Curva dei tassi Treasury, un indicatore economico affidabile e universale

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Antonio Trogu, Flickr, Creative Commons

La curva dei tassi Treasury viene spesso indicata da economisti e operatori di mercato come un indicatore affidabile del ciclo economico statunitense. Secondo il modello elaborato dalla Federal Reserve, la probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi veniva stimata intorno al 12% a ottobre. Tale previsione si basava su un differenziale tra il T-Bill a tre mesi e il Treasury a 10 anni di 125 punti base. Alessandro Tentori, CIO di AXA Investment Managers Italia, sottolinea come, al momento, il differenziale sia sceso a 110 punti base, aumentando così la probabilità di recessione di qualche punto percentuale.

“Le previsioni del PIL americano basate sulla ripidità della curva dei tassi si scontrano con quelle basate su altri indicatori, come ad esempio l’indice PMI. A settembre, quest’ultimo è salito al livello più alto degli ultimi 30 anni, lanciando forti segnali per una crescita non solo sostenuta, ma addirittura in accelerazione. La rimozione molto graduale dello stimolo monetario da parte di Janet Yellen viene corroborata da ottimismo in tema di politica fiscale nonché di ‘deregulation’ finanziaria. Di riflesso, le aspettative dei mercati sul mix di politica economica dell’amministrazione Trump sono molto alte”, spiega l’esperto.

Guardando sempre agli Stati Uniti, Christoph Siepmann, senior economist di Generali Investments, fa notare come i dati della scorsa settimana siano in linea con la continuazione dell’attuale situazione di crescita piuttosto solida. “Gli indici PMI per il manifatturiero, anche se in leggero calo, si mantengono su livelli alti. Oltre a ciò, la seconda stima del PIL per il terzo trimestre dovrebbe essere leggermente rialzata al 3,2% su base annualizzata, confermando così la rapida espansione dell'economia statunitense nei mesi estivi”, spiega l’economista. 

Tenendo sempre in considerazione l’indice PMI, in questo caso relativo all’area Euro, Siepmann evidenzia inoltre come, in novembre, tale indicatore abbia raggiunto i massimi da aprile 2011, a quota 57,5. “Un clima particolarmente positivo è stato registrato nei settori manifatturiero, con il PMI di settore per l’area dell’euro che ha toccato quota 60 punti, e dei servizi, con risultati positivi in tutti i Paesi membri. Nei prossimi giorni, una serie di indicatori del clima di fiducia della Commissione europea dovrebbero ulteriormente confermare queste prospettive favorevoli. Di conseguenza, abbiamo deciso di rivedere al rialzo le nostre previsioni sul PIL nell’Eurozona, al 2,3% per il 2017 e al 2% per il 2018”, afferma.

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Fonte: Generali Investments.

Il contesto globale

A livello globale, secondo Siepmann, i dati macroeconomici solidi e le prospettive positive per la crescita, con le Banche centrali ancora caute, hanno spinto i mercati azionari in modalità risk-on, con i prezzi dei titoli in aumento su entrambe le sponde dell’Atlantico. L'euro si è apprezzato nei confronti del dollaro, soprattutto sulla scia dei solidi dati PMI e di una possibile riproposizione in Germania della coalizione uscente tra CDU e SPD. I rendimenti delle obbligazioni governative core a lungo termine, al contrario, “non si sono praticamente mossi”. Mentre in Cina, “i titoli di Stato decennali sono arrivati a toccare e scavalcare il 4%, per poi calare; il loro marcato aumento dall’inizio di ottobre è stato visto con preoccupazione dagli investitori, che lo hanno interpretato come un segnale della volontà del governo di inasprire la regolamentazione dei mercati finanziari locali. Tuttavia, nel complesso ci aspettiamo che il governo cinese si muova con cautela in questo senso”.

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Fonte: Generali Investments.

La curva dei tassi US infine, non è solo un indicatore “squisitamente” economico, bensì un indicatore universale per il mondo multi-asset. La profittabilità del settore bancario, il costo di rifinanziamento di Stati e imprese, la tendenza dei mercati delle valute e il livello di leva finanziaria nei mercati emergenti sono, a detta di Tentori, soltanto alcuni settori di un portafoglio globale che vengono influenzati dalla curva dei Treasury. “Per questo motivo, la discussione sui fattori primari del recente appiattimento della curva US è estremamente importante per i portafogli globali e va collocata in un contesto di politica monetaria che non ha precedenti nella storia. Non è quindi tanto la ripidità della curva dei tassi in se stessa, ma forse la dinamica di appiattimento che va monitorata”, spiega il CIO di AXA IM.

Per il manager infatti, un appiattimento graduale, in un contesto di crescita globale sincronizzata e a fronte di una stretta di politica monetaria US molto prevedibile non va interpretato come un indicatore di recessione. “Sui mercati finanziari, gradualità è molto spesso sinonimo di prevedibilità e di bassa volatilità. Gli investitori globali ne traggono sempre vantaggio. Un movimento rapido, invece, che sia esso determinato da una stretta monetaria più forte delle attese, oppure da un crollo dei rendimenti a lungo termine, verrebbe sicuramente visto come un campanello di allarme", conclude Tentori.