Una delle principali iniziative alle quali gli asset manager di tutto il mondo stanno aderendo per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050 è la Net Zero Asset Managers Initiative (Nzami). Oltre 315 entità firmatarie con masse in gestione per circa 64 mila miliardi di dollari (fonte Iniziativa Net Zero, dati al 30 settembre 2023) si sono impegnate a fissare traguardi intermedi e a sottoporre i propri investimenti ad analisi e revisioni periodiche affinché la percentuale di asset coperti dal loro impegno Net Zero aumenti fino ad arrivare al 100 per cento. Nella seconda parte della tavola rotonda organizzata da FundsPeople per approfondire la questione, abbiamo chiesto ad alcuni asset manager italiani in che direzione si stanno muovendo per raggiungere l'obiettivo zero emissioni.
Definire target climatici nella sfida verso un mondo a zero emissioni
La prima società italiana, insieme ad Eurizon, ad aderire alla Nzami a fine 2021 è stata Fideuram AM SGR. L’asset manager del Gruppo Intesa Sanpaolo è anche parte dell’Institutional Investor Group for Climate Change (IIGC), un network che fornisce agli investitori indicazioni utili e un framework per definire e monitorare i propri target. “Abbiamo definito un ‘portafoglio in scope’ con target stabiliti sia relativamente agli emittenti, che dovranno essere tutti allineati a Net Zero entro il 2040, sia per quanto riguarda l’obiettivo di decarbonizzazione a livello complessivo di portafoglio, che nel nostro caso consiste nel ridurre del 50% le emissioni entro il 2030”, spiega Gianluca Lonero, head of ESG integration and active ownership di Fideuram. E a tal proposito precisa: “Abbiamo scelto di non includere l’investimento in fondi di terzi nel portafoglio in scope perché non è ancora disponibile un framework specifico ma data la rilevanza che ha per noi questo aspetto stiamo promuovendo tavoli di lavoro nell’IIGCC per definire linee guida a supporto degli asset manager per l’inclusione di investimenti in fondi di terzi ed ETF nei propri target Net Zero”.
“Un terzo target molto importante - prosegue - è quello di ‘stewardship’ ed ‘engagement’, dunque entro il 2030 dovremo arrivare al 70% di emissioni finanziate dal nostro portafoglio che siano relative a emittenti allineati Net Zero o soggetti ad azioni di engagement su questi temi. Infine, il quarto target riguarda l'investimento in climate solution e un primo impegno che ci siamo dati consiste nel triplicare gli investimenti in green bond entro il 2025”, conclude.
1/4Diverso, invece, è il discorso dal punto di vista della fund selection. A spiegarlo è Gabriele Montalbetti, responsabile ufficio investimenti di Consultinvest. “Ci soffermiamo sull’operato del gestore a cui viene delegata parte del portafoglio per cui il nostro è un processo indiretto”, commenta. “Oltre a valutare la capacità di gestire in maniera efficiente il portafoglio dal punto di vista finanziario, cerchiamo anche di capire se vengono implementare tutte le attività necessarie per integrare la sostenibilità nel processo di investimento, come ad esempio, engagement, stewardship, monitoraggio ecc.”, spiega.
Per l’esperto di Consultinvest non è sufficiente, quindi, basarsi solo su dichiarazioni come l’adesione a principi internazionali o a iniziative collettive, ma è necessario verificare che queste si realizzino nel corso del tempo e trovino conferma in dati e best practice. “La tematica ESG è fortemente qualitativa e può essere interpretata in molti modi differenti, per cui è bene che ci sia una adeguata reportistica delle attività svolte e preferibilmente una verifica degli obiettivi dichiarati ex ante, anche con controlli da parte di auditor esterni” e cita il caso dei green bond. “All'inizio rappresentavano un nuovo mercato con poche regole basate soprattutto sulla autocertificazione, mentre oggi ci sono una serie di regole e principi sviluppati grazie un'iniziativa dal basso del mercato, a cui gli emittenti devono attenersi per limitare i rischi di greenwashing”, chiarisce.
2/4Quello della decarbonizzazione è un target che sta diventando sempre più difficile da raggiungere perché “più passa il tempo e più esso non ha un andamento lineare ma esponenziale”, fa notare Giulia Monaca, portfolio manager di Banca Passadore. “Soltanto qualche anno fa bastava decarbonizzare anno su anno un 7% mentre adesso siamo arrivati a circa un 10 per cento. Il rischio concreto, quindi, è che fra qualche anno potrebbe diventare veramente critico raggiungere il target di decarbonizzazione annuale e replicarlo su un mercato finanziario geograficamente e settorialmente diversificato”.
In Banca Passadore viene data priorità ai principali effetti negativi “sia per i prodotti tradizionali sia per quelli sostenibili, monitorando soprattutto le attività legate al settore fossil fuel con l'obiettivo di ridurle nei nostri investimenti”, spiega Monaca. “Per quanto riguarda i prodotti sostenibili - continua - prestiamo particolare attenzione alla GHG intensity e alla carbon footprint, adottando come analisi di benchmark relativo un’analisi dei benchmark tradizionali nella speranza di un andamento migliorativo nel tempo”.
3/4Sui molteplici vantaggi legati alle strategie Net Zero è intervenuta Claudia Collu, responsabile azionario globale di Anima SGR. “Innanzitutto, le società più avanti nel processo di transizione appartengono a settori innovativi ad alta crescita, come le energie rinnovabili e le tecnologie pulite. Poi va ricordato che alcune tematiche legate alla sostenibilità, come ad esempio la smart mobility o l'agricoltura sostenibile, sono supportate da piani fiscali governativi accomodanti senza precedenti, come l'Inflation Reduction Act (IRA) negli Usa o il REPowerEU, che hanno messo in campo misure di supporto davvero ingenti”.
Un altro aspetto importante che non va sottostimato secondo la responsabile di Anima è la richiesta sempre maggiore da parte degli investitori di soluzioni di risparmio gestito coerenti i propri valori etici di tutela dell'ambiente. “Per questo motivo, la strategia del nostro fondo Anima Net Zero Azionario Internazionale ha come scopo, oltre alla massimizzazione del profitto, anche l’obiettivo di attribuire alla finanza un ruolo nuovo, più attivo nel supportare queste aziende nel loro percorso di transizione verso un futuro a emissioni Net Zero”, conclude.
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