Cosa cambierà con l’aumento delle azioni cinesi di classe A negli indici

Lin Qiang, Unsplash
Lin Qiang, Unsplash

A un solo anno di distanza dalla prima inclusione di 233 titoli large cap cinesi onshore nei suoi indici, MSCI ha annunciato che quadruplicherà il peso delle azioni cinesi di classe A nei suoi principali benchmark, passando dal 5% al 20% nel corso del 2019. Inoltre FTSE Russell avvierà un’inclusione graduale a partire da giugno 2019, che porterà le A-shares cinesi a rappresentare il 5,5% del suo indice sui mercati emergenti.

“Per dare l’idea della dimensione di questo cambiamento per gli investitori globali”, affermano Greg Kuhnert e Wenchang Ma, co-portfolio manager del fondo Investec GSF All China Equity, “le A-shares rappresentano attualmente circa lo 0,8% sia dell'indice Asia Pacific ex Japan, sia di quello dei Emerging Markets, e lo 0,1% del più ampio indice MSCI All Country World. Alla luce di quest'ultima mossa, se incluse completamente, le A-shares cinesi peseranno oltre il 16% nell'indice MSCI Emerging Markets e oltre il 20% nell'indice Russell Emerging Markets. I mercati azionari cinesi onshore e offshore rappresenteranno insieme oltre il 40% e il 50% dei due indici, rispettivamente”.

Un incremento atteso anche se ad un ritmo superiore rispetto a quello ipotizzabile dodici mesi fa e che testimonia la progressiva apertura del mercato dei capitali del gigante asiatico, sempre più impegnato nell’obiettivo di attrarre gli investitori internazionali la cui esposizione risulta tuttora marginale ad una delle economie domestiche più estese al mondo.

“Se il mercato delle A-Shares continuerà a performare come nel 2018, anno in cui il 75% dei fondi attivi esposti a questo mercato ha battuto il benchmark, contro il solo 30% dei fondi Greater China”, sottolinea Yannan Chenye, head of China equity research e portfolio manager di Harvest Global Investments, uno tra i maggiori asset manager istituzionali cinesi, “assiteremo alla globalizzazione del mercato A-Shares e all’esponenziale incremento degli investitori internazionali”. “La nostra previsione”, prosegue Chenye, “è che entro il 2027 si possa arrivare ad una quota di investimento proveniente dll’estero pari al 15-20%, contro l’attuale 2,5%.” 

Un cambiamento che però avverrà in tempi non così brevi secondo Nick Yoe, responsabile azionario Cina di Aberdeen Standard Investments. “Molti investitori globali”, afferma Yeo, “continueranno a vedere il mercato azionario onshore cinese come un semplice paniere di titoli, indipendentemente dalla decisione di MSCI”. Strutturale inefficienza, peso del marcato retail interno e guerra dei dazi sono destinati a spostare in avanti l’ingresso dei player esteri che possono però secondo il responsabile azionario Cina di Aberdeen Standard Investments, guardare in modo positivo all’asset class in un ottica di lungo periodo. “Gli investitori globali”, fa notare, “dovrebbero comunque essere consapevoli del fatto che parliamo un'economia che cresce ancora oltre il 6%, significativamente al di sopra dei mercati sviluppati. Le previsioni di consensus degli utili per le A-share nel 2019 si attestano al 15%. Difficile trovare molti mercati che offrono una crescita a due cifre”.