ESG e debito emergente, un rapporto sempre più solido

La sostenibilità è ormai parte integrante dei processi di investimento, che trova spazio sia nell’universo equity, che obbligazionario, tuttavia all’interno del debito emergente rappresenta ancora un’importante sfida che gli investitori devono affrontare per assicurarsi performance consistenti aggiustate per il rischio. Nell’ultima parte della tavola rotonda sull’emerging markets debt abbiamo chiesto delle opinioni a fund selector e gestori su un possibile connubio tra questa asset class e i criteri ESG.

Oggi la principale prova che i mercati emergenti devono superare è quella di dimostrare di essere sostenibili. Gli investitori non possono limitare le proprie analisi alla selezione dei migliori Paesi e società, ma devono saper guardare oltre gli aspetti strettamente finanziari, come per qualsiasi altra asset class. Aaron Grehan, deputy head of Emerging Market Debt e Portfolio Manager, EM Hard Currency di Aviva Investors spiega infatti che le loro valutazioni sono sempre supportate da un team ESG di 20 persone per essere certi di integrare tali criteri nelle scelte di investimento. “Un fattore a cui prestiamo particolare attenzione è la governance, che ne nel caso della selezione dei Paesi si traduce in un’analisi della situazione geo-politica”, commenta il gestore. “Tuttavia durante la pandemia anche le ‘E’ e la ‘S’ hanno incrementato la loro importanza, in particolar modo si vuole comprendere come i Governi si stanno muovendo per migliorare il contesto sociale e quali potranno essere gli impatti positivi del loro operato”.

Gli investitori devono poi scegliere come sfruttare l’output delle analisi ESG nella costruzione del loro portafoglio. Aaron Grehan afferma che per esempio loro si espongono a quei Paesi che dimostrano di seguire i sustainable development goals o applicano politiche di mitigazione del cambiamento climatico. Ma è necessaria un’analisi molto più approfondita nel caso di tale asset class.

Secondo Filippo Zafferoni del team Consulenza e Active Advisory di Banca Aletti un aspetto importante che può aiutare a mitigare il problema della comparabilità dei dati è l’engagement all’interno delle società dei Paesi emergenti. “L’approccio ESG deve tenere conto delle differenze di regolamentazioni, deve studiare i vari aspetti sociali legati alla demografia, distribuzione della ricchezza, disoccupazione, e soprattutto oggi, del differente sistema sanitario, per capire il vero potenziale di ciascun Paese. Lo step successivo è quello di misurare la qualità di yield generato da un tale approccio”, sottolinea.

Diverse ricerche accademiche rilevano una correlazione tra gli spread creditizi dei bond emergenti e gli score di governance, più alti sono questi ultimi, migliori sono i rating delle aziende. Ciò nonostante Filippo Valvona, Senior Fund Selection Portfolio Manager di Amundi SGR sostiene che adottare un approccio ESG sul debito emergente è molto difficile, ma è proprio laddove queste analisi possono essere più utili. “La maggior parte dei Paesi emergenti sono produttori di commodities, per cui ancor più degli altri, devono impegnarsi nelle politiche ambientali, dimostrando maggiore trasparenza e rispetto dei diritti sociali. Sviluppare parallelamente un’economia green non è facile”, dichiara il fund selector.

Attenzione alla comparabilità dei dati

“ESG vuol dire quality”, commenta Roberta Rudelli, head of Fund Selection di Cordusio Sim, per questo è importante integrare questi fattori in tutte le strategie di investimento. “Normalmente infatti, le società che presentano migliori score in termini di governance e politiche ambientali e sociali, mostrano crescita e business sostenibili nel tempo, riuscendo a superare meglio i periodi di crisi”, aggiunge la fund buyer. “Tuttavia nel caso del debito emergente la raccolta delle informazioni è più complessa e meno completa rispetto ad altri mercati e questo rende la valutazione dei titoli più complicata”.

Anche secondo Jacopo Ciuffardi, fund selector di Fideuram Investimenti SGR l’approccio ESG usato per il debito delle aziende dei Paesi emergenti potrebbe essere lo stesso che viene applicato per altre asset class, ma l’affidabilità e la comparabilità dei dati non sono paragonabili in tutte le aree geografiche. “Soprattutto sui titoli di Stato esistono ancora zone grigie, come per esempio nel campo degli aspetti sociali e dei sistemi politici”, aggiunge il fund analyst. “Abbiamo un team dedicato alle tematiche ESG e Strategic Activism; ma attualmente non abbiamo ancora investito nel debito emergente prettamente ESG, stiamo comunque monitorando il mercato”, continua.

D’altro canto Paolo Baldessari, responsabile Gestioni Fixed Income di Banca Generali ritiene che proprio nell’ambito dei titoli governativi emergenti un approccio ESG possa fare la differenza, perché consente di raccogliere più informazioni dettagliate sui rischi politici, che altrimenti si potrebbero trascurare. Mentre nell’ambito corporate consentono di cogliere le migliori opportunità in termini di qualità e performance”, conclude l’esperto.