La crescita esponenziale degli investimenti sostenibili avvenuta nell’ultima decade, con una particolare accelerazione nell’ultimo triennio, pone rilevanti quesiti su un comparto che ha conosciuto momenti di alterne fortune in passato.
“Abbiamo lanciato il nostro primo fondo nel 2001 e ci sono voluti dieci anni per arrivare a un miliardo di sterline. Nei successivi cinque anni abbiamo raggiunto i due miliardi di sterline e in ulteriori due anni e mezzo siamo arrivati a toccare quota quattro miliardi. Questo testimonia un forte interesse per il comparto. Il grande cambiamento che sta avvenendo è legato al crescente interesse per la modalità con cui sono raggiunti i risultati finanziari”. L’andamento delle masse in gestione della gamma di fondi sostenibili gestita da Peter Michaelis, head of Sustainable Investments di Liontrust AM, racconta di un cambio di marcia epocale avvenuto negli ultimi dieci anni nell’approccio degli investitori all’asset class. “L’evoluzione”, sottolinea Maria Folqué, Research and Analysis director di Funds People, collegando l’interesse degli investitori ad una maturazione dello stile di gestione, “è sintetizzabile con il passaggio da criteri di mera esclusione ad una maggiore compenetrazione dei principi di sostenibilità all’interno della filosofia di investimento: l’esclusione rimane ma l’attuale orientamento è definibile come best in class più engagement”. Un percorso ancora in atto poiché, come fa notare Giordano Beani, head of Multi-Asset Fund Solutions di Amundi SGR “secondo l’ultimo report della Global Sustainable Investment Alliance nei mercati sviluppati gli asset definibili come sostenibili ammontano complessivamente a 31 trilioni di dollari, ma ben 20 di questi rientrano nella categoria delle semplici esclusioni”.
Una nuova ondata
Secondo i partecipanti alla tavola rotonda organizzata da Funds People sul tema, l’analisi della storia degli investimenti sostenibili è molto rilevante per comprendere la fase attuale e per sviluppare un consono approccio alla tematica. “Nel 2000”, rileva David Karni, responsabile portafogli d’investimento di Bcc Risparmio&Previdenza, "abbiamo assistito in Italia ad un inizio di interesse per gli investimenti etici, poi quasi completamente sparito negli anni successivi”. “Nel 2010”, prosegue, “abbiamo visto un ritorno ed ora ci troviamo nella seconda ondata e bisogna ancora comprendere appieno quanto si tratti di una moda e quanto invece ci troviamo di fronte ad un cambiamento strutturale”. Meno scettici sul futuro degli investimenti sostenibili Brian O'Rourke, head of Investment Partnerships di Mediolanum International Funds e Gianluca Filippi, head of Sustainable Investments e responsabile
commerciale Finanza e Bancassicurazione di Cassa Centrale Banca. O’Rourke rivela come Mediolanum International Funds abbia recentemente formalizzato specifiche linee guida relativamente agli investimenti responsabili, identificando i fattori puntuali da tenere in maggiore considerazione alla luce del significativo cambio di atteggiamento da parte degli investitori. Il manager definisce il trend in atto come “duraturo”, anche se sottolinea la necessità di mantenere una certa prudenza, poiché, afferma, “il comparto è in un momento di grande evoluzione e l’aumento esponenziale del numero di prodotti disponibili genera anche il rischio di operazioni a pura finalità commerciale, in cui, a fronte della presenza di un’offerta di ESG, l’asset manager non risulta coerentemente impegnato in senso complessivo”. “A partire da quest’anno”, dichiara infine Filippi, testimoniando il crescente interesse per il tema da parte di Cassa Centrale Banca, “siamo membri del Forum per la Finanza Sostenibile e siamo determinati a investire sempre di più sulla sostenibilità con lo studio nuovi prodotti da inserire nel nostro fondo di investimento di diritto lussemburghese NEF per offrire soluzioni sempre più efficaci alle esigenze di gestione del risparmio legate ai temi della sostenibilità”.