Sono due dei fondi di maggiore successo degli ultimi anni, eppure il primo trimestre dell'anno è stato difficile per entrame le strategie. Il gestore, Max Anderl, spiega cosa è successo.
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Il 2015 è stato un anno positivo per i mercati azionari con l’MSCI Europe che ha registrato un rendimento del 9,3% (in euro). Tuttavia, il ciclo è stato caratterizzato da un elevato livello di volatilità. Durante i primi cinque mesi, il rendimento ha raggiunto il 18% grazie all’intervento della BCE e all’ottimismo diffuso ma la maggior parte dei guadagni è andata persa durante la seconda metà dell’anno a causa della crescente incertezza sulla situazione macroeconomica. Il mercato ha mostrato un’importante disparità tra i vari settori. Quelli legati alle materie prime, come il settore energetico e dei materiali, hanno subito perdite a due cifre per via della caduta dei prezzi delle commodities e della preoccupazione generata dal ritmo di crescita dei mercati emergenti. Il settore sanitario e quello dei beni di prima necessità hanno registrato i risultati migliori, con rendimenti annui superiori al 10%. È stato un buon anno sia per l’UBS (Lux) European Opportunity Unconstrained che per l’UBS (Lux) Equity Opportunity Long Short, i cui ritorni sono stati rispettivamente pari al 24,4% e al 19,7%.
L’inizio del 2016, invece, si è rivelato particolarmente difficile, considerando il rendimento del -7,1% dei mercati durante il primo trimestre. “Anche se le borse hanno iniziato l’anno in terreno negativo, le nostre strategie hanno dato buoni risultati dal momento che il sell-off ha colpito maggiormente i titoli ciclici e con fondamentali più deboli che quelli di qualità superiore e più difensivi, che si sono comportati meglio. Tuttavia, nei mesi di febbraio e marzo il mercato ha sperimentato un forte cambio di tendenza e ha iniziato un processo di riduzione della leva finanziaria che ha stimolato i titoli di rendimento inferiore a scapito delle società più stabili che registrano crescita e buoni risultati a lungo termine”, spiega Max Anderl , gestore di entrambe le strategie insieme a Jeremy Leung. In termini percentuali, i ritorni generati dall’UBS (Lux) European Opportunity Unconstrained e dall’UBS (Lux) Equity Opportunity Long Short nel primo trimestre di quest’anno sono stati rispettivamente del -10,1% (rispetto al -7,6% del benchmark) e del -9,68%.
Per rendere meglio l’idea, Anderl ricorda che il primo giovedì di febbraio si è prodotta la più importante inversione di fattori vissuta in un solo giorno dal 2009. “È stato anche il giorno dell’anno con il maggior numero di chiusure forzate di posizioni corte. Ormai ci siamo abituati a un mercato sempre più volatile in uno scenario di tassi di interesse bassi e in cui gli investitori tendono a optare per strategie multi-asset ed hedge funds con un obiettivo simile di prestazione, dal momento che questi fondi adottano di solito strategie automatiche di riduzione delle perdite e applicano misure destinate a ridurre la volatilità a breve termine. Il nostro obiettivo è mantenere la calma nello scenario attuale perché riteniamo che questa volatilità non sia una conseguenza della debolezza dei fondamentali ma della liquidazione di posizioni. Come sempre, analizziamo regolarmente ogni società, sebbene in questi periodi lo stiamo facendo più intensamente. Ciò nonostante, le nostre tesi di investimento sono rimaste pressoché le stesse e non sono venute a galla notizie riguardanti specifiche società che possano giustificare questi movimenti del mercato”.
Secondo Anderl, le turbolenze del mercato possono anche essere spiegate dal brusco cambiamento che si è prodotto nello scenario macroeconomico. In particolar modo, il gestore sottolinea che il dollaro si è deprezzato del 3% in termini ponderati per il commercio estero all’inizio di febbraio e si è mantenuto debole per tutto marzo. “Abbiamo il sospetto che questa caduta sia dovuta in parte al fatto che il mercato sta scontando un minor numero di rialzi dei tassi negli Stati Uniti ma anche all’elevata negoziazione di posizioni lunghe in dollari. I prezzi del petrolio e delle materie prime si sono ripresi dai minimi registrati a metà gennaio e si mantengono stabili. I rendimenti del debito pubblico rimangono bassi e gli indicatori economici non hanno riservato soprese significative. Abbiamo vissuto un periodo simile nel primo trimestre del 2014 quando il mercato ha improvvisamente registrato rendimenti relativi deboli per un breve periodo di tempo. Tuttavia, come già detto, stiamo vivendo queste correzioni in periodi più brevi. Rispetto al primo trimestre del 2014, gran parte delle nostre posizioni erano sfavorevoli, dal momento che i dieci settori hanno penalizzato la performance del fondo”.
Così come successo a febbraio, le sue strategie hanno cominciato marzo mostrando una grande debolezza in termini relativi. “Anche se febbraio è stato un mese complicato, siamo riusciti ad attenuarne gli effetti grazie a un livello di leva finanziaria lorda insolitamente basso per i nostri portafogli long/short. A nostro parere, i movimenti del mercato azionario non hanno fatto altro che rispondere ai cambiamenti di tendenza. I risultati delle società nelle quali abbiamo investito sono stati in linea con le nostre aspettative e il nostro criterio di selezione dei titoli ha continuato a sostenere la posizione del nostro portafoglio, di modo che durante il mese di febbraio abbiamo approfittato dei movimenti di mercato per aumentare la nostra leva fino a portarla a livelli normali. Il fatto che questo cambiamento di tendenza si sia protratto anche nel mese di marzo ha complicato le cose”, spiega.
Si è anche verificata una grande dispersione tra i titoli. Le possibili ragioni che il gestore riscontra sono varie: 1) la saturazione e il nervosismo (c’erano troppi investitori barricati dietro le stesse posizioni e gli investitori a breve termine e particolarmente avversi al rischio, come gli hedge funds, hanno iniziato a tentennare e a disfarsi di posizioni, provocando la leva del mercato); 2) i prezzi delle materie prime e la produzione industriale hanno toccato il fondo. “È anche significativo il fatto che solo il 27% dei gestori di fondi che investono in società di grande capitalizzazione negli USA sia riuscito a battere l’indice Russell 1000 a febbraio, il peggior risultato degli ultimi due anni. Anche se analizziamo costantemente la situazione del mercato e rivediamo le nostre posizioni per scorgere eventuali errori, continuiamo a pensare che la situazione attuale è una conseguenza del posizionamento tecnico e che i fondamentali finiranno per riaffermarsi, come è già successo in periodi simili nel 2014 e nel 2015”.