Entra nel vivo il vertice sul clima di Glasgow. Il settore finanziario, il finanziamento alla transizione, l’obiettivo net-zero sono tra i protagonisti del meeting. Ne abbiamo parlato con alcuni esperti italiani.
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Entra nel vivo il vertice sul clima di Glasgow. Il settore finanziario, il finanziamento alla transizione, l’obiettivo net-zero sono tra i protagonisti del meeting. Ne abbiamo parlato con alcuni esperti italiani.
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La finanza e l’azione dei protagonisti del settore al centro della giornata di lavori della COP26. L’appuntamento con il Finance Day in programma oggi, 3 novembre, nella cornice della ricca agenda del meeting di Glasgow andrà a toccare una serie di snodi nevralgici nel sistema internazionale di finanziamento alla transizione climatica. L’obiettivo “net-zero” al 2050 è al centro delle raccomandazioni non solo degli scienziati ma anche degli stessi leader internazionali e si prospetta come un obiettivo centrale anche nei programmi degli attori finanziari. Da qui l’importanza di questo appuntamento. In vista della giornata in cui l’inviato speciale delle Nazioni unite, Mark Carney, illustrerà i passi compiuti dal settore finanziario globale per il raggiungimento degli obiettivi di azzeramento delle emissioni di gas serra al 2050, abbiamo interrogato alcuni protagonisti della finanza italiana, per capire quali sono le attese del settore e le strategie messe in campo per contribuire a questo appuntamento non più rinviabile.
Per Etica SGR, società di gestione che da sempre ha fatto dell’investimento sostenibile e responsabile il proprio obiettivo “tutto il mondo guarda con attenzione a questo appuntamento, investitori compresi”. Secondo Francesca Colombo, responsabile Analisi e Ricerca della SGR “è pacifico sostenere che dalla più famosa COP21 di Parigi non sono stati compiuti sufficienti passi in avanti e che, pertanto, la COP26 rappresenta un momento decisivo per il pianeta”. Colombo riporta a questo proposito una convinzione della società, per cui “la transizione energetica deve essere ‘giusta’ ovvero equa: questo processo necessario deve considerare anche gli impatti sulla dimensione sociale, in primis quella dei lavoratori”. Di recente Etica SGR ha sottoscritto il 2021 Global Investor Statement to Governments on the Climate Crisis di The Investor Agenda, l’appello sottoscritto dagli investitori ai governi affinché aumentino le proprie ambizioni nella risoluzione della crisi climatica. “Il documento chiede ai governi di fissare target volontari di riduzione delle emissioni (cosiddetti NDC) coerenti con l'obiettivo di 1,5°C e in cui si fanno proposte di regolamentazione come, per esempio, quella di rendere obbligatoria per le aziende una rendicontazione sui rischi climatici coerente con le raccomandazioni di TCFD – afferma Colombo –. Il tema del cambiamento climatico è da sempre al centro delle scelte di investimento dei fondi di Etica SGR, sia nelle attività di selezione degli emittenti sia nel dialogo con le società e nelle iniziative promosse a livello internazionale con altri investitori responsabili”. A questo proposito, Colombo cita come sul tema della transizione giusta, dal 2018 la società si sia impegnata a fare engagement con le società in cui investono i fondi e abbia “contributo alla traduzione e alla diffusione della Guida per gli investitori ‘Il cambiamento climatico e la transizione giusta’” in collaborazione con i Principi per l’investimento responsabile (PRI) delle Nazioni unite.
1/4Il tema delle precedenti COP è presente anche nella riflessione di Simone Chelini, head of ESG & Strategic Activism presso Fideuram AM SGR che sottolinea come “dopo il fallimento di COP25 gli investitori istituzionali italiani si aspettano che da COP26 non escano dichiarazioni di intenti ma impegni concreti da parte di tutti i Paesi per arrestare il cambiamento climatico”. Chelini cita il crescente numero di dati e studi scientifici che confermano l’urgenza di agire. In particolare, l’esperto riporta quanto denunciato sul sito della National Oceanic and Atmospheric Administration, agenzia del Dipartimento del Commercio USA: “Rispetto al decennio 1980-1989, i danni prodotti da eventi metereologici sono cresciuti a dollaro costante di quattro volte negli ultimi dieci anni e di sei volte negli ultimi cinque anni”. E la constatazione è confermata anche dalla cronaca recente: “Le catastrofi naturali che hanno colpito la Sicilia negli ultimi giorni o quelle che hanno devastato nel luglio di quest’anno la Germania confermano come il fenomeno sia globale e coinvolga tutte le aree geografiche”. Un'altra evidenza è quella riportata anche dal piano di azione pubblicato dal UN Climate Change per cui “se non si agirà subito e in maniera coordinata, le emissioni di gas serra al 2030 cresceranno del 16% rispetto al 2010”. In base allo studio dell’IPCC rilasciato quest’estate poi “un aumento di emissioni di tale portata determinerà un riscaldamento del pianeta di 2,7°C entro la fine del secolo che a sua volta produrrà danni economici incalcolabili”. Il richiamo, in questo scenario, è ancora una volta alla responsabilità delle nazioni. “Nonostante ci sia bisogno di un impegno coordinato e condiviso da parte di tutti i Paesi, le azioni più incisive devono ricadere sulle nazioni che nel passato hanno avuto i tassi di crescita economica e di emissioni maggiori. In questo senso vale la pena evidenziare come i 54 Paesi africani siano responsabili solo del 4% delle emissioni globali mentre i paesi del G20 di oltre l’80%”. In questo contesto, gli investitori istituzionali auspicano “che da COP26 emergano azioni concrete e immediate per raggiungere la neutralità carbonica al 2050 da parte di tutti i Paesi in particolare (e a cominciare) da quelli più ricchi”. Tra le mosse operate da Fideuram AM l’adesione, proprio nei giorni scorsi, alla Net-Zero Asset Managers Initiative (Nzami), che impegna la società al raggiungimento di zero emissioni nette al 2050.
2/4La conferenza delle Nazioni unite sul cambiamento climatico COP26 è “un'opportunità per il mondo e per il settore del risparmio gestito, per trovare un punto di sintesi su tematiche fondamentali per il nostro futuro e definire una road map di prossime azioni”. L’opinione di Santo Borsellino, presidente di Generali Insurance Asset Management e vice presidente di Assogestioni punta sulle “implicazioni rilevanti per il settore finanziario e anche per gli asset manager” determinate dalla conferenza di Glasgow, che richiederanno al settore “di continuare lo sforzo intrapreso nelle azioni per il clima e di essere ambiziosi”. Borsellino conferma l’impegno di Generali, “a fare la nostra parte nel raggiungimento del net-zero, sia attraverso le nostre attività di investimento che di copertura del rischio”. Il riferimento va anche alla Net-Zero Insurance Alliance, di cui Generali è membro fondatore, lanciata dal CEO Philippe Donnet al vertice del G20 sul clima a Venezia. In quell’occasione la società si è impegnata “a portare i portafogli assicurativi a zero emissioni di gas serra entro il 2050”. L'impegno di Generali è supportato dalla sua strategia per la protezione del clima, che prevede tra gli 8,5 e i 9,5 miliardi di euro di nuovi investimenti verdi e sostenibili nel periodo 2021-2025 “e la graduale decarbonizzazione del portafoglio di investimenti, per diventare climaticamente neutri entro il 2050”. Come Generali Investments, infine, Borsellino sottolinea la condivisione delle dell’impegno del Gruppo per la sostenibilità “attraverso una vasta gamma di approcci SRI”. A inizio anno Generali ha lanciato Fenice 190, “un piano di investimenti di 3,5 miliardi di euro per sostenere il rilancio delle economie europee attraversi investimenti che - facendo leva sulle competenze di investimento specializzate delle boutique parte dell’ecosistema Generali Investments – possano supportare la ripresa e promuovere un modello economico più positivo, sostenibile e responsabile, grazie a un approccio allineato con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.”
3/4Da un lato il climate change come realtà scientificamente accertata “da consistenti dati e da preoccupanti previsioni”, dall’altro la consapevolezza che “il rischio di sostenibilità è un rischio economico-finanziario”. Valeria Ferrero, responsabile ESG Strategy di Ersel sottolinea come già con gli accordi di Parigi del 2015 si sia raggiunto l’ambizioso obiettivo della definizione di un target di incremento della temperatura terrestre entro 1,5°C rispetto al periodo preindustriale. “L’Europa si è fatta parte attiva con politiche, normative e destinazione di budget consistenti – afferma Ferrero – e rappresenta oggi un esempio virtuoso che dovrebbe essere esempio per tutti i Paesi del mondo, con particolare riferimento a quelli che prendono parte alla COP26 di Glasgow. Ma sembra non essere così”. Il riferimento è al recente scoop della BBC “sulla lobby di alcuni Paesi che chiedono all’Onu di ridurre l’enfasi sulla necessità di tagliare drasticamente l’uso di combustibili fossili”. A questo si aggiunge poi “la messa in discussione degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo verso la transizione verde. E da ultimo, la non banale defezione della Russia. Le premesse non sono le migliori e prevedere come finirà è difficile”. Come intermediario, Ersel si dice però “ben consapevole” della necessità di sostenere il percorso verso la decarbonizzazione, “e siamo altrettanto consapevoli del fatto che non si possa puntare indiscriminatamente all’abbandono dell’uso dei combustibili fossili, senza considerarne l’impatto sociale”. Per questo motivo la società si aspetta “una presa di posizione forte” dal meeting di Glasgow, “che sfoci in un’attribuzione precisa di responsabilità a tutti gli attori che operano sul mercato e in una chiara definizione di obiettivi raggiungibili e misurabili, lungo un percorso finalizzato non solo alla transizione energetica in termini di utilizzo delle risorse ma anche in termini di innovazione tecnologica. Continueremo a guardare imprese e startup che facciano di innovazione, ricerca e sviluppo un elemento essenziale dei propri percorsi di crescita”.
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