Secondo il gestore della società torinese, la natura delle operazioni di fusione e acquisizione verificatesi nel primo trimestre del 2018 costituisce un elemento di supporto per questo tipo di strumenti.
Nel primo trimestre 2018 il volume di operazioni di fusioni e acquisizioni a livello globale ha raggiunto valori record (che non si vedevano dal 2001), arrivando a quota 890 miliardi di dollari. Secondo Riccardo Costa, fund manager di Ersel AM, “quest’elemento costituisce un fattore estremamente importante e di supporto per le prospettive delle strategie event driven” (la società ha lanciato a ottobre del 2016 il fondo Leadersel Event Driven, di cui Costa è co-gestore assieme a Giorgio Nicola e Alessandro Moretti).
L’esperto si sofferma in particolar modo su due fattori caratterizzanti in questa fase del mercato dell’M&A. In primis, la natura domestica delle operazioni: “Otto deal su dieci hanno riguardato società della stessa nazione mentre a fare da contraltare è stata la diminuzione del 20% delle operazioni cross border”, (elemento che per Costa è il risultato delle incertezze che stanno emergendo a livello geopolitico e autorizzativo nell’ultimo periodo).
Un secondo fattore è, invece, la diversificazione in termini settoriali che ha interessato queste operazioni. “A fare la voce del padrone sono stati soprattutto il settore energetico e delle utilities, in Europa, e delle assicurazioni sanitarie negli Stati Uniti, grazie al supporto della politica fiscale varata da Trump”.
“Quest’estrema vivacità nel mercato dell’M&A costituisce un elemento particolarmente favorevole per le prospettive di rendimento delle strategie event driven”, spiega Costa. Tuttavia, l’esperto sottolinea che per la loro natura e dimensioni “tali operazioni richiederanno più tempo che in passato per arrivare alla concretizzazione” e in riferimento al fondo Leadersel Event Driven aggiunge: “Considerato l’emergere delle tensioni geopolitiche e di ulteriori rischi a livello antitrust, prevediamo un aumento della volatilità per quanto riguarda i ritorni attesi della strategia ma anche la possibilità di ottenere rendimenti interessanti in virtù della buona diversificazione e della complessità delle operazioni che entreranno nei portafogli degli arbitraggisti”.