ETF, il mercato può ancora crescere

Al 30 settembre 2013, gli Exchange traded product (Etp, acronimo che comprende Etf, Etc ed Etn) gestiscono in Europa circa 400 miliardi di dollari, una cifra superiore del 30% rispetto a quella di fine 2010. I replicanti sono stati lo strumento principe dell’ultimo decennio (in Italia i primi Etf sono stati lanciati nel settembre 2002), eppure il trend sembra essere appena cominciato. Secondo i principali players del settore, infatti, il mercato europeo può crescere fino al 50% nei prossimi tre anni. L’industria possiede tuttora un elevato potenziale, grazie in particolare alle caretteristiche che hanno già reso famosi questi strumenti, come la trasparenza, la semplicità, i costi contenuti e la possibilità di scambiarli intra-day. Perciò, rispetto alla dimensione di mercato di altri strumenti di investimento, quali titoli azionari, fondi comuni di investimento e derivati, gli Etp possono vantare un consistente margine di crescita, anche in mercati maturi come l'Europa e gli Stati Uniti. 

 

Il ruolo di Morningstar

Fin dalla sua nascita, nel 1984, la “missione” di Morningstar è stata chiara: Investors first, gli investitori prima di tutto. Perciò, consci della crescente importanza che questi strumenti ricoprono nei portafogli degli investitori, Morningstar ha ampliato nel tempo il suo campo di ricerca e di analisi, una volta focalizzato esclusivamente sui fondi comuni. Oggi, infatti, Morningstar fornisce informazioni e ricerca indipendente su fondi, azioni, obbligazioni ed Etp. Il team di analisi dedicato agli strumenti passivi lavora su scala globale, come quello dedicato ai fondi tradizionali, e produce periodicamente report sull’industria dei replicanti, con lo scopo di affiancare l’investitore e di aiutarlo nel prendere scelte d’investimento sempre più consapevoli e informate.

Gli elementi da sempre considerati più importanti, su cui si focalizza l’attività di analisi, sono la metodologia con cui viene costruito l’indice sottostante (uno degli aspetti che più è stato oggetto d’innovazione negli ultimi anni), il tipo di replica utilizzato (fisica o sintetica), i rischi connessi e i costi (anche quelli nascosti). Relativamente a quest’ultimo punto, Morningstar ha recentemente pubblicato una ricerca in cui viene presentato un nuovo indicatore, che cerca di dare agli investitori una misura più puntale e precisa, rispetto al semplice Ter (Total expense ratio), dei costi che vengono effettivamente sostenuti, l’Estimated holding cost. 

Morningstar, inoltre, spinge da sempre anche una forte attività di educazione finanziaria, specialmente su strumenti d’investimento relativamente nuovi come gli Etp. Proprio in questo contesto si colloca un evento come la Morningstar Etf Invest Conference Europe, che per il secondo anno consecutivo si tiene a Milano il 7 e l’8 novembre 2013. 

 

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Istituzionale o privato? I costi cambiano

Tra un Etf e un classico fondo indicizzato, come scegliere? Dipende dal tipo d’investitore. L’ultimo studio del team pan-europeo di analisti Etf di Morningstar ha messo a confronto i costi dei replicanti con quelli dei fondi comuni indicizzati tradizionali e ha scoperto che gli Etp rappresentano la scelta più conveniente per gli investitori retail, mentre agli istituzionali convengono quasi sempre i fondi indicizzati.

Lo studio, dal titolo Every Little Helps: Comparing the Costs of Investing in ETPs versus Index Funds, fornisce un confronto tra i costi legati all’investimento in Etp e in fondi indicizzati per le diverse classi di attivo, basato sull’universo europeo. L’analisi si concentra prevalentemente sul Ter (Total expense ratio), ma tiene anche conto di quei costi meno visibili che comunque incidono sul rendimento netto. 

Secondo il report, il Ter medio ponderato per il patrimonio degli Etp azionari è pari allo 0,39%, mentre per i fondi indicizzati equity risulta pari allo 0,73%. Il risultato cambia notevolmente se si prendono in considerazione solo le classi dedicate agli investitori istituzionali, il cui Ter medio ponderato è pari allo 0,32%, inferiore a quello dei replicanti. Si ha un risultato simile se si replica la stessa analisi sull’universo obbligazionario. Tuttavia, a fronte di costi più contenuti, le classi istituzionali offrono un ventaglio di scelta molto più ridotto rispetto all’universo Etp.

Le cose cambiano leggermente se si analizzano specifiche sotto classi di attivo. Ad esempio, i costi legati all’investimento in Etf azionari large cap, quindi dedicati principalmente ai mercati sviluppati, sono diminuiti notevolmente negli ultimi cinque anni. Secondo lo studio, il Ter medio dei replicanti azionari ad alta capitalizzazione è sceso dallo 0,40 allo 0,32%. Stesso trend per i fondi indicizzati dedicati alla stessa asset class, il cui Ter medio è passato negli ultimi cinque anni dallo 0,96 allo 0,68% per le classi retail, e dallo 0,40 allo 0,37% per le classi istituzionali. Entrando ancora più nel dettaglio, lo studio dimostra come i replicanti dedicati alle azioni large cap europee siano più convenienti dei fondi indicizzati (classi istituzionali), mentre per l’equity large cap Usa il risultato è opposto. A prescidenre dal trend generale, quindi, è opportuno analizzare l’asset class in cui si vuole investire.

L’analisi prevede ulteriori diminuzioni delle commissioni in futuro, principalmente grazie a una maggiore concorrenza nel mercato. Negli ultimi cinque anni il patrimonio degli Etp europei è cresciuto del 205%. Nello stesso periodo, gli asset dei fondi indicizzati tradizionali sono aumentati dell’80%. “La crescente popolarità degli strumenti passivi ha creato una specie di guerra dei prezzi in Europa”, spiega José Garcia-Zarate, analista Etf di Morningstar. “Con l’aumentare delle masse gestite, molti emittenti hanno tagliato le commissioni e questa tendenza dovrebbe proseguire sia per gli Etp che per i fondi indicizzati”.

 

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