Il proliferarsi di normative nell’ambito della finanza sostenibile ha però delle conseguenze sulla fund selection, che si deve interrogare sulla necessità di selezionare prodotti con una nuova classificazione. Un processo che lascia aperti dubbi anche sul futuro degli strumenti che non rientrano nella definizione di articolo 8 e 9. “La normativa SFDR entrata in vigore a marzo 2021 ha accelerato e dato forza a un percorso già avviato verso la sostenibilità dei prodotti e con questa scadenza c'è stato un accelerare della revisione dei documenti, delle politiche di investimento, delle teorie adottate per la selezione dell'universo investibile”, commenta Alessandra D’Elena, investment analyst di Eurovita. “Come Eurovita già l'anno scorso, in virtù dell'arrivo della normativa, abbiamo formalizzato un questionario rivolto a tutte le case di gestione per capire quale fosse la situazione sul nostro universo fondi”, ricorda l’analyst spiegando che Eurovita ha avviato una mappatura per aggiornare il proprio database in base alla normativa.
“Abbiamo notato che c'è stata sicuramente una forte spinta a classificarsi tra l'articolo 8 e il 9. Come Eurovita abbiamo circa il 33% delle masse che sono classificate con questa categoria, in linea con la mappatura che ha fatto Morningstar in termini di masse. A giorni manderemo la revisione, ma ci aspettiamo che in realtà la percentuale che abbiamo analizzato a fine dell'anno scorso sia leggermente aumentata”, aggiunge D’Elena. Quindi tutti fondi articolo 8 e 9? “L’articolo 8 e 9 è un'etichetta, una classificazione, che può agevolare e portare al dibattito, all'integrazione e alla trasparenza. Ma al nostro livello non è sufficiente: in questo articolo 8 ci sono strategie completamente diverse. Se vogliamo approfondire le strategie e capire quali sono i principi adottati, con che intensità, con che mission, allora il nostro lavoro di analisti è andare oltre”, chiarisce D’Elena.
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