiamo far altro che aspettare e vedere cosa succederà, quello che è certo è che si trovano in una situazione difficile, perché se eliminano la politica zero Covid, le stime dicono che moriranno da 2 a 3 milioni di persone. Se, invece, la severa politica di controllo della diffusione del virus sarà mantenuta, non solo schiaccerà l'economia cinese, che è stata il principale motore dell'economia globale, ma aumenterà il malcontento nella popolazione”.
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