Draghi: "Del tapering ne parleremo in autunno"

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Se necessario la Bce potrebbe perfino incrementare il Qe. L’atteso discorso di Mario Draghi lascia, ancora una volta, tutto invariato, a dispetto di chi prospettava già un tapering. Tassi d’interesse a zero, conferma del piano di acquisti di titoli di Stato almeno fino a fine 2017 e poi, appunto, la possibilità teorica di un potenziamento degli stimoli se il quadro dovesse peggiorare. Insomma il consiglio direttivo non ha ancora iniziato a discutere del tapering e ha concordato che non c’è una data precisa e che comunque potrebbe avvenire “nel corso dell’autunno” a detto dello stesso presidente. Per Timothy Graf, responsabile macro strategy di State Street Global Markets, “l’atteggiamento da colomba di Draghi è stato una sorpresa, considerata la recente tendenza verso una retorica più positiva”. Anche Brendan Lardner, senior portfolio manager del global active fixed income di State Street Global Advisors, se “a giugno, durante il Forum di Sintra, il commento del presidente Mario Draghi aveva sorpreso i mercati per il maggior utilizzo di toni da falco, adesso questo sentiment è stato smorzato dal tono più morbido. Mentre Draghi ha incrementato la probabilità dell’eliminazione di alcune misure politiche straordinarie in un futuro abbastanza prossimo, il meeting di ieri sembra essersi nuovamente concentrato sulle pressioni inflazionistiche più deboli all’interno dell’Eurozona e sulla necessità di un continuo supporto di politica monetaria”.

Meno sorpeso invece Philippe Waechter, chief economist di Natixis Asset Management: “Non avverto nella dichiarazione della BCE un cambiamento nel tono o nelle modalità con le quali la politica monetaria verrà modificata in futuro. Coloro che pensano che avrebbe potuto esserci un messaggio differente rispetto a quanto affermato nel seminario della Banca Centrale Europea di Sintra si sono sbagliati. Il programma di acquisto degli asset verrà discusso nel corso del meeting in autunno (probabilmente a settembre) in quanto si prevede che il programma attuale debba chiudersi a dicembre se le prospettive di lungo termine dell’inflazione dovessero convergere al 2% o se il tasso di inflazione si avvicinasse al target. L’importo attuale di 60 miliardi di euro al mese verrà probabilmente abbassato nel 2018 in quanto la ripresa è vigorosa, ma non avremo una data ultima fino a quando il tasso di inflazione al 2% non si registri in tempi rapidi. Ci aspettiamo 60 o 40 miliardi al mese dopo dicembre 2017”.

La BCE dunque non avrebbe nessuna fretta di velocizzare un cambiamento della sua politicia monetaria. E d’altronde “un cambiamento troppo repentino si dimostrerebbe un rischio negativo per la ripresa e non è quello che la BCE vuole per l’economia dell’area euro”, continua Waechter. “L’obiettivo della BCE deve essere la creazione di un momentum di crescita più vigoroso e autonomo supportato da una domanda privata interna. Per questo motivo, una politica monetaria accomodante per un periodo più esteso continua a essere la giusta via”. In linea anche Anthony Doyle, investment director del team retail fixed Interest di M&G Investments. “la BCE sta agendo in modo cauto rispetto a qualsiasi possibile annuncio di riduzione degli stimoli di politica monetaria, nel timore di generare una volatilità non voluta sui mercati finanziari. Per la verità, è probabile che i tassi d’interesse non verranno alzati per ancora qualche tempo. Questo a dispetto di una performance più sostenuta delle economie dell’Eurozona nel corso del 2017. Oggi molti Paesi in Europa stanno beneficiando del forte livello di fiducia delle imprese e dei consumatori, e ciò suggerisce che la ripresa dei consumi e degli investimenti da parte delle aziende continuerà a contribuire positivamente alla crescita economica complessiva”.

Il problema però, secondo Marco Vailati, responsabile ricerca e investimenti di Cassa Lombarda, è che la migliorata situazione economica non impatta ancora sui prezzi e rende opportuno il mantenimento del supporto monetario con atteggiamento paziente e prudente. “Il permanere dell'inflazione a livelli bassi resta la principale insoddisfazione della Bce - che prevede resti stabile nei prossimi mesi e in rialzo graduale solo nel medio termine. Secondo la Bce, il recente calo temporaneo è legato prevalentemente all'energia. Anche la componente base resta bassa senza trend convincenti di ripresa né rischi estremi di deflazione. Proprio per questo, la Bce monitora attentamente le condizioni finanziarie, attualmente definite molto supportive, cercando di evitare inasprimenti non desiderati”, dice Vailati. “In tal senso, anche il cambio viene seguito, seppure non sia un obiettivo diretto e il recente movimento abbia ricevuto alcune attenzioni. Il riferimento al recente apprezzamento dell'euro non "preoccupato" ha probabilmente tranquillizzato gli operatori sul livello di cambio "sopportabile" dalla Bce. Ciò ha spinto a un ulteriore incremento delle posizioni lunghe in attesa dell'intervento di Draghi a Jackson Hole il prossimo 25 agosto e del successivo meeting Bce del 7 settembre, che potrebbero apportare newsflow restrittivo favorevole alla moneta unica”. Draghi è stato molto costruttivo sull'economia, restando però ancora accomodante sulla politica monetaria.