Secondo il gestore PIR ed Eltif di Eurizon le cause dell’inversione di tendenza nella raccolta dei PIR sono molteplici: dalla normativa, alla riapertura delle reti fisiche, al recupero di credibilità dell’Italia.
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Il percorso degli investimenti in economia reale, e nello specifico quello dei PIR, negli ultimi anni ha dovuto confrontarsi con “strettoie” normative e con l’impatto consistente della crisi pandemica. A certificare un’inversione di rotta, però, i dati diffusi da Assogestioni sul secondo trimestre 2021, che indicano per questo strumento una raccolta per 105,6 milioni di euro, in controtendenza rispetto ai 316,4 milioni persi nel primo trimestre e ai 403,3 milioni in meno dell’ultimo trimestre 2020. Numeri che, secondo Francesco De Astis responsabile Italian Equity e gestore dei PIR e degli Eltif di Eurizon, sono “il risultato di più fattori”. Raggiunto da FundsPeople in occasione dell’11^ edizione del Salone del Risparmio, De Astis ripercorre i motivi alla base della ripresa “molteplici e importanti”, a cui ha fatto da puntello il completamento del quadro normativo. “Sappiamo bene che nel 2019 c’è stato quell’inciampo normativo che ha di fatto bloccato la raccolta dei PIR, determinato dal fatto che il legislatore, pur ispirato dal nobile intento di convogliate il più possibile i capitali verso l’economia reale, ha cercato di mettere insieme due cose inconciliabili: asset illiquidi e fondi aperti”. Sicuramente il completamento del quadro normativo ha aiutato e ha messo in luce il forte commitment del legislatore sulle intenzioni di dare un aiuto all’economia reale mettendo in campo tutti gli sforzi possibili anche dal punto di vista fiscale. “Lo vediamo adesso chiaramente con l’introduzione dei PIR alternativi e del credito d’imposta per il 2021: tutti sforzi necessari per dare un impulso a questo strumento” afferma l’esperto.
LA RIPRESA DELLA RACCOLTA DELLE RETI FISICHE
Un altro fattore determinante per il comparto, è legato alla ripartenza dell’attività commerciale delle reti fisiche, bloccate dalla pandemia nel 2020 dopo una sospensione delle campagne commerciali a seguito delle incertezze normative nel 2019. A questo proposito De Astis sottolinea l’importanza della consulenza, data la tipologia del prodotto, “che merita di essere ben spiegato alla clientela retail”. La ripresa dell’attività delle reti si è misurata con un altro fattore positivo: la rinnovata “credibilità” del mercato azionario italiano. “Attualmente ci troviamo di fronte a un netto miglioramento della coppia opportunità-rischi nel nostro mercato – spiega De Astis –, per motivi legati alla congiunzione astrale tra fattori economico finanziari e fattori politici”. Il riferimento va alla politica espansiva dell’Ue, al miglioramento dei rapporti tra Stati membri, alla ritrovata stabilità politica in Italia e, soprattutto, al Next Generation Eu, “questa sorta di piano Marshall che l’Unione europea ha messo a disposizione dei Paesi e che è stato tradotto, nel caso italiano, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Un modo per approfittare di questo cambio di passo, che va a riperimetrare le prospettive non soltanto del mercato azionario ma dell’intero Paese, sono proprio i piani individuali di risparmio. “I PIR consentono di sfruttare il ‘re-rating’ che dovrebbe avere un mercato come il nostro in cui molte aziende hanno sofferto di uno ‘sconto Paese’ rispetto ai competitor internazionali. Oltre a questo – sostiene il manager – possono beneficiare della possibilità di un rilancio degli utili aziendali legato a una ripresa ciclica e alla spinta che il PNRR potrà dare al PIL”. Una volta eliminati i vincoli di carattere tecnico (normativi e chiusura reti fisiche) e migliorate le prospettive dell’investimento nel Belpaese, “è chiaro che lo strumento PIR diventa appetibile”. De Astis aggiunge anche un altro fattore contingente: “Il killer silenzioso dei risparmi, ossia l’inflazione, sta risollevando la testa. E l’investimento in economia reale serve anche per sottrarre una parte della liquidità che gli italiani detengono sui conti correnti”.
L’ELTIF DI EURIZON
Ne è prova anche l’andamento di Eurizon Italian Fund – Eltif. “A distanza di due anni dal lancio, il bilancio è positivo non soltanto per le performance realizzate (che hanno permesso di più che raddoppiare il patrimonio del fondo), ma perché ci ha consentito di toccare con mano i vantaggi di questa tipologia di prodotto”, spiega il gestore. In primo luogo la durata di sette anni del fondo “coerente con l’obiettivo di sostenere in maniera stabile e duratura l’economia reale del nostro Paese, vale a dire supportare le PMI che hanno bisogno di capitali con orizzonti temporali pluriennali per vedere realizzati i propri piani di sviluppo”. A questo si affiancano poi i vantaggi per sottoscrittori e gestore. Nel primo caso, “l’Eltif offre a un gruppo molto ampio di risparmiatori la possibilità di partecipare alle asset class di mid e small cap con un profilo rischio-rendimento diverso rispetto a quello dei tradizionali fondi aperti. Il sottoscrittore dell’Eltif può usufruire di una gestione esperta, necessaria tanto più per gli investimenti in titoli a bassa liquidità e senza copertura da parte della ricerca. Infine la partecipazione a un fondo chiuso può fornire risultati molto più stabili, sottraendo l’investitore dall’essere influenzato nelle decisioni di investimento da quelle che sono le variazioni di breve del mercato, che sappiamo in alcuni casi essere estremamente volatili”. Lato gestore, invece, “su un orizzonte temporale medio-lungo vengono meno i problemi legati alla liquidabilità”, e questo, conclude De Astis, “consente di investire nella parte meno liquida del mercato sfruttando le opportunità offerte da quel segmento”.