Il boom dei fondi sostenibili non si arresta: nel 2024, i comparti ESG hanno raggiunto i 3.500 miliardi di dollari di asset under management (Aum), un nuovo record globale. È quanto evidenzia il più recente report dell'Institute for Sustainable Investing di Morgan Stanley. Il trend positivo è guidato da una crescente attenzione da parte degli investitori internazionali: il 77% degli investitori interpellati dall’istituto di Morgan Stanley si è dichiarato interessato ai fondi ESG, e più della metà (57%) rivela che tale interesse è aumentato negli ultimi due anni. Il cambiamento climatico, e dunque l’esigenza di una transizione energetica verso un’economia più green e a basse emissioni di carbonio, sono tra le principali motivazioni addotte dagli investitori: il 50-60% degli interpellati indica questo motivo come uno dei top driver per investire in sostenibilità. I rendimenti restano comunque una considerazione prioritaria, ma il 70% del campione è convinto che delle valide pratiche ESG siano in grado di conseguire anche buone performance. L’universo dei fondi focalizzati sulla transizione energetica include una gamma di prodotti, strategie e persino criteri di definizione dei temi ESG molto eterogenei. Durante la terza tappa internazionale del FundsPeople Selector Roadshow, organizzato da FundsPeople il 17 settembre a Dublino, i fund selector e gli asset manager riuniti hanno definito i criteri per individuare un valido approccio ESG. Gli esperti hanno poi spiegato di quali parametri tenere conto quando si investe nella transizione energetica.
Come investire nella transizione energetica
Considerazioni scientifiche, temi ESG, analisi dei titoli ed engagement con le aziende: quando si parla di fondi sostenibili o incentrati sulla transizione energetica, questi ed altri fattori devono essere inclusi nel processo di gestione. Così Luciano Diana, senior investment manager, Global environmental opportunities strategy, Pictet AM, descrive l’approccio della società: “Fin dall’inizio, abbiamo collaborato con un centro studi accademico specializzato in ‘planetary boundaries’ per integrare la scienza nel nostro processo decisionale”. Il portafoglio adotta una filosofia "buy and hold" con un turnover stabile (intorno al 25%, con un periodo di detenzione medio di circa quattro anni). L'analisi sui temi della sostenibilità è gestita direttamente dai portfolio manager, senza esternalizzazioni. Il team ESG viene inoltre coinvolto in modo selettivo per l’engagement con cinque o sei aziende alla volta, per aiutarle ad allinearsi agli obiettivi di sostenibilità e migliorare la trasparenza. “Non ci limitiamo a un dialogo superficiale, ma interveniamo direttamente con i consigli di amministrazione quando necessario”, conclude Diana.
1/7Secondo David Whitehead, equity portfolio manager, Mediolanum Asset Management Irish Operations, è fondamentale avere un processo coerente e robusto per la selezione dei prodotti, soprattutto quando si parla di fondi sostenibili: “Cerchiamo di integrare una visione che coinvolga non solo il team di selezione, ma anche i nostri portfolio manager e un team interno indipendente dedicato all'integrazione dei criteri ESG, che convalida la selezione”. Un processo di investimento solido è solo il punto di partenza: è essenziale garantire che sia supportato da risorse adeguate e da una rendicontazione trasparente da parte dei gestori selezionati, “elemento ancora più rilevante quando si considerano strategie come quelle previste dagli articoli 8 e 9 del regolamento SFDR”, aggiunge Whitehead. “Poiché la disponibilità di dati ESG da parte dei fornitori è ancora in fase embrionale, noi abbiamo scelto di avere un team interno per convalidare l’intero processo. Infine, nelle valutazioni, è cruciale integrare questi elementi con la capacità di generare rendimenti solidi e di lungo periodo per gli investitori”, afferma ancora il gestore.
2/7Quando si parla di transizione energetica, una cosa è certa: siamo solo agli inizi di un processo pluridecennale. “In questa fase iniziale del trend, le tematiche legate alla transizione energetica sono parte integrante del nostro approccio agli investimenti sostenibili. Al momento, riteniamo infatti prematuro investire in un fondo attivo specificamente dedicato a questo settore, opzione che sicuramente rivaluteremo una volta che il trend raggiungerà la sua fase di maturità”, afferma Lorenzo di Pietrantonio, chief investment officer, Fineco Asset Management. A oggi, i fondi attivi della società sono allineati con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi. Per i mandati azionari sono previsti criteri di screening ESG che tengono conto anche dell’impatto ambientale delle fonti energetiche. Nei fondi gestiti autonomamente sono applicati criteri di esclusione su alcune attività a elevato impatto ambientale. In aggiunta, alle aziende del petrolio e gas viene applicato un punteggio ESG per valutare quali si stiano impegnando maggiormente nella transizione energetica. “Questo approccio ci permette di identificare quelle aziende che, pur operando in settori tradizionali, si stanno adattando al cambiamento, conservando così il loro vantaggio competitivo”, conclude di Pietrantonio.
3/7I fondi che puntano alla transizione energetica e i fondi tradizionali condividono un approccio di investimento molto simile. Ne è convinto Jan-Hein Van den Akker, head of Sustainable investment solutions, Mercer Global Investments Europe, che dichiara: “Il punto di partenza è sempre la generazione di idee e la filosofia d'investimento: qual è il vantaggio competitivo e quanto è replicabile nel lungo periodo?”. Ci sono poi altri fattori da considerare per investire con successo, perché le buone idee, da sole, non bastano. “È importante considerare i rischi e assicurarsi che il portafoglio si comporti bene in diversi contesti di mercato - aggiunge Van den Akker -. Un altro aspetto chiave è l'implementazione delle idee. Bisogna capire se si perde valore con troppo o troppo poco trading. Infine, la gestione aziendale è cruciale: l'azienda è ben gestita e capace di attrarre nuovi talenti?”. Il responsabile mette in guardia dai giudizi di breve periodo, perché tutti i gestori attivi possono avere periodi di sottoperformance: “È normale che ci siano momenti di difficoltà, e un gestore che non sottoperforma mai potrebbe nascondere problematiche sottostanti”.
4/7”Il processo di valutazione delle singole strategie non cambia in modo sostanziale per i fondi che puntano sulla transizione energetica. È essenziale mantenere un approccio coerente, robusto e ben strutturato, anche se, in alcuni casi, possiamo aggiungere elementi specifici, come l'analisi del momentum o il rapporto prezzo/utili”. Così Luca De Matteis, head of Product development, Intesa Sanpaolo Vita Dublin Branch, illustra l’approccio adottato nella selezione dei fondi. Secondo il responsabile, è fondamentale comprendere appieno la filosofia d'investimento di ogni prodotto, e il funzionamento delle metriche utilizzate per scegliere i titoli o i settori. Nell’iter di selezione, la vera differenza non risiede tanto tra fondi che puntano sulla transizione energetica e quelli tradizionali, ma tra fondi tematici e multi-tematici. Per questi ultimi, spiega De Matteis, “preferiamo un fondo a gestione attiva, in modo da avere maggiore flessibilità e capacità di adattamento. Per i temi specifici, come la transizione energetica, ci affidiamo maggiormente a ETF che offrono un'esposizione mirata e più efficiente”.
5/7Ogni strategia, che sia tradizionale o incentrata sulla transizione energetica, ha un proprio valore nel corretto contesto di mercato. Andrea Colombo, chief investment officer, Azimut Life Ireland, dichiara: “L'aspetto più importante per noi è comprendere l'approccio e la filosofia d'investimento, analizzando attentamente come il portafoglio si comporti in diverse condizioni di mercato”. Chiarire questo aspetto è fondamentale, perché i fondi tematici tendono ad avere un focus più ristretto e specifico, concentrato su sottosettori o tecnologie emergenti, e potrebbero quindi essere più esposti a specifici fattori. “È fondamentale essere consapevoli di questo per evitare delusioni e assicurarsi di ottenere ciò che ci si aspetta in termini di performance”, dichiara il CIO. Spesso, inoltre, il processo di valutazione richiede conoscenze scientifiche: “Ad esempio - spiega Colombo - apprezziamo team di investimento che abbiano membri con esperienza significativa nel campo scientifico di riferimento, o partnership tra la casa di gestione e istituti di ricerca”.
6/7Di simile avviso Matteo Fornasier, chief investment officer, Banco Bpm Life, che nelle sue valutazioni unisce considerazioni sulla performance e visione strategica. “Nel selezionare le strategie che puntano sulla transizione energetica ci concentriamo su un solido track record. La performance del fondo deve essere buona e costante nel tempo. Tuttavia, ciò che apprezziamo maggiormente è una strategia d'investimento chiara”. Spesso la transizione energetica è identificata esclusivamente nelle opportunità di lungo periodo, ma come sottolinea Fornasier questo approccio comporta un vero e proprio dilemma da sciogliere: “mentre noi adottiamo una visione a lungo termine, i nostri clienti finali desiderano vedere risultati nel breve termine. Quindi è fondamentale mantenere un equilibrio tra queste due esigenze”. Per generare rendimenti costanti nel tempo (e quindi anche nell’immediato) può aiutare il giusto mix di idee di investimento. “Mi piace l'idea di utilizzare sottosettori più maturi per beneficiare nel breve termine, mentre si cercano nuovi sottosettori che offrano un vantaggio competitivo a medio-lungo termine”, spiega Fornasier.
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