Da DPAM a Decalia: ecco il nuovo progetto di Alexander Roose (e Quirien Lemey)

Alexander Roose_news
Alexander Roose. Foto ceduta (Decalia)

Una questione anche e soprattutto di buon senso. Per Alexander Roose, che da settembre è head of Equities in Decalia, non basta affidarsi solo ai modelli matematici. Per costruire un portafoglio di qualità i gestori devono analizzare e conoscere bene le aziende. “Quando vediamo come il COVID ha sconvolto la catena di approvvigionamento, è chiaro che i modelli quantitativi non avrebbero potuto prevederlo. Questi modelli non possono dire da un giorno all'altro quali aziende saranno più colpite da un blocco delle forniture dal Vietnam, per esempio. I gestori devono essere vigili e conoscere bene le aziende. Questo è un prerequisito per poter valutare il grado di esposizione di un'azienda a un determinato rischio”.

Roose ha lavorato per 15 anni come gestore di fondi in DPAM, dove è stato responsabile della gestione azionaria dal 2019 (e a capo di vari fondi con Marchio FundsPeople). È un investitore fondamentale al 100 per cento. "Credo nell'analisi fondamentale, nel rispetto dei processi d'investimento e nelle convinzioni di lungo termine", spiega quando gli si chiede di descrivere il suo approccio agli investimenti. Questa strategia ha ben funzionato in questi ultimi anni, con un track record impressionante.

Un risultato che non è sfuggito all'attenzione di Alfredo Piacentini, managing partner della società di gestione svizzera. Con sede a Ginevra, fondata nel 2014, Decalia conta oggi oltre 50 collaboratori e gestisce quasi 5 miliardi di euro di attivi. In Italia, dal 2017 opera tramite la SIM: un team di quattro persone con sede a Milano promuove i comparti di Decalia SICAV e i FIA per i clienti istituzionali in Italia. La SIM è anche l'hub per gli altri mercati dell'UE. Dalla sua nomina, Roose fa il pendolare tra Ginevra ed il Belgio. "Partiamo molto presto il lunedì mattina e torniamo il giovedì sera. Per me, è essenziale passare quattro giorni alla settimana in ufficio a Ginevra”, dice.

Arriva SOCIETY, un nuovo fondo multitematico

Con l’arrivo di Roose, insieme allo specialista del settore tecnologico Quirien Lemey (anch'egli formatosi in DPAM) la società ha in rampa di lancio un nuovo fondo azionario multitematico. “Il filo conduttore del fondo è la sostenibilità e la digitalizzazione della società. Ecco perché abbiamo scelto sette temi che iniziano con una lettera della parola SOCIETY: Security (cybersecurity), O2 Ecology (tra gli altri, la riduzione delle emissioni di CO2), Cloud & Digitalisation, Industry 5.0 (robotizzazione e data center), Elderly & Wellbeing (invecchiamento della popolazione e assistenza sanitaria), Techmed (tecnologie mediche) e Young Generation”, dice il gestore.

“Quest'ultimo tema è molto ampio e molto importante. Si focalizza sull'evoluzione del comportamento dei consumatori legata al cambiamento generazionale. Pensiamo ad esempio all'impatto di Netflix sui media tradizionali ed al successo dello yogurt greco tra i giovani negli Stati Uniti qualche anno fa, dove un gigante del settore alimentare come Danone non è riuscito a imporsi. Per ognuno dei temi menzionati, intendiamo ricercare i vincitori di domani. Il settore tecnologico dovrebbe rappresentare circa un terzo del portafoglio, ma dovrebbe avere un ruolo importante anche in altri settori per via del boom della digitalizzazione. Questo è il motivo per cui abbiamo un esperto di tecnologia come Quirien nel team".

Due principi fondamentali di base

Alla base ci sono sempre i principi fondamentali del gestore: costruire un portafoglio solido, in grado di resistere alle tempeste e avere un tasso di turnover dei titoli basso. Nel primo caso bisogna non sovrappesare certi titoli nel fondo, anche se si è convinti del loro potenziale. “I clienti a volte ci chiedono perché non investiamo più del 2% in una società in cui crediamo. Beh, è perché vogliamo garantire la solidità del nostro portafoglio, il che significa mantenere un equilibrio tra titoli growth e value. Evitiamo di assumerci rischi con aziende che devono ancora dimostrare la loro validità", dice l’esperto.

Per quanto riguarda invece il tasso di turnover, Roose parla di “principio della porta del saloon”. “Durante le correzioni, molti gestori di fondi commettono l'errore di perdere di vista il lungo termine e fanno trading di breve termine per proteggere i rendimenti. Ma coloro che inseguono queste rotazioni sono spesso doppiamente penalizzati. Io lo chiamo il "principio della porta del saloon". Se avete investito molto in azioni growth e si verifica una rotazione verso le azioni value, subite il primo colpo. E coloro che poi passano completamente in azioni value probabilmente subiranno un secondo colpo, dato che questi movimenti sono spesso di breve durata".

Se l’aumento dell’energia spaventa più dell’inflazione

In merito alle attuali valutazioni dei mercati azionari e al rischio inflazione, il gestore non sembra preoccuparsi troppo. “Sulla base dei tassi attuali, penso che queste valutazioni siano del tutto giustificate. I tassi sono saliti leggermente a causa della ripresa dell'inflazione, ma non credo che questa sia permanente e che i tassi continueranno a salire. Le Banche Centrali non lo permetteranno. Perché se lo facessero, Paesi come l'Italia potrebbero trovarsi in difficoltà. Nei primi otto mesi dell'anno, abbiamo assistito ad un bel rally, con un incremento del 15% in tutto il mondo. Ora siamo in una fase di consolidamento. Non mi aspetto una correzione a causa delle valutazioni troppo alte. Naturalmente, alcune società sono molto care. Ma questo non sempre è un motivo per vendere. Pensiamo ad Amazon. Il titolo è sempre stato caro, ma ha comunque registrato una performance impressionante sul mercato azionario".

Se spostiamo però l’attenzione sull’aumento dei prezzi dell’energia, qui l'esperto sembra mostrarsi più accigliato. “Si tratta di uno dei rischi principali, poiché aumenta la paura di trovarsi in uno scenario di stagflazione (un'economia stagnante con prezzi in aumento)", dice. Inoltre, per Roose "l'aumento dei prezzi dell'energia mostra anche quanto possa essere pericoloso il periodo di transizione verso un mondo più sostenibile. Si è parlato troppo poco della necessità di investire ancora di più durante la fase di transizione. Questa mancanza di investimenti si riflette ora nei prezzi. Stiamo osservando la stessa cosa con il cibo. La Direttiva europea che prevede la riduzione dell'uso di fertilizzanti del 20% entro il 2030 è ugualmente un passaggio transitorio che potrebbe provocare una ripresa dell'inflazione. Questo dimostra che a breve termine, gli obiettivi di sostenibilità possono causare un aumento dei prezzi”, conclude.