L'indagine annuale svolta tra gli analisti di Fidelity International certifica il punto di svolta sulla sostenibilità, ormai al primo posto tra gli obiettivi di sviluppo delle società a livello globale.
Il 2020 spartiacque per i temi ESG. L'indagine annuale svolta da Fidelity International all'interno del proprio team di analisti a livello globale ha un risultato inedito e netto. La sostenibilità sale al primo posto tra le priorità dei piani di sviluppo societari. E se, come prevedibile, è l'Europa a guidare verso questo cambiamento, forti segnali arrivano anche da fuori il Vecchio Continente, Cina compresa. Questo quanto emerge dall'aggregazione dei risultati di circa 15.000 incontri svolti dagli specialisti di Fidelity con compagnie dislocate in ogni parte del mondo.
"Oltre il 90% degli analisti di Fidelity, in aumento del 70% rispetto al 2019", si legge nei risultati della ricerca, "segnala che alcune delle aziende da loro trattate si concentrano sempre più sui fattori ESG. Questo cambiamento è rilevabile nella maggior parte dei settori e in tutte le regioni, anche nelle aree dove l'interesse verso i fattori ESG in precedenza sembrava stagnante o in calo".
"Se da qualche tempo l'importanza dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) è andata crescendo in Europa, questi ormai rappresentano un tema dominante in regioni come l'Asia e in particolare in Cina, dove l'80% degli analisti segnala un aumento dell'attenzione ai fattori ESG nel 2020 in tutte o alcune delle aziende trattate. Si tratta di un forte aumento rispetto al 63% rilevato nell'indagine dell'anno scorso e al modesto 33% del 2018", entra nel dettaglio lo studio. "Poco più del 90% degli analisti di Fidelity specializzati negli USA e in Canada segnalano una crescente attenzione ai temi ESG in tutte o alcune delle aziende trattate, rispetto al solo 57% del 2019", viene inoltre specificato.
Sentiment resiliente
Lo scenario di base costruito dagli analisti di Fidelity International per il 2020 è che il contesto economico e commerciale migliorerà, ma solo di poco e più lentamente. La recessione sembra essere stata rimandata ancora una volta, almeno fino al 2021, grazie ai tassi di interesse bassi, alla ripresa del commercio mondiale e ai consumi tuttora solidi. "Solo il 36% degli analisti", è certificato dalla ricerca, "riferisce che le aziende si stanno preparando per la fine del ciclo, in calo rispetto al 49% dello scorso anno". Gli analisti di Fidelity prevedono invece 12 mesi più tranquilli sul fronte dei fondamentali aziendali nel loro insieme, anche se permangono rischi geopolitici e l'impatto completo del coronavirus è ancora sconosciuto.
“Il risultato della Survey di quest’anno conferma che non siamo ancora vicini a una recessione, nonostante i tassi bassi proseguano e alcuni venti contrari di inizio anno per i quali non siamo ancora in grado di misurare se vi sarà un impatto sull’economia, se non sul breve termine", ha commentato Cosmo Schinaia, country head per l’Italia di Fidelity International. "Nell’attuale contesto, l’approccio attivo di Fidelity risulta vincente. I nostri team di investimento, infatti, effettuano le scelte di portafoglio a seguito di approfondite ricerche e analisi, che sono il risultato dei numerosi incontri che i nostri analisti organizzano con le aziende ogni anno. Questo permette loro di toccare con mano il sentiment del management, comprendere a pieno il contesto nel quale queste si muovono e selezionare quelle in grado di fornire ritorni interessanti ma soprattutto sostenibili nel tempo”, ha aggiunto.