Dal growth al value: come gestire la rotazione nei portafogli azionari

Nel 2024, Anima SGR aveva una lieve preferenza verso i titoli quality growth, grazie a una migliore visibilità sull’andamento degli utili per queste società. “Tuttavia, verso la fine dell’anno, abbiamo iniziato a ribilanciare la divisione tra growth e value”, afferma Mattia Corritore, servizio analisi della divisione Multi manager di Anima SGR. “Ci aspettavamo infatti che, durante una fase di rialzo dei mercati, si sarebbe potuta verificare una rotazione dovuta in particolare alla concentrazione di pochi titoli large cap. Sorprendentemente, questa si è verificata durante una fase di ribassi”, spiega il manager. Il contesto attuale richiede quindi un approccio misto in grado di unire più stili d’investimento. Sono infatti in atto diverse dinamiche che interessano i mercati, ma è molto difficile prevederne le tempistiche e la portata degli effetti. “Ad esempio, l’elezione di Trump potrebbe portare a un allentamento delle regole per i settori finanziari USA, di cui gioverebbero le banche. Ma
è solo uno dei possibili catalizzatori che influenzerebbero il settore. Pertanto, è meglio evitare un bias verso uno stile o un fattore specifico, e mantenere un approccio basato sulla selezione dei titoli”, conclude Corritore.

Le categorie value e growth? Forse hanno fatto il loro tempo. “È una distinzione aut-aut, senza sfumature. Noi preferiamo andare a inserire nei portafogli titoli che alcuni definiscono quality growth, ma che io chiamerei più banalmente buone aziende perché hanno dei modelli di business contraddistinti da alti margini e vantaggi competitivi che le rendono più resilienti”. Così Daniel Squindo, head of Multimanager division, BCC Risparmio&Previdenza, riassume il proprio approccio agli stili azionari. “A ogni modo, se dovessi attenermi alla definizione classica delle due categorie e dovessi elencare delle preferenze per quanto riguarda il lato value, menzionerei le banche europee che potrebbero beneficiare dell’irripidimento della curva dei tassi”, aggiunge l’esperto. Per quanto riguarda l’ambito growth, il settore biotech offre opportunità interessanti. “L’introduzione dell’intelligenza artificiale ha degli impatti potenzialmente esponenziali in termini di riduzione di tempi e costi nella scoperta e produzione di farmaci”, commenta ancora Squindo.

La rotazione nei portafogli azionari globali? È innegabile, ma le opportunità devono essere considerate caso per caso. “Molti titoli value presentano valutazioni più basse rispetto ai growth, perché veniamo da anni di sovraperformance di questi ultimi. Ritengo però che si debba procedere con un’analisi settore per settore, Paese per Paese”, afferma Stefano Turlizzi, senior portfolio manager, gestioni individuali e analisi quantitativa di Cassa Lombarda. Questo è necessario per definire e identificare correttamente gli stili anche all’interno dei singoli comparti. “Non tutto il tech, per esempio, è growth: è vero per società come le Magnifiche 7, che sono correlate all’IA, ma ce ne sono altre che potremmo definire value, o low beta, come quelle attive nella cybersecurity”, precisa l’esperto. Lo stesso è vero per il settore farmaceutico, che secondo Turlizzi sta diventando sempre più interessante, soprattutto nei suoi ambiti più vicini allo stile value, come quello di strumentazioni e attrezzature”, afferma. L’outlook di Turlizzi è positivo anche sul settore finanziario europeo, che beneficia del contesto di tassi alti. “Le banche italiane e spagnole hanno visto un enorme aumento della profittabilità negli ultimi anni”, conclude.

I titoli growth hanno dominato il mercato USA nell’ultimo decennio, quando la crescita era in rallentamento e i tassi d’interesse bassi o prossimi allo zero. Ma oggi, il contesto è cambiato, con una crescita più dinamica rispetto alle attese, tassi più alti e una bassa aspettativa da parte del mercato sui tagli previsti nel 2025 anche a causa dell’incertezza legata alle politiche tariffarie. Inoltre, la significativa crescita delle valutazioni dei titoli orientati alla crescita sembra suggerire una possibile rotazione a favore delle azioni value. Secondo Federica Giuliani, fund selector, Fideuram AM SGR, “potremmo assistere quindi a un calo della sovraperformance dei titoli growth nei prossimi mesi alla luce di una riduzione del posizionamento degli investitori sui medesimi”. Ma è anche vero che la distinzione tra i due stili non è più così netta: “Un titolo non è sempre growth o value, dipende dal ciclo di vita delle società e dalla sua valutazione”, precisa Giuliani. Nell’ambito di un posizionamento positivo sull’azionario, quindi, Fideuram AM resta comunque molto selettiva nell’asset allocation. “Prestiamo molta attenzione alla diversificazione per stili e monitoriamo da vicino le dinamiche settoriali”, conclude la fund selector.

Qualità e crescita rimangono trend di lungo termine sui quali fare affidamento. Ma nel breve periodo, gli approcci tematici possono beneficiare di una dose di diversificazione. “Già a inizio 2023 abbiamo iniziato ad aggiungere finanziari nei portafogli”, spiega Alexandre Menendez, head of client portfolio management, La Française. “Il settore finanziario beneficia di una potenziale riduzione del peso delle regolamentazioni, del processo di consolidamento in atto in Europa, di forti fondamentali inclusi gli utili e del livello più alto dei tassi d’interesse”, prosegue. Inizialmente, i gestori La Française avevano inserito in portafoglio principalmente banche italiane, mentre oggi sembrano favoriti gli istituti tedeschi, “per via delle valutazioni e delle notizie post-elettorali”, commenta Menendez. Tra gli esempi vi sono Allianz e Munich Re, esposti all’irripidimento della curva dei tassi e alla rinnovata spinta alla crescita in Germania. In generale, anche all’interno di un mega-trend è possibile individuare dei sottotemi che spostano parte dell’esposizione verso i settori più value. “Credo che il mercato si stia spostando dal growth puro a quello che si potrebbe definire reasonable growth. Il nostro approccio resta focalizzato sull’analisi dei dati fondamentali e la selezione de singoli titoli”, conclude Menendez.

Se è pur vero che value e growth sono categorie in parte superate, ciò non significa che non possano offrire un quadro di riferimento per gli investitori azionari. Una strategia vincente potrebbe consistere nel cercare titoli che offrano crescita a un prezzo ragionevole. È il parere di Alessandro Greppi, head of Unit linked & pension funds, Zurich Investments Life. “Vogliamo essere esposti alla crescita di lungo periodo, ma dobbiamo sempre tenere d’occhio le valutazioni”, afferma. L’innovazione può causare fluttuazioni importanti sui mercati. Per questo, Greppi favorisce un approccio ”barbell”: “Vogliamo mantenere un’esposizione all’innovazione, e cerchiamo occasioni growth a un prezzo ragionevole; ma in un contesto di tassi d’interesse più alti ancora a lungo, manteniamo anche un posizionamento sui titoli value, come i finanziari europei”. Un altro tema di sviluppo è dato dalla green economy, che non è più, forse, amata quanto un tempo, ma nasconde ancora delle gemme preziose: “Vediamo un’underperformance di alcuni titoli dovuti a trend di mercato non favorevoli. Ma crediamo che alla fase di liquidazioni si accompagnino opportunità molto interessanti, come è accaduto in passato nel caso dell’energia”, spiega Greppi.