Seguendo una filosofia contrarian e uno stile value, il gestore costruisce le sue posizioni ricorrendo ai derivati: “sono meno rischiosi che restare completamente investiti in borsa”.
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Il fondo MS Diversified Alpha Plus è un prodotto multi-asset gestito da Cyril Moullé-Berteaux con una filosofia contrarian e uno stile d’investimento value. Il fondo, lanciato da Morgan Stanley nel giugno del 2008, ha registrato uno slancio con l’arrivo di Moullé-Berteaux nel 2011 e attualmente suscita molto interesse negli investitori. Il patrimonio del fondo ha appena superato i 5.000 milioni di euro; da inizio anno il volume del patrimonio gestito in Spagna è passato da 200 a oltre 400 milioni di euro. Dall’arrivo del gestore il fondo ha realizzato una performance del 14,1%, che da inizio anno supera il 3%. Attualmente il peso delle strategie direzionali è molto basso: solo il 4% del portafoglio è investito in azionario e il 15% in obbligazionario.
Le ponderazioni sono così basse, nonostante quella obbligazionaria sia superiore all’anno scorso, perché, come spiega il gestore riferendosi all’azionario: “è diventato abbastanza caro, in particolare negli Stati Uniti”. Come viene quindi investita la parte restante del portafoglio? È proprio questo l’aspetto principale del fondo. Cyril Moullé-Berteaux spiega che non è liquida, ma investita in strategie con coppie di posizioni long/short in cui vengono combinati distinti tipi di attivi e derivati, in modo da esprimere il suo punto di vista in temi macro. Per implementare la strategia, il gestore difende il ricorso ai derivati come le coperture, perché le considera “alquanto meno rischiose che restare completamente investiti nella borsa europea”.
L’Europa è più forte...
All’atto d’implementare le strategie, il gestore ricorre a vari temi. Il primo riguarda il recupero europeo che, secondo il gestore, sarà più intenso e duraturo di quanto previsto dalle stime consensuali. Concretamente per quest’anno prevede una crescita del PIL dell’eurozona dell’1,5%, a fronte dell’1% delle stime consensuali. L’espressione di questo punto di vista si traduce principalmente nell’esposizione al settore finanziario europeo, in particolare alle banche italiane: una delle scommesse è la posizione lunga in Intesa San Paolo e Unicredit e la posizione corta nell’azionario globale. L’esperto preferisce le banche italiane a quelle spagnole perché ritiene queste ultime “sono già quotate oltre il valore contabile e offrono un’esposizione ai paesi emergenti”. Tuttavia, mantiene una posizione lunga sull’Ibex 35, combinata con posizioni corte in futures sull’azionario globale.
Un altro modo di declinare questo punto di vista macro è stato mediante posizioni sul debito sovrano portoghese e greco, considerando che entrambi offrono un interessante rapporto rendimento/rischio. Al contrario ritiene che i titoli spagnoli e italiani non possano più esprimere molto valore perché a suo avviso sono già cresciuti molto.
Il secondo tema principale è la prudenza nei confronti della Cina. Cyril Moullé-Berteaux illustra l’ipotesi di stabilità finanziaria formulata dall’economista Hyman Minsky nel cosiddetto “momento Minsky”, ovvero il punto in cui inizia a precipitare un’economia costruita su una bolla speculativa alimentata negli anni di euforia finanziaria. Ne consegue una successione di insolvenze, che inevitabilmente danneggia la crescita. Il gestore ritiene che la Cina si trovi esattamente a questo punto: “ha alimentato la maggior bolla creditizia della storia”. Osserva che nel paese molti agenti sono rimasti senza liquidità sufficiente, stanno chiedendo prestiti per rifinanziare i propri debiti e si trovano sull’orlo del default.
L’esperto esclude che assisteremo ad un Lehman Brothers cinese “ma di sicuro a un rallentamento dell’economia, poiché gli enti locali avranno meno soldi per finanziare i progetti infrastrutturali”. L’effetto di questo evento finanziario non rimarrà limitato al territorio nazionale, poiché “verrà meno qualsiasi richiesta alla catena di approvvigionamento”.
Nuove strategie
Per generare alfa in questo contesto il posizionamento consiste nell’assumere posizioni corte sul settore immobiliare cinese, sul suo sistema finanziario, sulle società minerarie e sui produttori di apparecchiature per l’estrazione di metalli da miniere, nonché posizioni corte sul dollaro australiano (che viene usato come un proxy dell’economia cinese) e una protezione su Cina e Australia mediante CDS. Il gestore spiega di non intravedere rischi di fallimento in nessuno dei due casi e che con questa strategia avviata di recente (inedita per il portafoglio) si prefigge di sfruttare la tensione sugli spread.
Moullé-Berteaux spiega che i prezzi sono ancora convenienti solo nei paesi emergenti, che risultano scontati del 25% rispetto alla media globale. Tuttavia la convenienza di un investimento non è, a suo modo di vedere, un motivo sufficiente per investire: “occorre conoscerne le cause”. Benché lo sconto attuale sia a suo avviso accettabile, “dobbiamo concentrarci sulla crescita”. Attualmente nei mercati in via di sviluppo “non esistono driver nazionali”, pertanto i dati del PIL di questi paesi sono inferiori a quelli abituali.
Per l’esperto di Morgan Stanley, il problema principale è costituito dagli effetti di questa decelerazione sul mondo delle imprese, che “non sanno realizzare profitti in assenza di crescita: storicamente sono riuscite a crescere solo quando il PIL è rimasto superiore al 4%”. Precisa che le imprese operative in questi paesi dovranno abituarsi a tale contesto e, di conseguenza, adottare inevitabilmente processi di ristrutturazione per regolare le loro capacità produttive e le retribuzioni del personale.