In una tavola rotonda tutta al femminile, quattro professioniste del risparmio gestito italiano spiegano come gli strumenti passivi diventano un mezzo fondamentale per costruire portafogli sempre più sostenibili.
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Parlare di investimenti ESG senza contemplare gli ETF sarebbe troppo riduttivo. Il 2020, infatti, è stato un anno da record per questa categoria di strumenti passivi, che in Europa hanno visto un’impennata del 135% rispetto l’anno precedente, contando un totale di asset under management (AuM) pari a 125 miliardi di dollari[1]. La pandemia ha solo dato un’accelerazione a quel concetto che negli ultimi anni ha preso sempre più forma nell’industria dell’asset management, secondo cui investire in maniera responsabile può fare la differenza in un portafoglio. Ne abbiamo avuto la conferma lo scorso anno, in cui gli indici azionari e obbligazionari sostenibili hanno mostrato una maggiore resilienza rispetto a quelli tradizionali, aprendo gli occhi agli investitori. Per tal motivo abbiamo deciso di indagare su questi dati in occasione della tavola rotonda virtuale, tutta al femminile, sugli ETF sostenibili.
Gli investitori hanno sviluppato una maggiore consapevolezza sull’importanza dei fattori ESG per i loro portafogli e siamo, quindi, solo all’inizio di un trend in forte crescita. I numeri sono stati esplicativi. “Nel 2020 abbiamo avuto la prova che le strategie ESG hanno aggiunto alpha al portafoglio”, commenta Sabrina Principi, Responsabile ETF e gestioni indicizzate per l'Italia di BNP Paribas AM. “Per esempio, l’indice MSCI Wold SRI s - series, che noi replichiamo con un ETF, ha reso il 6,70% in più rispetto l’indice MSCI World, situazione analoga è avvenuta sui mercati emergenti, sebbene inferiore con solo l’1,5% in più della performance, mentre in Europa la differenza è stata ancor più netta con l’8%. Questo perché le strategie ESG hanno un fattore quality intrinseco, che consente di creare valore aggiunto nel lungo termine”, aggiunge l’esperta.
Gli investimenti sostenibili hanno superato un importante stress test nel 2020 e si sono guadagnati nel breve tempo la fiducia degli investitori. “Si è passati da una gestione di nicchia ad un mainstream del mondo degli investimenti”, dichiara Manuela Maccia, CIO BNL BNP Paribas. “Abbiamo assistito ad una vera e propria trasformazione dell’industria, in cui i criteri extra-finanziari sono diventati impattanti anche sulla parte finanziaria. Di conseguenza questo ha comportato un’evoluzione dell’offerta”, prosegue la manager.
Gli ETF, in questo contesto, fanno da ponte verso gli investimenti sostenibili, perché permettono agli investitori di accedere in maniera diretta e veloce a tematiche legate alla sostenibilità. L’efficientamento dei costi e la capacità degli ETF provider ad offrire una moltitudine di strategie sistematiche sostenibili hanno dato una marcia in più a questa tendenza, permettendo ad un numero sempre maggiore di investitori di sentirsi partecipi del cambiamento e dare un senso al proprio patrimonio.
L’era della finanza rigenerativa
La pandemia ha evidenziato le inefficienze del sistema e creato al tempo stesso un’opportunità per l’industria dell’asset management, quella di rivedere alcuni dei processi usati sinora per le scelte di investimento. “Mettere al centro delle strategie la sostenibilità, vuol dire focalizzarsi sul bene per le persone e la società, e modificare, quindi, l’orizzonte temporale delle scelte di investimento”, spiega Patrizia Bussoli, portfolio manager del Team Asset Allocation Research presso Pramerica SGR. “È solo così che si può parlare di finanza rigenerativa”, aggiunge, “un percorso di transizione fino al critico 2030, in cui si valuterà la neutralità delle emissioni e si decideranno gli step successivi. Si modifica, pertanto il concetto di ritorno atteso, che diverrà più ampio e terrà conto degli aspetti finanziari, ma anche della dimensione economica, ambientale e sociale”, conclude la Bussoli.
Anche gli investitori istituzionali cambiano il loro approccio agli investimenti, che li porta a rivedere le procedure interne. A confermarlo è Alessandra Festini, Tactical Asset Allocation manager & CESGA di Cassa Forense. “Ora bisogna ragionare considerando tre dimensioni: rischio/rendimento e sostenibilità, quest’ultima rappresenta proprio l’ago della bilancia in grado di garantire resilienza ai portafogli e maggior controllo del rischio”, afferma la Festini. “L’offerta di prodotti è aumentata negli ultimi anni ed è necessaria un’apposita due diligence di sostenibilità per valutare gli strumenti che meglio rispondono alle nostre esigenze. Alle valutazioni di sostenibilità, interne e qualitative , si aggiungono poi quelle esterne fornite da Morningstar con gli indicatori di Sustainalytics per avere un’analisi completa”, spiega la manager. “In questo universo, gli ETF possono aiutare a traghettare verso una gestione attiva più sostenibile, attraverso posizioni tattiche in mercati, settori e temi difficili da investire in altra maniera”, conclude.
[1] Fonte: ETFGI Global ESG ETF and ETP Industry Insights, febbraio 2021