ESG, sfide e opportunità per il settore finanziario

Uomo su rocce notizia
Foto Kristopher Roller, Unsplash

CONTRIBUTO a cura di Invesco, sviluppato in collaborazione con The European House-Ambrosetti. Contenuto sponsorizzato.

Dalla ricerca condotta in esclusiva per Invesco da The European House-Ambrosetti sul tema della sostenibilità emergono alcuni dati che ci aiuteranno a comprendere meglio perchè il tema della sostenibilità è molto spesso associato al settore finanziario e soprattuto quali siano le leve che l’industria del risparmio gestito ha a disposizione per assumere un ruolo chiave nel dare concretezza ai temi ESG. Iniziamo con il dire che a nel 2020 gli investimenti sostenibili globali avevano raggiunto i 35.300 miliardi di dollari, aumentando del 15% negli ultimi due anni (2018-2020) e del 55% negli ultimi quattro (2016-2020)1, con previsioni di crescita pari a 41.000 miliardi di dollari nel 2022 e a oltre 50.000 miliardi di dollari entro il 2025. È interessante notare che questa crescita rappresenta più di un terzo dei 140.500 miliardi di dollari stimati di patrimonio totale in gestione (AuM).

Sebbene l'Europa sia stata finora in testa agli asset ESG, negli ultimi due anni vediamo un notevole interesse da parte degli Stati Uniti, il cui appetito per gli asset ESG è cresciuto del 40%. La quota di investimenti sostenibili è cresciuta costantemente anche in Canada e Giappone. Al contrario, in Australia e in Europa si è registrata una leggera contrazione rispetto ai livelli del periodo 2018-2020, probabilmente a causa del restringimento dei criteri utilizzati nella definizione di “investimento sostenibile”.  

In questo biennio, gli Stati Uniti e l'UE hanno continuato a rappresentare oltre l'80% dei volumi globali di investimenti sostenibili, mentre la percentuale di asset canadesi (7%), giapponesi (8%) e australiani (3%) è rimasta pressoché invariata. In questo contesto, la crescente attenzione agli investimenti ESG sul mercato finanziario non sembra dipendere solo dalla vocazione etica degli investitori. Al contrario, nel corso degli anni è diventato sempre più evidente che esiste una correlazione positiva tra la performance ESG dei titoli finanziari e i rendimenti economici.

I rendimenti a breve termine non sono l'unica caratteristica interessante dei titoli ESG: gli investitori sono anche spinti dal desiderio di migliorare la performance nel lungo periodo e si orientano fortemente verso fondi di investimento attivi per integrare i fattori ESG nel loro portafoglio. Nonostante negli ultimi anni i titoli ESG abbiano registrato performance migliori rispetto a quelli meno sostenibili, il conflitto in Ucraina sembra aver messo in secondo piano gli investimenti sostenibili, in quanto la sicurezza energetica ha preso il sopravvento sull'intensità delle emissioni carbonio negli interessi prioritari degli investitori.

Nel primo trimestre del 2022, favoriti dall'aumento dei prezzi del gas registrato in Europa, i mercati hanno spostato la loro attenzione sul settore tradizionale dell'oil&gas. Di conseguenza, si è verificato un fisiologico rallentamento della raccolta dei fondi azionari ESG: dai 24,4 miliardi di dollari registrati a febbraio ai 9,4 miliardi di dollari di marzo, con un calo mensile quasi sestuplicato rispetto alla media del mercato (-60% per i fondi azionari ESG contro il -13% dell'intero comparto)2.

Vero è che la pressione esercitata sulle aziende dal settore finanziario potrebbe essere vista come una sfida per il mercato in un primo momento, ma nel lungo periodo darà luogo a benefici significativi in termini di accelerazione della transizione sostenibile. La crescente inclinazione verso l'ESG è anche direttamente stimolata dalle esigenze dei clienti: è spesso la pressione esercitata da questi stakeholder che induce organizzazioni e investitori globali ad aumentare il livello di conformità dei loro portafogli di investimento ai criteri di sostenibilità.

Tuttavia, non è sempre facile orientarsi nel mondo sovraffollato degli ESG, dovendo fare i conti con le difficoltà di accesso a dati di qualità e con valutazioni incoerenti. I rating ESG svolgono un ruolo fondamentale, cercando di aiutare gli investitori a individuare le 'aziende più sostenibili' e a monitorare le loro performance ESG. Tuttavia, le metodologie alla base dei rating non finanziari sono molto diverse e possono far sì che la stessa società riceva valutazioni molto divergenti. Spesso, anche le aziende di settori controversi riescono a posizionarsi in alto nelle classifiche di sostenibilità perché i criteri di valutazione si basano per lo più sulle caratteristiche organizzative piuttosto che sul modello di business.

Non si può diventare ‘verdi’ senza diventare ‘blu’

Il successo della transizione sostenibile dipende soprattutto dalla competitività economica dei prodotti e servizi greeni rispetto alle loro controparti ad alto impatto, e quindi dalla maturità delle soluzioni tecnologiche ‘blu’ necessarie per produrli e fornirli. È quindi essenziale completare una doppia transizione (digitale e green).

Nel settore energetico gli effetti di questa doppia transizione sono più tangibili: la costante diminuzione dei costi dell'energia eolica e solare sta trasformando radicalmente il mercato. Solo 10 anni fa, l'energia eolica costava il 22% in più del carbone e il solare addirittura il 223%. Oggi, a distanza di appena un decennio, il prezzo è sceso di oltre l'89%. Ciò che sorprende non è quanto siano diminuiti i prezzi delle energie rinnovabili, ma la rapidità con cui lo hanno fatto. Questo dimostra, ancora una volta, come la tecnologia svolga una funzione abilitante per un'efficace transizione sostenibile: se negli anni passati era spesso sottovalutata, è oggi un alleato fondamentale nella maggior parte dei settori.

La tecnologia ha infatti innescato una rivoluzione digitale che si è ormai avviata verso la cosiddetta quarta rivoluzione industriale (o Industria 4.0), caratterizzata da una maggiore connettività e automazione intelligente. Esempi di tecnologie dirompenti il cui potenziale deve ancora essere sfruttato appieno vanno dall'intelligenza artificiale (AI) alla robotica avanzata, all'Internet delle cose (IoT) solo per citarne alcune.

Se da un lato l'opportunità di sbloccare la doppia transizione, digitale e green, è vasta, dall'altro potrebbe rappresentare una sfida se non viene colta in modo efficace ed efficiente. Infatti, secondo recenti proiezioni, nel migliore dei casi la tecnologia potrebbe contribuire a ridurre il 20% delle emissioni globali di gas serra, l'equivalente di 12,8 gigatonnellate (Gt) in settori quali l'energia (-1,8), i trasporti (-3,6), l'agricoltura (-2), la produzione (-2,7). Tuttavia, gli esperti avvertono che se il contesto attuale dovesse rimanere invariato, un aumento digitale potrebbe portare a una produzione di 19,95 Gt di CO2 al di sopra dei livelli attuali (+550% rispetto al 2020)3.

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Fonti e note
1 Bloomberg Intelligence (2022): ESG by the Numbers: Sustainable Investing Set Records in 2021.
2 Reuters (2022): Demand for sustainable funds wanes as Ukraine war puts focus on oil and gas.
3 The European House – Ambrosetti (2021): re-elaboration of DigitalEurope, Gesi, Andrae & Edler data.