Non si può fare di tutta l’erba un fascio: alcuni fondi hanno soddisfatto le aspettative, altri, la maggior parte dei casi, meno.
La gestione del rischio è una componente fondamentale nella strategia di investimento di tutti i fondi. Per gli strumenti alternativi, il concetto è ancora più forte per due ragioni:
- sono usati per coprirsi dalla volatilità dei mercati, quindi come strumenti di diversificazione del portafoglio;
- mirano ad avere rendimenti assoluti, ossia svincolati dal benchmark.
“Esistono anche comparti che considerano le oscillazioni dei titoli come una classe di investimento e cercano di trarne un profitto”, precisa Matteo Dirupati, responsabile Multi Asset di AcomeA SGR. “In queste fasi di mercato caratterizzate da elevata volatilità e dispersione le strategie alternative rispondono in maniera soddisfacente al contenimento del rischio”.
Dopo anni in cui gli investimenti passivi avevano sovraperformato con questa crisi e soprattutto con l’esplosione della volatilità gli investimenti attivi sono tornati ad avere migliori performance. “Non tutti i gestori alternativi però hanno però beneficiato del picco di volatilità. Le strategie con molta leva finanziaria hanno subito margin call e hanno dovuto liquidare gli investimenti”, spiega Tommaso Federici, responsabile gestioni patrimoniali di Banca Ifigest.
“Noi abbiamo privilegiato strategie semplici sul mercato azionario come long/short e relative. Con il rialzo delle volatilità sui cambi valutari sono tornati molto interessanti anche i fondi global macro che possono così esprimere il valore aggiunto di scelte che si basano sui fondamentali macroeconomici. In questa particolare categoria d’investimento la scelta del gestore è fondamentale e crediamo sia importante diversificare i diversi stili anche all’interno dello stesso settore d’appartenenza”.
Ma come sempre, non si può fare di tutta l’erba un fascio: alcune strategie, di alcuni comparti, hanno risposto adeguatamente, altre, nella maggior parte dei casi, meno. “In realtà, comunque, quando accadono eventi come quello che stiamo affrontando, con movimenti violenti delle varie asset class, le decorrelazioni tipiche del mercato saltano e le strategie alternative, in generale, ne soffrono”, spiega Alessandro Rosset, servizi d’investimento Banca del Cividale. “Noi utilizziamo alcuni comparti che adottano strategie alternative, ma un solo fondo, di questi, ha difeso adeguatamente: è, non a caso, un comparto il cui gestore a febbraio aveva assunto una posizione di risk off, con una esposizione importante sui titoli obbligazionari ad alto rating. D’altro canto, a marzo le uniche asset class che hanno restituito performance positive sono state i Treasury americani, l’oro ed il Dollaro USA”.
Secondo Matteo Petri, responsabile consulenza e active advisory di Banca Aletti, Gruppo Banco Bpm, i primi giorni di marzo hanno mostrato una tenuta importante degli strumenti alternative, la tanto agognata decorrelazione di questi strumenti pareva avesse funzionato. “Con l'ampliarsi del deterioramento dei prezzi sui mercati, i comparti alternative si sono differenziati nel comportamento in base alle strategie sottostanti più penalizzate ovviamente quelle legati ad un'unica strategia come long short, event driven; tenuta decisamente migliore per i multistrategy e i multiasset style factor”.