Da micro a macro, strategie di investimento small, mid e large cap

Analizzare lo scenario complessivo può portare a un'allocazione mirata in singoli segmenti. "Nella nostra attività di selezione ci siamo concentrati soprattutto sul segmento delle large cap europee, ma con l'attenuazione dell'inflazione e prospettive economiche in miglioramento, anche le small cap stanno diventando sempre più interessanti", commenta Beatrice Gini, fund selector di Generali Investments. "Le valutazioni sul mercato statunitense - aggiunge - non sembrano essere al contrario così attraenti, portandoci a preferire investimenti nell'area euro. Le small cap, in particolare, mostrano di avere del potenziale come indicato dal loro price/earning, più basso per i titoli del MSCI All Country World Index rispetto alle azioni large cap. Inoltre, il mercato delle IPO, che si era contratto negli ultimi anni, mostra segni di ripresa offrendo nuove opportunità di investimento. La nostra strategia è bilanciare il focus tra le large cap consolidate e le small cap emergenti per ottimizzare il nostro portafoglio investimenti".

Le small cap "non hanno registrato le stesse performance dei titoli large cap negli ultimi 18 mesi, il che suggerisce che potrebbero offrire migliori rendimenti se selezionati in modo opportuno, soprattutto considerando il potenziale di generazione di free cash flow", sostiene Carlo Vedani, AD e gestore patrimoniale di Alicanto Capital SGR. Per Vedani "tuttavia, le small cap possono essere illiquide, specialmente in un mercato in calo, richiedendo quindi la massima attenzione. Osserviamo un potenziale di consolidamento all'interno dei titoli small e mid cap europei. Il mercato è ancora sottovalutato, lo dimostrano il proliferare di operazioni di riacquisto titoli o offerte pubbliche come nel caso di Tod's dalla famiglia Della Valle. Anche se un approccio di investimento globale non dovrebbe concentrarsi esclusivamente su di essi, allocare il 30-40% sia nei titoli large cap che small cap, in particolare in Europa, potrebbe essere vantaggioso. I tagli dei tassi di interesse previsti in Europa potrebbero ulteriormente migliorare le condizioni per le attività di M&A presenti sul mercato".

Le piccole e medie imprese "non sono centrali nella nostra allocazione strategica", sottolinea Lorenzo Campori, fund selector di Banca Aletti. "Non abbiamo registrato riflessi significativi - prosegue - rispetto a questa scelta sul nostro portafoglio negli ultimi 18 mesi; infatti, non abbiamo risentito della loro sottoperformance. Guardando al futuro, se il contesto monetario dovesse mostrarsi più favorevole, potremmo considerare un incremento cauto della nostra esposizione a questo segmento, pur mantenendo un’esposizione molto limitata. Focalizzeremo la nostra attenzione sulle dinamiche economiche e sugli sviluppi dei tassi di interesse, che potrebbero offrire vantaggi al segmento small e mid cap. Nuovamente, il nostro processo di investimento ci porta ad agire con prudenza, valutando attentamente le evoluzioni del mercato e mantenendo un approccio di cautela".

"Per quanto riguarda i titoli small cap, riteniamo che lo S&P MidCap 400 rappresenti un riferimento migliore rispetto al Russell 2000, per la qualità e la liquidità delle aziende", afferma Alexander Roose, Head of Equities di Decalia. "Da ottobre, lo S&P MidCap 400 ha superato il S&P 500. Evidenziamo un sovrappeso strutturale nel segmento mid cap, che sono stati fonte di 'multibaggers'. Crediamo che le valutazioni, come i rapporti P/E, siano spesso un indicatore imperfetto, dato che possono essere influenzati dalla crescita nominale prevista tra il 2% e il 4%. La gestione del nostro fondo multi tematico mette in evidenza un'enfasi sui titoli mid cap, soprattutto in Europa, e suggerisce che i rischi geopolitici siano spesso sovrastimati. Nonostante i possibili impatti degli eventi politici, come le elezioni in USA, sui mercati, il segmento azionario tende a reagire in modo positivo", conclude Roose.