De Franco (Ossiam): "Biodiversità, tema chiave per il futuro del pianeta su cui bisogna agire"

Carmine de Franco Notizia
Carmine de Franco, foto concessa (Ossiam)

Per intervenire per la salvaguardia della biodiversità, un tema cardine della crescita economica sostenibile ma su cui l’attenzione degli investitori è ancora poco diffusa, il settore chiave da cui partire è quello dell’agricoltura e dell’alimentazione. Le sfide sono molte, soprattutto se viste da un’angolatura globale e in ottica futura. Secondo le stime del World Resources Institute infatti la popolazione mondiale che ad oggi è di circa 8 miliardi di individui sarà nel 2050 di quasi 10 miliardi. Questa crescita della popolazione porterà ad un aumento della domanda di alimenti e ad uno sforzo del settore alimentare per soddisfarla. Inoltre, l’espansione della ricchezza globale e delle classi medie nei paesi emergenti sfocerà necessariamente nella richiesta di diete più variegate, che comprendono anche più derivati animali e carni dal forte impatto sull’utilizzo del suolo del pianeta. “È un tema appassionante ma che allo stesso tempo solleva molti quesiti e preoccupazione”, spiega Carmine de Franco, head of Research di Ossiam affiliata di Natixis IM, che ha partecipato a un panel organizzato con il supporto del Forum per la Finanza Sostenibile dal titolo: “Una nuova frontiera per gli investimenti sostenibili: la biodiversità”.

“Rispetto ai problemi legati al climate change c’è meno consapevolezza. Per la biodiversità partiamo da zero. Non esiste ad esempio un accordo come quello di Parigi sul clima”, ha dichiarato l’esperto. “È difficile immaginare un settore che abbia meno impatto sulla biodiversità dell’agricoltura. La quota di impatto umano sulla biodiversità veicolato dall’agricoltura è pari al 60%, perciò bisogna iniziare proprio da lì”, ha detto. “Le conseguenze e i potenziali rischi sono vasti e servono accordi internazionali in materia. Importante sarà anche il contributo delle aziende del settore privato e dei consumatori capaci di orientare con le scelte d’acquisto la produzione verso opzioni più sostenibili. Bisogna fare scelte coraggiose ma realistiche”, ha concluso.

La risposta di Ossiam

Per contribuire attraverso gli investimenti alla difesa della biodiversità l’affiliata di Natixis IM ha recentemente lanciato su Borsa Italiana il primo ETF al mondo dedicato a questo tema. L’Ossiam Food for Biodiversity UCITS ETF è una strategia d’investimento con un approccio quantitativo a livello globale, con l’obiettivo di ottenere una riduzione tangibile dell’impronta di biodiversità nel settore dell’alimentazione e dell’agricoltura. L'universo d'investimento comprende società attive nel settore agricolo e alimentare dei Paesi sviluppati. Sono rappresentate tutte le fasi della catena di approvvigionamento alimentare, compresi agricoltura, produttori, retail, distributori, ristoranti e produttori di imballaggi alimentari. L'universo d'investimento iniziale è composto da circa 250 titoli mentre il portafoglio ne contiene circa 70, distribuiti nei diversi settori dell'industria alimentare, con i produttori di alimenti confezionati, i ristoranti e i punti vendita al dettaglio che rappresentano i settori maggiormente rappresentati.

Impatto ed engagement

La costruzione del portafoglio porta di norma a un fondo che preveda una riduzione intorno al 90% dell'impatto negativo in termini di biodiversità, equivalente a salvare 218 km² di habitat incontaminato ogni 100 milioni di dollari investiti, rispetto a un investimento effettuato nell'universo di riferimento. Per quanto riguarda le valutazioni di emissioni di gas effetto serra ed ESG più tradizionali, il portafoglio presenta un'impronta ecologica più bassa rispetto al benchmark azionario globale e un profilo ESG migliore rispetto all'universo di investimento iniziale.

Infine, il portafoglio migliora anche il rating relativo agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite rispetto al settore alimentare (50% sulla parte ambientale, 20% per quelle sociale, entrambi basati sulla ricerca ISS) ed è allineato con uno scenario a due gradi basato sul rapporto World Resources Institute 2019.