È meglio scommettere sulla Cina o sull’India? La risposta è nella scelta dell'asset allocation

Asia, Cina, India
Foto di Pratiksha Mohanty (Unsplash)

Se vi siete chiesti su quale Paese dell’Asia vi conviene investire, la risposta non è immediata. Se si guarda all’asset allocation tattica è la Cina, ma probabilmente per quella strategica è meglio puntare sull’India.

L’apertura dell’economia cinese di fine 2022 ha impresso una spinta positiva ai mercati emergenti. “L’abbandono della politica zero-covid e il programma del governo cinese (sviluppo economico, espansione domanda interna e sostegno alle società immobiliari e società e-commerce per lo sviluppo occupazionale e competizione globale) hanno risanato la fiducia degli investitori, contribuendo ad arginare il sentiment negativo che ha segnato tutto il 2022”, spiegano Carlo De Luca, responsabile Asset Management, e Alessio Garzone, analista, di Gamma Capital Markets.

L’interesse degli investitori in Cina è salito negli ultimi anni. Il governo cinese accoglie con favore capitali esteri, e la crescente classe media del Paese, così come la sua leadership nell’ambito delle tecnologie emergenti come il solare e le batterie per veicoli elettrici, offrono opportunità interessanti agli investitori. “Il potenziale della Cina è indiscutibile, ma le riforme recenti evidenziano quanto qui sia ancora difficile investire in modo sostenibile. Navigare all’interno del complesso contesto nazionale per investire con una prospettiva ESG richiede una profonda conoscenza del Paese”, spiega Matthew Welch, responsabile Investment Specialist, DPAM.

Nel lungo periodo…

“Senza dubbio questa rapida crescita demografica giocherà a favore della scalata dell’India verso la vetta delle maggiori economie a livello mondiale. Avere un’alta percentuale di giovani significa infatti poter fare affidamento su una forza lavoro più propensa al cambiamento, soprattutto nel settore tecnologico, in grado di dare spinta e dinamicità alla crescita economica del Paese”, afferma Roberto Rossignoli, portfolio manager di Moneyfarm. Attualmente l’India, con un Pil di quasi 3.500 miliardi di dollari, si posiziona al quinto posto a livello mondiale, tra le economie in più rapido sviluppo, ma si prevede che nei prossimi dieci anni passerà al terzo posto al mondo, con un Pil di circa 10 mila miliardi di dollari. Per il 2023 la Banca Mondiale stima che il tasso di crescita dell’India (+6,6%) supererà tutte le principali economie, inclusa quella cinese (+4,3%) e quella degli Stati Uniti (+0,5%).

“Povertà e disuguaglianza restano una piaga sociale per l’India e, se da un lato il Paese può contare su un gran numero di giovani desiderosi di dare il proprio contributo alla crescita economica, dall’altra i posti di lavoro, al momento, non bastano per tutti, specialmente nelle regioni del Nord del Paese, che dipendono ancora fortemente dall’agricoltura. Uttar Pradesh, per esempio, ospita il 17% della popolazione indiana, ma occupa solo il 9% dei posti di lavoro nell’industria”.

Giovanni Buffa, senior fund manager azionario emergente di AcomeA SGR, poi conclude: "venendo ai singoli Paesi pensiamo che rappresentino una occasione di investimento il Brasile e, seppur in misura minore, la Cina. Riteniamo come, al contrario, India, Indonesia e Taiwan offrono un rapporto rischio/rendimento meno attrattivo".