Davide Bulgarelli: “L’analisi è fatta su diversi orizzonti temporali”

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Immagine ceduta

Con quasi 20 anni di esperienza nel settore dei fondi d’investimento, Davide Bulgarelli ci svela alcune delle sue riflessioni.

¿Quali sono i fattori più rilevanti che prende in considerazione al momento di selezionare un fondo?

Selezionare un fondo è come “abbinare” un vino ad un piatto, bisogna conoscere bene le esigenze del suo utilizzatore finale.

Nella nostra Sgr abbiamo prodotti total return, gestioni a benchmark, gestioni personalizzate per clienti UHNWI, i parametri da privilegiare solo in parte sono comuni.

In generale abbiamo comunque un approccio quantitativo teso ad evidenziare i “migliori” fondi di ciascun nostro peer group, in termini di performance, drawdown e beta, ma non tanto in rapporto a dei benchmark quanto con riferimento all’insieme dei fondi appartenenti al peer group.

L’analisi è fatta su diversi orizzonti temporali in modo da pesare il comportamento nel breve e nel lungo termine, ma anche in determinate situazioni di mercato.

¿Quali sono stati i cambiamenti più importanti che si sono verificati nel settore della selezione di fondi negli ultimi 5 anni?

L’arrivo degli ETF, dei newcit’s e dei  comparti multiasset sta offrendo interessanti opportunità ai fund selector, occorre però saperle cogliere, perché sono richieste competenze diverse da quelle necessarie all’analisi di fondi “long only”.

Avere esperienza di modelli quantitativi, permette di distinguere “black box” da approcci sostenibili ed efficaci o quantomeno capire a quali tipifasi di mercato sono più adatti.

Da un altro punto di vista va registrato l’arrivo in italia di molte nuove società di asset management, ma per chi era già abituato ad avere un ambito di analisi e ricerca realmente aperto questa rappresenta solo una comodità e non l’apertura di nuovi orizzonti.

¿Come percepisce l’offerta attuale (quantitativa e qualitativa) nei fondi d’investimento in confronto ad periodi anteriori?

Ritengo che da alcuni anni stiamo assistendo ad una nuova stagione del risparmio gestito.

Ho iniziato ad occuparmi di fondi d’investimento alla fine degli anni ’80 e per certi versi ora mi sembra di essere tornato all’origine: fondi come il vecchio  “Professionale” di Angelo Abbondio avrebbero potuto tranquillamente battersi alla pari con molti prodotti “blockbuster” di questi anni. Negli anni ’90 si è posta troppa enfasi sull’importanza del benchmark, arrivando ad un appiattimento delle performance.

Le crisi finanziarie degli anni 2000 hanno portato alla consapevolezza che i mercati non sono affatto efficenti ed ad un ritorno alla gestione “attiva”, lasciando quella passiva sempre più agli ETF.

La competitività sta aumentando e la differenziazione anche, vedo un futuro molto stimolante e ricco di opportunità.

¿Quali potrebbero essere i miglioramenti nel rapporto con le società di asset management?

 Ho difficoltà ad indicare miglioramenti. I rapporti sono già ottimi e la professionalità delle controparti con le quali mi interfaccio é di elevato standing.

Mi offrono tutta la collaborazione e trasparenza di cui ho bisogno, per cui direi che sono complessivamente soddisfatto.