Equita: nel 3° trimestre 2022 crescono i flussi per i PIR alternativi. Ancora deflussi per gli ordinari

Foto Unsplash
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Nel terzo trimestre 2022 i fondi PIR vedono flussi positivi sugli alternativi e deflussi per gli ordinari. A rilevarlo, il PIR Monitor di Equita, a cura di Luigi De Bellis, co-head Ufficio Studi della società. Secondo quanto rilevato, i fondi PIR alternativi hanno visto flussi netti positivi per 14,5 milioni di euro nel terzo trimestre (+250,7 milioni YTD), dati positivi, certo, ma in frenata rispetto ai 152,7 milioni di raccolta del 2Q e gli 83,4 milioni del 1Q. Per contro, i PIR ordinari registrano deflussi netti per 330,3 milioni e un andamento negativo anche in ottobre e novembre (portando il saldo complessivo YTD a novembre a -559 milioni), “riteniamo a causa delle continue incertezze geopolitiche e volatilità sui mercati, che da un lato non hanno spinto verso nuove sottoscrizioni e dall’altro hanno portato a prese di profitto su strumenti che avevano registrato complessivamente buone performance su un orizzonte di 4-5 anni (FTSE Italia Small-cap +70% da inizio 2019 e +29% a 5Y)”, commenta De Bellis. Secondo i dati di Assogestioni, si legge ancora nel PIR Monitor, gli AuM totali promossi dai 64 fondi PIR sono pari a 16,5 miliardi a fine 3Q22, mentre si stimano oltre 2,4 miliardi per i PIR alternativi.

Le società con maggiori AuM in fondi PIR

"In termini di AUM, il leader del segmento dei PIR ordinari rimane ancora Banca Mediolanum (21,8% di quota di mercato), davanti a Intesa Sanpaolo (20,9%), Amundi (16,1%), Arca (12,7%) e Anima (9,7%).

Fonte: Assogestioni.

Per quanto riguarda i PIR alternativi, il leader di mercato è di Intesa Sanpaolo (79% di quota di mercato su dati Assogestioni), davanti ad Amundi (7,2%), Mediolanum (5,9%), Kairos (3,1%) e Arca (2,7%).

Fonte: Assogestioni.

A questi si aggiungono Azimut (con 731 milioni di euro di AUM o circa 29,7% di quota di mercato su 2,46 miliardi di euro di AUM), Credem Private Equity (5,1% di quota di mercato), Equita Capital SGR (con 61 milioni di euro di AUM), HI Algebris (2%) e Anthilia SGR (1,9%).

Fonte: Elaborazioni Equita SIM su dati delle società, sito web della società e Assogestioni; *dati a fine nov-22; **dati a fine giugno-22.

In termini di singole categorie, l'incidenza sul totale degli AUM dei prodotti azionari è leggermente diminuita al 26,3% (dal 26,9% del 2° trimestre 22), principalmente a causa dell'andamento negativo dei mercati azionari, mentre i fondi chiusi sono aumentati all'8% (dal 7,5%) e i fondi flessibili al 24,2% (dal 23,9%).

Biennio 2023-2025

Per il periodo 2023-25 Equita si aspetta circa 1,5 miliardi di raccolta netta per i PIR ordinari (di cui circa 500 milioni nel 2023), mentre per i PIR alternativi le attese sono che possano raggiungere 10-15 miliardi di AUM in cinque anni.

De Bellis fa poi il punto sulla Legge di Bilancio 2023, che ha esteso gli incentivi per le IPO delle PMI con un credito di imposta (del 50% dei costi di consulenza sostenuti per l’IPO utilizzabile in compensazione a decorrere dal periodo d’imposta successivo alla quotazione) con un tetto a 500 mila euro (dai 200 mila del 2022) e un plafond di 10 milioni nel 2023 e altrettanti nel 2024 (dai 5 milioni del 2022 e 30 milioni del 2019-21). “Giudichiamo positivamente la proroga degli incentivi per le IPO che hanno rappresentato un sostegno fondamentale negli ultimi anni per la raccolta di capitali e quotazioni di PMI italiane su Euronext Growth Milan” afferma De Bellis richiamando le 26 nuove IPO su EGM nel 2022 con circa 900 milioni di raccolta (contro gli 844 milioni del 2021). “tuttavia, sarebbe necessario rendere questa misura strutturale, in modo da garantire più visibilità alle aziende che intendono intraprendere un percorso di quotazione”. Sul fronte dei PIR alternativi, invece, “riteniamo che siano uno strumento fantastico per fornire un supporto di capitale alle PMI sia private che pubbliche”, sorretto dal rinnovo, per il 2023, del meccanismo di credito d'imposta per coprire le perdite potenziali. “Sarebbe inoltre auspicabile eliminare l’unicità dei PIR ordinari (come già accade per i PIR alternativi), ossia permettere a ciascuna persona fisica residente in Italia di essere titolare di più di un piano di risparmio a lungo termine in contemporanea”, conclude l’esperto.