Sebbene i mercati non si aspettavano grandi sorprese da queste elezioni, il risultato molto elevato del voto a favore del partito di estrema destra AfD rappresenta uno scossone. Un punto di attenzione per l’Europa sarà vedere chi sarà il nuovo Ministro delle Finanze.
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La Merkel ha vinto le elezioni ma il risultato sopra le attese di Alternative für Deutschland (AdF) riporta in auge le retoriche nazionaliste che in Europa sembravano sopite. La frangia anti-europeista tedesca ha al momento oltre il 12% delle preferenze, un segnale forte nel Paese che più ha beneficiato dell’euro finora. I mercati stanno reagendo in maniera assolutamente composta, con l’euro che si è leggermente indebolito, i future sulla Borsa e gli spread praticamente invariati. Per Paul Hatfield, global chief investment officer di Alcentra (BNY Mellon IM) "i mercati non si aspettavano grandi sorprese da queste elezioni, ma il risultato sorprendentemente elevato del voto a favore del partito di estrema destra AfD rappresenta uno scossone. Non credo comunque che assisteremo a un aumento significativo della volatilità di breve termine, data la reazione sottotono degli investitori a molti dei recenti shock politici. Potrebbe però indebolire la mano della Merkel nella coalizione e avere un impatto sui negoziati della Brexit. I mercati si aspettavano che queste elezioni permettessero ad una cooperazione Merkel-Macron di fornire ulteriore sostegno all'euro con conseguenti vantaggi per i mercati azionari europei, ma il coinvolgimento dell'AfD adesso potrebbe condizionarla. Recentemente i bund tedeschi erano stati più allineati ai treasury americani e questa tendenza sembrava destinata a continuare, ma questo risultato potrebbe far si che la differenza di rendimento duri un pò più a lungo ".
"L’impatto sui mercati a breve potrebbe essere limitato, soprattutto per l’assenza di visibilità sulla formazione della coalizione. È quindi probabile che ci sia un seguito che potrebbe rivelarsi più importante per i mercati rispetto alle elezioni stesse rappresentato dalle consultazioni politiche per la formazione del governo”, spiega Maria Paola Toschi, market strategist di J.P. Morgan Asset Management. “Un punto di attenzione per l’Europa sarà vedere chi sarà il nuovo Ministro delle Finanze, se sarà o meno confermato Schauble, figura molto popolare in Germania per il suo approccio fermo nei confronti delle richieste europee, o meno. Per i mercati, il tema della crescita resta dominante soprattutto in Germania dove gli ultimi dati confermano il quadro di un’economia in piena occupazione e improntata ad un solido sviluppo. Auspicabilmente, un nuovo periodo di stabilità politica potrebbe portare a riflettere sulle posizioni della Germania sui temi del surplus delle partite correnti e di bilancio che al momento attuale non contribuiscono ad alimentare crescita in Europa e riguardo ai quali si è auspicato un approccio più espansivo".
Torna il rischio politico in Europa
Per Nick Clay, gestore del BNY Mellon Global Equity Income Fund “l’economia della Germania è stata tra le principali beneficiarie del progetto europeo. Non sorprende, dunque, che Angela Merkel sia stata rieletta. Tuttavia l’ottimismo dei mercati nell’interpretare il risultato del voto tedesco potrebbe essere prematuro. Gli investitori sembrano convinti che la vittoria di Macron in Francia abbia segnato la fine dell’ascesa dei partiti populisti e che il panorama politico si stia normalizzando. Secondo tale visione, la Brexit non sarebbe stata che un incidente di percorso, un caso isolato. Crediamo che questa sia una convinzione erronea, come dimostrato anche dal risultato migliore del previsto ottenuto dal partito di estrema destra AfD. Macron era un outsider, sconosciuto nei circoli politici sino a un anno fa. La sua vittoria non è dissimile da quella di Trump (per quanto gli approcci dei due siano ovviamente molto diversi): in entrambi i casi, l’elettorato ha votato contro l’establishment e contro lo status quo politico, in favore di un cambiamento e di qualcosa di diverso, di nuovo. Lo stesso vale per la Brexit e per le elezioni in Gran Bretagna. Pertanto, riteniamo che sia pericoloso interpretare la rielezione di Angela Merkel come la fine del populismo in Europa, così come sarebbe pericoloso ritenere che le elezioni in Italia nel 2018 e il potenziale voto in Catalonia siano privi di rischi. Il cambiamento resta necessario, ed è ancora richiesto a gran voce dagli elettori”.
“La Germania è diventata meno prevedibile e i mercati dovrebbero tenerne conto”, dice Elliot Hentov responsabile policy and research – official institutions EMEA di State Street Global Advisors. “Il successo di Alternativa per la Germania (AfD) ha cambiato le carte in tavola per la Merkel, eliminando le tradizionali opzioni di coalizione di Governo. Merkel si trova ora a sperimentare per la prima volta nella storia tedesca una coalizione formata da tre forze politiche (senza contare il partito Unione Cristiano-Sociale bavarese - CSU) e ciò richiederà maggiore coordinazione e più trattative. Inoltre, il divario politico tra i partiti è ancora elevato e sia i Verdi (Allenza 90) sia il Partito Democratico Libero (FDP) molto probabilmente saranno degli alleati difficili. Di conseguenza, qualsiasi coalizione governativa difficilmente riuscirà ad agire con rapidità o a mantenere quella stabilità che ha sempre contraddistinto la Germania”.
Ora tocca all’Italia
Per Marco Piersimoni, senior portfolio manager di Pictet Asset Management, “la Germania ha una rilevanza politica troppo alta per l’Europa: un’assenza di leadership prolungata potrebbe creare problemi. Al momento, ci sarebbero le condizioni per una coalizione tra Merkel, Liberali e Verdi, con la possibile riconferma di Wolfgang Schäuble in veste di ministro del Tesoro. Con tale esecutivo si andrebbe verso un’Europa simile a quella sperimentata finora, con la Germania potenzialmente più riluttante verso forme di maggiore integrazione economica. Un quarto mandato Merkel senza quindi slancio e virtualmente 'pericoloso' per il futuro di medio termine dell’Europa. Tanto più che l’Italia, il cui ruolo in Europa non è da sottovalutare, la spinta anti-euro non ha mai perso mordente. L’appuntamento con le elezioni regionali siciliane del 5 novembre è ora cruciale per avere un’indicazione sul futuro, nonostante oggi covi ancora sotto la cenere. Nel nostro Paese le forze più o meno dichiaratamente anti-euro mostrano ancora una certa forza relativa, perciò l’esito di novembre in vista delle prossime politiche sarà particolarmente interessante per i mercati. I tanto agognati Eurobond non saranno privi di condizioni: sarà prima necessario che i conti pubblici siano in salute e che sia spezzato il legame tra salute delle banche e salute degli Stati, elemento da sempre discriminante per l’Italia".