Diego Franzin (Pioneer Investments): “Sarà un'estate diversa da quelle degli ultimi cinque anni”

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"Siamo ancora costruttivi nel mercato azionario europeo", afferma Diego Franzin, head of European equities di Pioneer Investments. Riassume le sue ragioni così: “La politica monetaria è favorevole, assistiamo a segnali di aumento dei consumi in alcune aree, l'austerity ha perso importanza e inoltre l'Europa è un importatore netto di materie prime, di conseguenza il calo del prezzo del petrolio è stato positivo".

L'esperto è pienamente consapevole delle tante cause d’incertezza, a partire dalle manovre della BCE: "La politica monetaria è un ponte verso un’altra dimensione che non conosciamo. Potrebbe verificarsi una certa coordinazione nella politica fiscale ma sono ancora molte le riforme in sospeso". Inoltre, bisogna considerare il rischio geopolitico, soprattutto questa settimana, quando cittadini britannici si recheranno alle urne per decidere sulla permanenza o meno del Regno Unito nell’UE: "Se alla fine sarà Brexit, assisteremo a un cambiamento strutturale. Il problema è capire se sarà più negativo per il Regno Unito e per l'UE".

Franzin è altrettanto consapevole del fatto che "la crescita potrebbe deludere" come anche il rischio di volatilità. "C'è stato un cambiamento del regime di volatilità, proprio come accadde tra il 2008 e il 2009. Le valutazioni sono più aggressive rispetto al passato, e a causa delle caratteristiche dello scenario economico (bassi livelli di crescita e inflazione), qualsiasi notizia può influire sul mercato che non si fa guidare dai fondamentali a lungo termine ma dalle notizie marginali". Franzin sottolinea, inoltre, che questo cambiamento di regime "determina  la costruzione del portafoglio." La previsione dell’esperto è che si mantenga un range, con oscillazioni tra il -10% e il 10%, senza una forte direzionalità. 

Un’estate più tranquilla

La prospettiva dell’esperto rispetto a quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi è di tipo contrarian: "Negli ultimi cinque anni è sempre successo qualcosa nel periodo estivo. Brexit a parte, quest’estate potrebbe essere diversa". Bisogna ricordare che nei periodi estivi passati si sono verificati episodi come la perdita del rating AAA degli USA da parte di S&P, l’attacco speculativo al debito sovrano europeo (seguito dallo storico “whatever it takes” di Mario Draghi), i riscatti della Grecia o la svalutazione dello yuan l’anno scorso. Per giustificare la sua previsione, Franzin si basa su tre elementi: sentiment, dati tecnici e macro.

Partendo dal sentiment degli investitori, l’esperto ricorda che normalmente gli analisti iniziano l’anno con ottimismo per poi abbassare le loro aspettative mentre nel 2016 le prime revisioni al ribasso si sono prodotte già a gennaio. Infatti, specifica che “l’esposizione all’azionario europeo è ai minimi storici da diverse settimane”. Franzin sottolinea, inoltre, che si sono registrate almeno 16 settimane consecutive di rimborsi, principalmente di investitori internazionali. Rispetto al secondo punto, Franzin afferma che “la crescita non è eccezionale ma sta migliorando, stando agli ultimi dati macro e il mercato non lo sta riflettendo”.

Alla luce di questi tre elementi, l’esperto conclude che "questa potrebbe essere un'estate positiva, non scossa dalla volatilità" perché prevede che un esito favorevole alla permanenza potrebbe infondere ottimismo al mercato e attirare gli investitori che sono rimasti in disparte. "Se alla fine non sarà Brexit ne gioverà l'intero mercato perché non si tratta solo del voto nel Regno Unito ma anche delle elezioni generali in Spagna" dice.

Aspettative vs realtà

La aspettative di Franzin sull'asset class sono moderate. In primis, prevede una crescita degli utili per azione (EPS) del 50%, incoraggiata principalmente dal settore delle esportazioni: "il 40% dell'economia europea è trainata dalle esportazioni, per cui vi è una forte correlazione tra l’EPS e l'euro. Se la divisa cade a 1,1 o 1,15 dollari, sarà uno stimolo importante per le compagnie europee".

In secondo luogo, l’esperto prevede un miglioramento dei margini di profitto: “L’Europa è indietro rispetto agli Stati Uniti nel processo di recupero dei margini. Negli USA, inoltre, i margini sono lievemente artificiali per effetto del riacquisto. In Europa finora hanno pesato l’austerity e i problemi economici, e gran parte delle aziende si è concentrata eccessivamente sulla riduzione dei costi. Tuttavia, la maggior parte della riduzione della leva finanziaria è stata realizzata, ora i bilanci sono molto limpidi: ogni unità di crescita delle vendite si traduce in guadagni più alti di quelli delle compagnie statunitensi”, spiega Franzin. 

Per quanto riguarda le valutazioni, ritiene che "non sono care ma neanche non a buon mercato: si paga per ciò che si compra, e pensiamo che lo stock picking sarà ancora più importante rispetto al passato". A tal proposito, l'esperto crede che la grande peculiarità di questo ciclo stia nel fatto che "l'unico modo per battere il mercato è stato attraverso una posizione difensiva".

A questo punto, ritiene che potrebbe anche prodursi un cambio di regime in questo campo, specialmente tra i titoli growth e value: “Il growth ha battuto il mercato nell’ultimo anno e mezzo. Il value è stato associato a compagnie di materiali o energie e alle banche. Adesso c’è una polarizzazione estrema tra compagnie molto solide e compagnie con un modello di affari discutibile”, afferma da un lato. Dall’altro, osserva che negli ultimi mesi si è registrato  un recupero notevole proprio all’interno del value: “Si tratta di compagnie che sono troppo a buon mercato per essere ignorate, perché i fondamentali stanno cambiando”. L’eccezione è la banca: “È necessario considerarle dal punto di vista tattico. Alcune hanno bilanci molto solidi, il problema sono i dubbi su come sarà il modello bancario del futuro e quali capacità avrà di produrre utili”.

La conclusione dell’esperto è che “si sta verificando un cambiamento potenziale nella leadership nel mercato”. “Credo che nel 2016 gli investitori dovranno riconsiderare le aree del mercato che sono state ignorate negli ultimi cinque o sei anni”, afferma senza mezzi termini.