Abbiamo chiesto a cinque fund selector in che modo vengono considerate le variabili ESG nella scelta di un fondo.
I gestori dei fondi danno sempre maggiore importanza alle valutazioni delle variabili ESG nella selezione dei titoli, ma si può dire la stessa cosa anche per i fund user? Abbiamo chiesto a cinque fund selector in che modo vengono considerate le variabili di sostenibilità nella scelta di un fondo.
Rossana Brambilla, responsabile Fondi Multiasset di Sella SGR ci spiega che “il primo step è individuare cosa si intende per fondo ESG, ossia se si tratta di una gestione quantitativa ESG (es. approccio Best in class settoriale), ESG in senso stretto, oppure di un approccio che va ad integrare valutazioni fondamentali e finanziarie con rischi ESG”. In quest’ultimo caso si cercherà di valutare il reale valore aggiunto dell’integrazione.
“In Symphonia SGR poniamo in prima battuta l’attenzione sul processo di investimento per cercare di capire come l’analisi di sostenibilità venga integrata in ogni livello in quella finanziaria. Non vogliamo infatti che rappresenti una semplice criterio di definizione dell’universo investibile”, spiega Fabio Luigi Caon, fund selector obbligazionario di Symphonia SGR. Daniele Botta, fund selector azionario di Symphonia SGR aggiunge “ci concentriamo quindi sul team di investimento ricercando società che si siano dotate nel tempo di un proprio team ESG interno limitando di fatto il ricorso a provider o contributi esterni”.
In Mornigstar si fa uso del Sustainalytics che è uno strumento utile per la valutazione delle credenziali ESG di un fondo: “ci fornisce un punteggio di sostenibilità e un rating che possiamo confrontare con il peer group, oltre a consentirci di approfondire le esposizioni del fondo in determinate aree come i combustibili fossili con la misurazione attraverso the Morningstar Carbon Metrics”, spiega Scott Thompson, investment analyst, manager selection service. “Successivamente, incontriamo il gestore per comprendere meglio il tipo di impegno ESG nel fondo, quindi se si utilizza solo screening/esclusione o investe in modo attivo nelle società che perseguono un cambiamento sociale”. Una volta compreso il funzionamento, verrà esaminato utilizzando la metodologia 5 Ps, con un particolare focus sulla solidità del processo d’investimento.
Giuseppe Patara, fund selector di Credit Suisse Italy ci spiega che la società ha già da tempo un proprio framework proprietario per l’individuazione degli investimenti sostenibili che va oltre la definizione di ESG, includendo anche investimenti ad impatto diretto. “Tipicamente la selezione dei fondi in questa area è quindi separata dai quella dei fondi tradizionali, ed è basata sull’analisi delle singole posizioni detenute dai fondi analizzati, piuttosto che da come il singolo fund manager ha definito il proprio fondo sostenibile. Non ci basta sapere che il fondo sia stato caratterizzato come ESG o SRI da terzi”, aggiunge.
Per quanto riguarda invece Banca di Asti, “in questo momento non abbiamo un peer group specifico”, spiega Fabrizio Carbone, responsabile gestioni patrimoniali di Banca di Asti. “I fondi ESG vengono valutati per asset class insieme a quelli non ESG”.