“Penso che in base alla legge dei grandi numeri, la Cina rappresenti una sfida per la crescita più di qualsiasi altra cosa” esordisce Kevin Carter, fondatore e CEO di EMQQ Global, società che grazie a HANetf ha quotato sulle principali Borse Europee l’EMQQ Emerging Markets Internet & Ecommerce UCITS ETF. “Quando ho cominciato a interessarmi alla Cina, il PIL stava aumentando a un tasso del 13%. Gli economisti avevano già previsto che non sarebbe rimasto a quel livello, ma avrebbe iniziato a scendere come si sta verificando adesso, con il Covid che ha sicuramente complicato la situazione. Il tasso di crescita del Paese è già aumentato molto, sebbene ci sia ancora molto spazio per crescere. Per quanto riguarda le intenzioni di investimento nel Paese, immagino che si voglia investire nel consumo, e quindi nel consumo digitale”. Sicuramente, nei confronti della Cina c’è anche un problema di percezione. “Avendo investito in Cina per 16 anni posso testimoniare che il 90% delle persone con cui parlo non è mai stato in Cina ed è convinto che il Governo cinese ruberà loro tutto il denaro. Qualsiasi aggettivo descrittivo del Paese che si legge negli articoli di giornale è negativo. Si parte già con una visione negativa, ma credo che la Cina sia molto fraintesa. E anche su questa idea del giro di vite del governo cinese, sull’accumulo di grandi capitali, è stato fatto molto rumore. Se torniamo indietro e analizziamo i fatti, prima c'è stata l'IPO di Ant Group che avrebbe dovuto essere la più grande di sempre, e all'ultimo minuto, le autorità finanziarie cinesi hanno bloccato l'operazione. Il tono dei commenti era “Jack Ma ha espresso qualche commento troppo saccente e hanno bloccato l'operazione per questo motivo”. Ma la Cina è la seconda economia più grande al mondo, non fanno le cose perché qualcuno viene offeso da un commento dal tono saccente. Osservando il prospetto di Ant Group” prosegue Carter “il motivo per cui stava per diventare la più grande IPO di sempre è perché sarebbe stata un'immensa fonte di profitti, la maggior parte dei quali derivanti dall'emissione di prestiti; non avevano i vincoli normativi di una banca e avrebbero potuto cambiare le regole come volevano. Se si fosse aspettato il post IPO, si sarebbe creato un grande problema. Pertanto, elogio il governo cinese per averlo bloccato, anche se tutte le società fintech hanno perso valore. Nessuno si è poi sorpreso della stretta che ha seguito la vicenda”. Secopndo il manager, anche Alibaba e Tencent sono stati anticoncorrenziali per un decennio ecco perché hanno avuto modo di crescere tanto. “Hanno sempre fatto sentire la propria influenza, compresa la fusione delle due app di trasporto a chiamata per formare il monopolio Didi. Quindi è parso logico l’intervento del Governo. Il terzo problema ha riguardato l’IPO di Didi, bloccata dall'agenzia di sicurezza informatica cinese. Era una situazione complicata. Il management di Didi riferiva di ricevere messaggi contrastanti sull'opportunità o meno di essere quotati, perché la Cina non aveva un unico ente di riferimento che fornisse a queste società un lasciapassare per quotarsi in altri Paesi. Tutto ciò ha portato grande confusione, poiché non erano completamente conformi ai vari regolamenti. Ma la percezione era che il Governo volesse fare sparire i soldi degli investitori. Infine, va considerata la stretta del Governo sull'istruzione online, aspetto che è stato capito meno di tutti, in quanto il risultato è stato che chi aveva investito nelle aziende operanti nel settore ha perso moltissimo. Non penso che l’obiettivo del Governo Cinese sia abbattere il capitalismo, o che deruberanno Alibaba, o le impediranno di fare soldi, ma imporranno tasse, così come noi tassiamo per aiutare a finanziare settori necessari per tutti”. Carter ritiene che in Cina ci siano ancora possibilità di guadagno: “c'è crescita nelle infrastrutture e in altri ambiti. Ma la parte principale credo che sia ancora quella dei consumi. In ogni caso, oggi il più grande problema della Cina resta il Covid. Xi Jinping si è trovato in questa situazione di stallo. Ci si spettava che dopo il Congresso le politiche zero Covid sarebbero state allentate. Non possiamo far altro che aspettare e vedere cosa succederà, quello che è certo è che si trovano in una situazione difficile, perché se eliminano la politica zero Covid, le stime dicono che moriranno da 2 a 3 milioni di persone. Se, invece, la severa politica di controllo della diffusione del virus sarà mantenuta, non solo schiaccerà l'economia cinese, che è stata il principale motore dell'economia globale, ma aumenterà il malcontento nella popolazione”.
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