Cristiano Busnardo, country head Italy di OMGI, illustra le strategie di punta della società britannica nel mercato italiano. Un gestore specialistico incentrato su qualità e decorrelazione.
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La nuova normativa MiFID II sta apportando dei cambiamenti piuttosto graduali al settore del risparmio gestito. Alcuni grandi player si sono già posizionati dal punto di vista del servizio erogato, si sono già attrezzati, altri invece sono ancora in una fase di approccio. Quello che ne risulta è un “mercato non completamente allineato”, ma con un sempre maggior focus sulla qualità, come afferma a Funds People Cristiano Busnardo, country head Italy di Old Mutual Global Investors.
“Se si pone la normativa al centro del progetto, per noi gestori attivi che creiamo valore aggiunto questa rappresenta un’opportunità rispetto ai passivi. Ad esempio, nel mercato americano, il 2% dei titoli rappresenta il 20% di capitalizzazione, e ciò è dovuto all’effetto circolo vizioso che si è creato. Il titolo è salito, il passivo si allinea al bechmark e continua quindi a favorire la crescita del titolo stesso, il che chiaramente rappresenta un meccanismo molto pericoloso. La nostra gestione attiva rappresenta invece un’opportunità proprio perché se MiFID II significa dare il giusto prezzo ad un prodotto in un mercato ancor più difficile con maggiore volatilità, bisogna creare valore aggiunto rispetto a ciò che offre un prodotto passivo, che si limita a replicare un mercato. I mercati non sono però sempre efficienti”, spiega il manager.
Sempre sul tema MiFID II, Busnardo aggiunge come dalla società di gestione britannica, nei mesi scorsi, abbiano effettuato qualche operazione di efficienza, chiudendo ad esempio il comparto africano per aver raggiunto la soglia sotto il livello critico. “Anche questo rientra nella logica MiFID II, quindi se ci dev’essere coerenza fra target market, prodotti coerenti ed efficienti per gli investitori, questo era un prodotto che in prospettiva aveva meno ragione d’essere rispetto a qualche anno fa”.
L’offerta
OMGI dispone in Italia di 25 comparti autorizzati agli istituzionali e 21 al retail. “Se guardiamo ai macro trend di mercato, secondo i dati Assogestioni, il peso preponderante sui bond è attualmente di circa il 40,5%. Nell’ambito obbligazionario, abbiamo forti competenze nella gestione unconstrained, e mi riferisco al nostro fondo Old Mutual Strategic Absolute Return Fund, e nell’emerging market debt. Abbiamo inoltre lanciato un comparto che investe in CoCo. Siamo quindi ben allineati, rispetto alle richieste del mercato italiano, sul tema fixed income”, dichiara l’esperto.
L’altro macro trend che individua Busnardo è quello della crescita degli alternative UCITS, tendenza che a detta del country head continua ormai da tre anni a questa parte, dove anche in questo segmento dalla casa di gestione sono ben posizionati. “Un esempio è il nostro fondo Old Mutual Global Equity Absolute Return (GEAR) – triplo rating ABC Funds People (Preferito dagli Analisti, Blockbuster e Consistente), che per logica commerciale (ha già i 15 miliardi di dollari di asset) non proponiamo più a nuovi intermediari ma che rimane un nostro prodotto di punta ben diffuso in Italia”, afferma.
Lato equity, a livello globale, la prima sottocategoria per asset in gestione è quella degli azionari internazionali e la terza, dopo l’azionario Europa, è quella dell’azionario America. Sui primi, il manager evidenzia come dalla società abbiano ottimi prodotti globali figli dello stesso team che gestisce il GEAR. “Per quanto concerne l’equity America, disponiamo di un’altra ottima strategia, sempre gestita attivamente con ottica sistematica, che è il fondo Old Mutual North American Equity – rating Consistente Funds People. Questa gamma di prodotti prevede quindi nel proprio DNA la caratteristica di essere fondi decorrelati, uncostrained, flessibili, che vadano al di là della logica value, momentum o growth, ma che sono dei blend gestiti in modo opportunistico e soprattutto con bassa correlazione rispetto ai peer”.
Nel febbraio 2016, la società ha inoltre lanciato un fondo gestito in maniera molto flessibile catalogato come decorrelato. Lo scorso anno, invece, è stato lanciato l’Old Mutual Financials Contingent Capital Fund, un CoCo puro autorizzato a livello istituzionale. “Anche questa strategia rientra nella logica della decorrelazione. Nel mondo obbligazionario, i CoCo hanno correlazione molto bassa rispetto agli indici dei bond e una correlazione più alta con l’equity. In questo senso, disponiamo quindi una grossa expertise, vantando una storia importante in tale segmento”, spiega l’esperto.
Le single strategy
In seguito alla recente operazione di OMGI con le single strategy, circa il 70% degli AuM della casa risultano oggetto di un’operazione di management buyout affiancato da un fondo di private equity. “Si conferma quindi il nostro posizionamento come gestore specialistico e non generalista, contrapponendoci ai grandi player che cercano ad esempio economie di scala con operazioni che si spingono anche sui prodotti passivi. Giochiamo sul piano della qualità, sull’allineamento con i nostri clienti e sulle overperformance rispetto ai benchmark che storicamente ci ha caratterizzati”.
I due volti del mercato
In generale, dall’asset manager considerano i mercati in due macrocategorie, bond ed equity. Non disponendo di un CIO, di conseguenza, i gestori dell’asset manager non sono legati a una singola view della casa, ma possono gestire i fondi in piena autonomia, sulla base delle proprie convinzioni. “Per quanto concerne la componente azionaria, il nostro team Global Equity, gestito da Ian Heslop, crede che se siamo in una fase di aumento della volatilità vista in marzo, dopo i record storici di Wall Street, con i timori delle guerre commerciali tra USA e Cina, la nostra logica è quella di credere che sia molto difficile prevedere e poter quindi reagire. Ci focalizziamo su due temi che si sono verificati. Nel dicembre 2015, quando c’è stato l’aumento dei tassi di interesse, nei due mesi successivi abbiamo visto lo S&P al ribasso; nei due mesi successivi al dicembre 2016, lo S&P ha avuto un andamento ‘flat’; infine, nel marzo 2017 l’indice è invece salito. In conclusione, a parità di modifiche nella struttura dei tassi ci sono quindi reazioni diverse da parte degli investitori”, afferma il manager.
“È molto difficile prevedere l’andamento dei mercati sulla base di politiche monetarie e macro, ma bisogna disporre di strumenti innovativi che sappiano reagire al meglio a certe dinamiche. Bisogna valutare quotidianamente il mercato, misurare la ‘temperatura’ in termini di rischio ed effettuare un ‘assessment’ sulla base di parametri legati ai fondamentali, al value, al growth e al momentum. Avere quindi per definizione dei protafogli che siano sistematicamente improntati nell’essere adattati spostando il peso sullo stile growth, piuttosto che sullo stile value, in funzione del diverso andamento dei mercati. Il tutto è dimostrato dalle nostre performance, sistematicamente nel primo quartile, e dalle basse correlazioni. Il nostro è un processo che, affinato con il tempo, continua ad essere molto solido e premiante”, aggiunge.
Lato obbligazionario invece, c’è il tema della normalizzazione dei tassi. “Speriamo che ci sia una gradualità nell’aumento dei tassi di interesse rispetto alle aspettative d’inflazione, altrimenti potrebbero esserci delle ripercussioni pericolose sui mercati”. La logica della casa è quella macro e della decorrelazione, quindi in particolare quella del team dell’Old Mutual Strategic Absolute Return Bond, gestito da Mark Nash e Nicholas Wall, che hanno la possibilità di investire short, e potersi quindi difendere in caso di aumento dei tassi.
“Se separassimo il prodotto Strategic Absolute Return Bond nelle sue cinque componenti, saremmo long sull’inflazione, date le aspettative crescenti negli USA, in Giappone così come in Europa. Siamo short sui mercati sviluppati, ma positivi su Spagna e Grecia per quanto riguarda i governativi. Per quanto concerne il cambio, siamo favorevoli all’euro. Siamo positivi sui mercati emergenti e infine short sul credito, esclusa la posizione sui CoCo, perché appunto pensiamo che questo sia un segmento che possa dare ancora qualche soddisfazione”, conclude Busnardo.