L'invecchiamento della popolazione e l'applicazione dei criteri ESG trovano sempre più strada nei portafogli degli investitori istituzionali. Ecco perché, secondo il forum di Itinerari Previdenziali.
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Lungimiranti, responsabili. Ma anche attenti al fenomeno dell’ecologismo di facciata. La sostenibilità è diventata una componente essenziale anche per gli investitori istituzionali. Gli investimenti finanziari che tendono a premiare le aziende che applicano modelli di business rispettosi dei criteri ESG. Principi che ben si coniugano con la missione degli operatori del welfare, il cui compito principale è il benessere della propria platea di riferimento e, più in generale, di una società soggetta a continui cambiamenti socio-economici e demografici che rendono lo stesso concetto di welfare dinamico.
Come ricorda Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, gli investitori istituzionali, previdenziali e fondazionali in particolare, che dispongono di grandi patrimoni destinati alle prestazioni sociali, si trovano in questo momento storico a dover gestire entrambi gli aspetti: la sostenibilità delle politiche di welfare e quella dei propri investimenti. Due sono le sfide importanti: “l’invecchiamento della popolazione, che porta con sé sempre più spesso il rischio di non autosufficienza ma anche nuove opportunità nella cosiddetta Silver Economy e la conservazione dell’ambiente, attraverso la ricerca di un profitto attento però alla sostenibilità sociale degli investimenti (SRI) e alla coesione sociale con l’applicazione dei criteri ESG”.
Silver Economy, un importante megatrend
I temi sono al centro del dibattito di un Forum virtuale sul welfare integrato che cerca di scattare una fotografia sul sistema degli operatori di welfare dal punto di vista dell’attenzione alla sostenibilità, passaggio cruciale per migliorare le società del presente e soprattutto quelle future.
“Siamo in un momento felice”, commenta Maurizio Agazzi, direttore generale del Fondo Cometa, “perché sia come investitori che rappresentanti dei cittadini abbiamo la fiducia e il mandato di investire i risparmi per un futuro sostenibile. Abbiamo partecipato a diverse iniziative di engagement internazionali, affinché la tematica ESG diventi sempre più premiante. La Silver Economy è un esempio di opportunità d’investimento”. Come ricorda Brambilla, d’altronde, “l’invecchiamento della società occidentale è senza dubbio un megatrend importante e che dev’essere tenuto in considerazione sia lato investimenti sia lato servizi da offrire. Gli over 65 diventeranno in Italia oltre 16 milioni nel 2030, grazie a un sistema socio-sanitario che aumenta costantemente la speranza di vita, anche se per una parte ancora importante non sempre in buona salute”. Gli over 65 dispongono infatti di un patrimonio e una capacità di spesa superiore rispetto al resto della popolazione. Una spesa in aumento, “che a livello mondiale è stimata nei prossimi anni in 15 mila miliardi di dollari, con il settore sanità che peserà da solo per circa mille miliardi di dollari. Sono dunque sempre più numerosi i fondi che investono nella Silver Economy”.
ESG, investitori istituzionali a confronto
L’adozione delle diverse strategie di investimento responsabili (SRI) trova sempre più spazio all’interno dei portafogli degli investitori istituzionali italiani, testimoniando il consolidamento di una nuova visione di profitto. Lo spiega anche Antonella Ansuini, Chief Financial Officer di Fondazione Cariparo. “Da anni pubblichiamo un punteggio ESG dei nostri investimenti. Per investire in modo sostenibile occorre capire quali sono i valori materiali di impatto socio ambientale. Dal 2013, per esempio, la Fondazione ha in portafoglio Generation, la società di Al Gore, che si posiziona nei primi percentili di performance. L’industria dell’asset management deve fare proposte di investimento lungimiranti e responsabili per il nostro futuro”. L’interesse per i criteri ESG è presente anche nel Fondo Pensione B.R.E. Banca. “È un fondo chiuso e di piccole dimensioni, ma nell’ottica di diversificazione del portafoglio, abbiamo dato spazio sia agli investimenti alternativi a sostegno dell’economia reale sia a strumenti che tenessero conto dei fattori di sostenibilità”, spiega la presidente Teresa Greco. “Abbiamo investito inizialmente in private debt, poi in private equity. Anno dopo anno abbiamo valutato le nostre scelte d’investimento seguendo i fattori ESG, così, attraverso alcuni strumenti alternativi abbiamo contribuito ad esempio all’ambiente, riducendo l’impatto delle emissioni gas serra. Un motivo di orgoglio”.
Altra voce convinta di un mondo sostenibile è quella di Inarcassa: “guardiamo agli investimenti ESG per scelta e non per moda”, sottolinea il presidente Giuseppe Santoro. Un percorso che nasce già nel 2016 con la ricerca di investimenti sostenibili e l’adesione ai principi delle Nazioni Unite. “Abbiamo investito 80 milioni di euro nel primo titolo di Stato green e il prossimo 22 aprile sosterremo il summit di Joe Biden per i cambiamenti climatici”. Sul fronte degli investimenti Inarcassa prevede poi di confrontarsi con gli illiquidi, soprattutto i mercati private e real estate. “Abbiamo aperto un tavolo di lavoro con il nostro advisor ESG per avviare una due diligence illiquida in tema di sostenibilità”. Stessa convinzione arriva anche da ENPAB: “Abbiamo investimenti ESG già da vent’anni e al momento il nostro portafoglio in termini di sostenibilità e impegno etico ha circa il 40% di investimenti responsabili”, dice la presidente dell’Ente Tiziana Stallone. “I megatrend indicati, dall’invecchiamento alla digitalizzazione sono di nostro interesse. È chiaro però che bisogna stare attenti a quella che è solo una sostenibilità di facciata. Dobbiamo essere coerenti, come cassa. In tema di governance, d’altronde, siamo l’unico ente che ha tre donne alla guida”.