Dollaku (State Street): Gli investitori professionali hanno trasferito calma ai mercati

Denis Dollaku, Country Head per l’Italia, State Street
Denis Dollaku, country head per l’Italia, State Street

Il mese di marzo del 2020 resterà nella storia dei mercati finanziari come uno dei più difficili di sempre con fluttuazioni dei principali indici azionari europei e statunitensi ben oltre il 20% e una situazione di pressione sulla liquidità del mercato obbligazionario senza precedenti. “Il sistema ha retto e non era scontato”, sottolinea Denis Dollaku, country head Italia di State Street.

Il sangue freddo degli investitori professionali

“È ovvio che di fronte ad un avvenimento imprevisto e imprevedibile il sentiment degli investitori abbia subito un duro colpo e questo si sia trasformato in fortissima incertezza sui mercati. Il panico è stato visibile negli andamenti dei prezzi ma gli investitori professionali si sono dimostrati molto calmi e hanno traferito tranquillità ai sottoscrittori. L’andamento al ribasso delle quote dei fondi di investimento, che hanno risentito ovviamente delle conseguenze del diffondersi del virus, è principalmente dovuto alle performance del mercato e in misura molto minore a riscatti. Inoltre, si è rilevato un elemento positivo il fatto che molti portfolio manager avessero attivato già dalla fine del 2019 strategie di riduzione del rischio complessivo di portafoglio aumentando le posizioni in cash”.

Un picco storico

Una sintesi degli indicatori proprietari di State Street utilizzati internamente e messi a disposizione dei clienti della banca mostra che i livelli di incertezza sui mercati finanziari ha raggiunto nelle recenti settimane livelli mai toccati nelle decadi precedenti. Tra questi il State Street Global Systemic Risk Index, metrica che misura la fragilità del sottostante dei mercati azionari calcolando la percentuale di varianza totale derivata dai più importanti fattori di rischio. “Questo indice, che ha uno storico che parte dal 1996, ha raggiunto a marzo il picco più alto mai misurato”, rivela Dollaku.

“Normalmente”, prosegue nella valutazione dell’attuale situazione, “una recessione moderata comporta una riduzione dei valori mercato USA fino al -25% anno su anno”. “Oggi siamo giù oltre rispetto a questo valore e ciò significa che gli mercati hanno già scontato una recessione moderata. Ci stiamo avvicinando molto probabilmente al punto più basso anche se dobbiamo sempre tenere in conto l’incognita legata alla situazione sanitaria”, completa sul punto.

Settori in evidenza, cosa dicono i flussi

“Stiamo notando un ritorno di interesse per l’area Asia Pacific e questo potrebbe essere spinto da due elementi. Il primo è lo stato avanzato della Cina nella gestione del virus e il secondo le misure varate dal Governo di Pechino”, sottolinea il manager relativamente ai movimenti più recentemente rilevati nei flussi globali. Altre aree di in cui si nota un aumento della propensione al rischio sono large cap vs small cap e azionario statunitense per la rassicurazione portata dall’intervento massiccio e congiunto di Federal Reserve e Governo USA rispettivamente in materia di politica monetaria e fiscale. “Il rischio sistemico rimane elevato e da monitorare attentamente e dobbiamo tenere in considerazione variabili extra economiche che dipendono da questioni sanitarie legate alla fine dell’emergenza e del contagio”. La view del country head Italia di State Street è però improntata ad un moderato ottimismo alla luce delle misure, “coordinate, sostanziali e tempestive delle Banche centrali a supporto del sistema finanziario”, e dell’attesa per l’intervento degli Stati, per cui si attende però, “in particolare per quanto riguarda l’Europa”, una maggiore unità nella risposta ad una crisi senza precedenti.