Ungheria, Cina, Polonia e Messico. Quali sono le variabili che hanno influenzato queste economie e le prospettive per il nuovo anno.
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I mercati emergenti hanno subito una pesante battuta d’arresto nel corso dell’anno. Uno dei motivi principali è da ricercare nel dollaro forte che non ha aiutato queste economie.
Andamento Dollaro-Euro negli ultimi cinque anni

Non bisogna però perdere di vista l’orizzonte temporale d’investimento. Secondo Nils Rode, chief investment officer, Schroders Capital, i mercati emergenti e di frontiera continueranno a crescere, trainati principalmente dalla crescita demografica.
Ungheria
Nel dettaglio dei singoli Paesi, in Ungheria le condizioni di finanziamento per questa asset class sono notevolmente peggiorate, in parte anche a causa di una Fed “falco”, che ha alzato i costi di finanziamento esterni, mentre i rendimenti locali quest’anno sono quasi raddoppiati. “Questa mancanza di alternative di finanziamento potrebbe avere dei risvolti inaspettatamente positivi: le autorità ungheresi si sono dette infatti disposte ad affrontare le questioni sollevate dalla CE attuando i cambiamenti richiesti attraverso una legislazione che dovrebbe entrare in vigore a breve”, spiega Antonella Manganelli, AD e responsabile investimenti di Payden & Rygel Italia. Considerando la controparte del tavolo negoziale, la Commissione Europea non ha alcun interesse a danneggiare intenzionalmente uno Stato membro, ma potrebbe essersi sentita frustrata per il fatto che le misure adottate fin qui dall’Ungheria non abbiano portato alla risoluzione dei problemi emersi. Il potere di veto dell'Ungheria limita, inoltre, la capacità dell'UE di perseguire questa politica. “Per questi motivi riteniamo che il governo ungherese e l’Unione Europea si muoveranno verso una soluzione condivisa entro la fine dell’anno”, afferma la professionista.
Cina
Secondo Gaurav Mallik, chief investment strategist di State Street Global Advisors, la debolezza dei mercati cinesi e la forza del dollaro limitano le opportunità in ambito azionario. “Se da un lato prevediamo che sfide e volatilità persisteranno anche nel 2023, dall’altro riteniamo che gli investitori dovrebbero essere pronti per una fase di ripresa e che potrebbero trarre vantaggio dall’investire la liquidità con un timing prudente”, spiega. “In questo difficile contesto macroeconomico, ci orientiamo verso titoli di qualità, ossia società con utili stabili e business model solidi, che a nostro avviso sono sufficientemente resistenti per affrontare le pressioni sui prezzi”.
Polonia e Messico
Secondo S&P, un rallentamento globale più marcato, condizioni finanziarie più rigide e prezzi dell'energia più elevati renderebbero il 2023 più cupo per le economie dei mercati emergenti. “Rispetto alla previsione di base, la Polonia e il Messico sarebbero i più colpiti, dati i loro significativi legami economici con le economie europee e statunitensi, rispettivamente”.
Investimenti sostenibili
Secondo Mary-Therese Barton, head of Emerging Markets Debt di Pictet Asset Management Investment, le obbligazioni sovrane con etichetta ESG sono in grado di allineare gli interessi degli investitori e lo sviluppo economico sostenibile dei mercati emergenti. “Ciò che più conta, però, è che il grado di trasparenza e responsabilità richiesto dalle obbligazioni ESG fornisca un solido quadro di riferimento per l'attività di engagement e, in ultima analisi, consenta agli investitori come noi di avere un dialogo più attivo e strutturato con i governi sugli esiti in ambito sociale e ambientale”, spiega. “Le varie nazioni sono di solito piuttosto scrupolose nello spiegare gli obiettivi e questo ci fornisce una visione più chiara della politica e delle riforme prioritarie. Tutto ciò offre l'opportunità di investire in modo responsabile e generare un impatto positivo”.