Così è come pensano gli artefici del Nordea 1 – Stable Return

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Sono passati 10 anni dal lancio del Nordea 1 – Stable Return, uno dei fondi misti di maggiore successo in Italia ed in Europa. La strategia fu creata nel novembre 2005 da Asbjørn Trolle Hansen, Claus Vorm e Kurt Kongsted, i quali in occasione del decimo anniversario del fondo, hanno voluto condividere impressioni circa il rischio, il rendimento e la stabilità mostrata da una strategia che si concentra sugli investimenti corretti per il rischio e che ha dimostrato la sua efficienza affrontando e superando brillantemente la crisi finanziaria globale del 2008 e la successiva crisi dei debiti sovrani.  “Quando abbiamo sviluppato la strategia, il settore era pieno di prodotti obsoleti”, assicura Vorm. Hanno impiegato un anno intero per lanciare il fondo, includendo tutti i preparativi. “Nel 2005 si aveva una percezione  bastante bassa dei rendimenti, per tanto in quel momento, all’interno della comunità finanziaria già esisteva una tendenza a cercare alternative ai bond” ricorda Asbjørn.

Hanno preferito far a meno dell’allocazione del capitale per asset class ed hanno optato invece per un approccio basato sull’assegnare contributi al rischio. Dopo aver definito questo aspetto, hanno individuato le opportunità di investimento aperto nel mercato nel suo complesso. “Il nostro focus era poco usuale, anzi, molto esclusivo. Di certo non si è soliti offrire questa flessibilità ai responsabili di asset allocation. Per ottenere questa flessibilità è necessario misurare il rischio di ogni investimento in portafoglio, piuttosto che prestare eccessiva attenzione alle differenti ponderazioni nelle singole asset class. Una strategia così concepita, consente al gestore di lavorare con soluzioni basate sul rischio ed è realmente necessaria per poter sfruttare al meglio la diversificazione del mercato. Anche se non è ancora molto diffusa nel mercato, gode di maggiore riconoscimento e l'accettazione", spiega Asbjør.

Secondo il gestore, ad oggi molti fondi bilanciati flessibili oscillano sempre verso asset class con la percezione più alta di rendimento atteso. “Noi facciamo in modo di controllare il rischio e di disporre di strumenti di ammortizzazione dello stesso all’interno del fondo. La maggior parte dei nostri concorrenti applicano questa strategia in misura minore, il che può portare a un rovescio della medaglia: se stai cercando di ottenere il massimo rendimento e la cosa va male e il rischio non è ben gestito, gli investitori saranno in difficoltà. È proprio in un contesto del genere che abbiamo avuto successo in questi ultimi anni", afferma. Per misurare e controllare il rischio, utilizzano diverse misure quantitative. Quello che cercano è di rendere il rischio più trasparente. "Abbiamo un obiettivo di conservazione del capitale. Possiamo calcolare diversi metodi per determinare se il rischio è alto o basso e quale sarebbe il peggior risultato ", rivelano.

Cosa intendono per rischio…?

Secondo Asbjørn, di solito il rischio occupa un posto secondario nell’economia. "La comunità finanziaria presta molta attenzione alla redditività. Per me invece, la diversificazione del rischio è l'unico open bar che esiste nei mercati finanziari. Perché non dedicare, di conseguenza, la maggior parte delle risorse a questo aspetto e cercare di ottenere il valore massimo associato alla diversificazione?", si chiede. Per Kongsted, il rischio non può essere separato dal investimento. "È associato con esso, ma è un elemento a cui bisogna prestare attenzione. Se il rischio è gestito, l'obiettivo può essere raggiunto. Probabilmente il rischio più grande è quello di non essere in grado di riconoscerlo. Pertanto, è meglio mostrarsi sempre scettico. "Secondo Vorm, il rischio è associato alle opportunità. È necessario prendere dei rischi per generare risultati migliori. Nella vita personale, come nel mondo degli investimenti, è necessario quantificare il rischio in qualche modo". Vorm pensa che il gestore debba porsi sempre almeno un paio di domande: quanto rischio si può assumere e quali sono le possibili conseguenze. "Naturalmente ci sono incertezze, ma quando l'obiettivo è la stabilità non possiamo evitarle, sono una componente del mercato. Quanto meglio si quantifica il rischio, più facile risulta tollerarlo".

… e cosa intendono per stabilità?

Tutti e tre hanno lo stesso concetto di ciò che è la stabilità. Per Kurt, è l'assenza di sorprese. "È l'opposto di una vita piena di imprevisti. Può sembrare un po' noioso. A volte è possibile che si senta la mancanza dei rialzi, ma si evitano anche i ribassi. Minore volatilità, questo è la stabilità". Per Asbjørn significa poter stare tranquilli. "In termini di investimenti, per garantire la stabilità è essenziale per gestire il rischio ed evitare che il risultato sia troppo incerto." Vorm la definisce come qualcosa di solido che fornisce protezione e sicurezza. "La stabilità è qualcosa che ti permette di dormire bene tutta la notte. Nel complesso si tratta di una parola positiva".

I tre gestori condividono le varie funzioni e si ripartiscono equamente le decisioni relative al fondo. Il team gestisce più di un prodotto: un team di 40 persone gestisce 70 miliardi del patrimonio netto e possono contare su professionisti specializzati in diverse fonti di rischio e rendimento. "Il team prepara una gran quantità di ingredienti e noi cuciniamo diversi piatti con essi", ha detto Vorm. Quando gli si chiede  se si sono verificati degli eventi in passato che hanno fatto sì che venisse riadattata la strategia del Nordea 1 - Stable Return, Asbjørn indica la crisi finanziaria. "Anche se abbiamo fatto bene rispetto ad altri fondi, non c'è dubbio che abbiamo imparato dall'esperienza. Penso che oggi il fondo sia più equilibrato rispetto al passato e i crolli delle borse verificatisi dalla crisi ad oggi hanno dimostrato anche il buon equilibrio e la diversificazione del fondo".

Aspettative circa la gestione futura

Guardando al futuro, Vorm ritiene che continuerà ad esistere un bisogno di cercare fonti di rendimento a basso rischio. “Ma non tutto quello che funziona oggi continuerà a o farlo fra 10 anni. Le obbligazioni hanno funzionato molto bene per diversi anni, ma il contesto sta cambiando ed è ovvio che è arrivato il momento di sostituirle. Questo è il motivo per cui costantemente aggiorniamo i nostri modelli", dice. Asbjørn, nel frattempo, si augura che fra 10 anni continuino ancora ad avere l'energia e le idee per trovare il modo di creare stabilità per i successivi 10.