Elezioni europee, quali implicazioni per gli investimenti tra integrazione e populismi

Christian Wiediger, Unsplash
Christian Wiediger, Unsplash

L’appuntamento per l’elezione dei membri del Paramento europeo che si terrà tra il 23 e il 26 maggio è l’oggetto del secondo paper dell’Algebris Policy and Research Forum. La ricerca dal titolo European Votes: An Existential Moment for EU Integration, i cui risultati sono stati presentati a Londra da Silvia Merler, coordinatrice delle  attività del think tank insieme a Davide Serra, indaga possibili esiti e ripercussioni di un evento che non appassiona i mercati in questo momento ma che potrebbe avere effetti importanti sul contesto di investimento sia nel breve termine che nel lungo periodo.

Aggregazione vs disgregazione

Ad emergere dall’analisi svolta dall’Algebris Policy and Research Forum è in primis una contraddizione interna legata all’appuntamento elettorale. Se da un lato, infatti, la fiducia complessiva nell’Unione da parte dei cittadini europei risulta in crescita dopo i picchi negativi raggiunti nel periodo post-crisi del debito sovrano del 2011, l’Eurobarometro certifica un gradimento superiore al 50% degli intervistati, due fondamentali elementi di criticità determinano l’ascesa nei sondaggi delle forze maggiormente scettiche nei confronti delle istituzioni continentali.  Da un lato la mancanza di rappresentatività, con i cittadini in particolare degli Stati considerati periferici convinti che la propria voce non conti in Europa, e dall’altro l’incapacità di risolvere problematiche considerate centrali per la vita sociale del Vecchio Continente, tra cui primariamente l’incertezza economica e la sicurezza.

Il limbo Brexit come monito agli Stati membri?

A fare da sfondo alle elezioni europee è la questione realtiva all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Un nodo che è ancora lontano dall’essere sciolto.  Dopo l’ennesima bocciatura da parte del parlamento inglese della proposta di accordo del governo, Theresa May ha richiesto ufficialmente all’UE una proroga fino al 30 giugno, affermando contestualmente all’invio di una lettera ufficiale a Donald Tusk, presidente del Consiglio UE, di ritenere inaccettabile una partecipazione della Gran Bretagna alle elezioni di fine maggio a tre anni dal voto su Brexit. La modalità di gestione di questo limbo da parte dell’UE, fa notare Stéphane Monier, chief investment officer di Banque Lombard Odier & Cie SA, varia da posizioni più dure a più accomodanti ma vede in ogni caso Theresa May in una posizione di attesa circa decisioni su cui non ha alcun potere negoziale. “Una proroga molto più lunga, possibilmente al 2020”, ha affermato Monier spiegando quella che è accredita come preferenza attuale del presidente del Consiglio UE, “sarebbe possibile qualora il Regno Unito ritenesse necessario rivede la sua strategia per la Brexit e costruire un consenso intorno ad essa”.

Il nuovo Parlamento europeo e le implicazioni per gli investimenti

“Queste elezioni”, ha spiegato Didier
 Borowski,
 head of macroeconomic research di Amundi, “stanno diventando una sorta di referendum sul progetto dell'Unione Europea e un test politico chiave per molti paesi dell’Unione”. Secondo il monitoraggio delle intenzioni di voto quindicinale effettuato direttamente dal Parlamento europeo in collaborazione con Kantar Public e effettuato su un campione di circa 400 milioni di elettori nei 27 paesi Ue, il gruppo PPE risulta in calo del 3,3% mentre i socialisti del 5,7%. Entrambe le forze maggioritarie e europeiste andrebbero così incontro ad una sostanziale flessione a fronte di un’ascesa del gruppo dell'Europa delle Nazioni e della Libertà (ENF) di Marine Le Pen e Matteo Salvini, per cui le intenzioni di voto certificano un possibile incremento del 3,4%. Al guadagno netto di rappresentanti deve inoltre essere aggiunto l’effetto di riduzione del numero complessivo dovuto all’uscita del Regno Unito, i cui seggi saranno ripartiti solo in parte, congelando i restanti in vista di nuovi aderenti.

Parlamento europeo, Proiezioni

“La necessità di trovare nuovi equilibri interni”, ha affermato Borowski, “potrebbe allungare i tempi di formazione della nuova Commissione Europea, slittando una sua effettiva operatività al 2020 e ritardando la redazione quadro finanziario pluriennale 2021-27, essenziale per il futuro dell'Europa”.

Effetti di una composizione maggiormente euroscettica del Parlamento europeo saranno visibili inoltre nel breve periodo sulle singole asset class principali. “Dal punto di vista del reddito fisso europeo”, ha dichiarato Isabelle Vic-Philippe,
 head of Euro govies and Inflation di Amundi, “un indebolimento dell'integrazione europea potrebbe determinare un aumento dell'incertezza nel mercato, un indebolimento dell'euro e una maggiore attenzione agli spread sovrani”. “Da un punto di vista azionario”, ha affermato invece Kasper Elmgreen, head of equities dell’asset manager, “gran parte dell'incertezza appare già scontata dai mercati azionari europei, ad eccezione di una Brexit senza accordo o di un'ulteriore marcata decelerazione dell'economia europea, che al momento non rientrano nella nostra view. Riteniamo che le opportunità nell’ambito delle azioni value europee siano le più interessanti.