La Sec approva gli ETF fisici sul prezzo spot della criptovaluta, dopo l'autorizzazione relativa al Bitcoin di gennaio. I player delle criptovalute si interrogano sulle implicazioni e prospettano un’adozione più mainstream degli asset digitali.
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Semaforo verde per gli ETF su Ethereum negli Stati Uniti. Nella tarda serata di ieri, gli ETF fisici che replicano il prezzo spot della criptovaluta più famosa dopo il Bitcoin hanno ricevuto il via libera dalla Securities Exchange Commission (SEC) per la quotazione su Wall Street. La decisione dell’ente americano arriva dopo un’analoga autorizzazione ricevuta a gennaio per gli ETF sul Bitcoin. La SEC ha rilasciato una comunicazione ufficiale dichiarando che tutti gli strumenti finanziari di questo tipo proposti da fondi americani potranno essere scambiati, anche se non ha ancora definito la data in cui verrà ufficialmente aperto il trading. In tutto sono 9 le società emittenti che hanno ottenuto l’approvazione per la possibilità di negoziare nuovi ETF su Ethereum, tra cui BlackRock, Fidelity Investments, Franklin Templeton, Invesco e ARK 21Shares.
Gli asset digitali diventano mainstream
“Gli ETF Spot su Bitcoin avevano già attirato l’attenzione del mondo finanziario tradizionale, sia per l’ingresso su questo mercato dei principali player della finanza mondiale (come BlackRock, Fidelity Investments e Franklin Templeton), che per il grande afflusso di denaro da parte degli investitori, con l’acquisto in soli tre mesi di oltre 200.000 Bitcoin e una importante crescita di valore del mercato delle criptovalute”, commenta Luciano Serra, Country Manager Italia di Boerse Stuttgart Digital, infrastruttura per criptovalute e asset digitali rivolta agli investitori istituzionali.
Ad aprile era stata la volta di Hong Kong, dove la Securities and Futures Commission (SFC) aveva approvato il lancio di ETF spot sia su Bitcoin che su Ethereum. “È possibile che questo risultato internazionale abbia aumentato la pressione sull'autorità di regolamentazione statunitense nell’adozione di una misura per rimanere competitiva ed evitare che il proprio mercato finanziario rimanesse indietro”, continua Serra. Secondo Richard Teng, CEO di Binance, tra le maggiori piattaforme di scambio di criptovalute, l'approvazione degli ETF spot su Ethereum negli Usa è uno sviluppo chiave per l’industria degli asset digitali. Per Teng dovrebbe rappresentare infatti un passo avanti che porterà a un'ulteriore accettazione normativa, aprendo la strada a un'adozione più mainstream degli asset digitali a livello globale. “Riflette un riconoscimento crescente e una più ampia accettazione all'interno dei framework tradizionali, soprattutto in un mercato influente come quello degli Stati Uniti”, dice il CEO. “Si aggiunge a un mercato già attivo per gli ETF sugli asset digitali. Ancor prima dell'approvazione di ieri esistevano già 27 Ethereum ETF attivi scambiati in sette mercati geografici. Inoltre, si segnalano anche 32 ETF Spot Bitcoin offerti e scambiati in cinque mercati differenti”, evidenzia.
In Europa accesso ad Ethereum tramite ETP
Massimo Siano, Managing Director e Responsabile per il Sud Europa di 21Shares, una delle società che ha ottenuto l’autorizzazione per l’ETF su Ethereum dalla SEC, ricorda che il cambiamento riguarda più il mercato statunitense, mentre da tempo in Europa gli investitori possono accedere a Ethereum, Bitcoin e altre criptovalute grazie a un’altra tipologia di veicoli passivi, gli ETP. “Per gli investitori americani sicuramente cambia tantissimo, visto che prima non avevano uno strumento con replica fisica su Ethereum quotato in una borsa regolamentata”, spiega Siano. “Ciò significa che la SEC porterà una maggiore istituzionalizzazione dell’asset, dato che, prima di questa approvazione, tanti investitori istituzionali statunitensi che magari erano interessati a investire Ethereum, semplicemente non potevano perché non avevano a disposizione uno strumento sicuro e dalla struttura familiare per farlo”, argomenta.
Il nuovo ETF spinge il valore di Ethereum
Sempre secondo Siano la decisione della SEC oltre a consentire un accesso all'Ethereum più efficiente e meno costoso, andrà a ridurre il rischio normativo associato a questo asset. “Come accaduto col Bitcoin, la maggiore chiarezza circa l’inquadramento di ETH negli Stati Uniti che questo atto fornisce, contribuirà a cambiare la percezione sulla sua rischiosità”, osserva.
Spinto dall’approvazione dell'ETF, il prezzo dell'Ethereum ha guadagnato oltre il 25% negli ultimi giorni, superando i 3.800 dollari. Secondo le stime degli esperti, il nuovo trend potrebbe spingerlo rapidamente oltre la soglia dei 4.000 dollari, aumentando la probabilità di raggiungere nuovi massimi storici nei prossimi 12 mesi. “Data la capitalizzazione di Ethereum, superiore ai 440 miliardi di dollari e pari circa ad un terzo di quella di Bitcoin, ci si attende un notevole afflusso di capitali anche su questi nuovi ETF, sia da parte di investitori privati che di quelli istituzionali”, prevede Serra. Ma secondo Teng, la distribuzione di capitale per gli ETF spot su Ethereum dovrebbe presentare delle differenze rispetto a quanto accaduto con Bitcoin. “Sarà probabilmente costante, stabile e non drastica, così come è avvenuto per gli ETF Spot Bitcoin statunitensi, che hanno generato oltre 13,3 miliardi di afflussi nei primi cinque mesi”, puntualizza il CEO di Binance.
Sempre più istituzionali verso le cripto
La Banca privata svizzera Julius Baer evidenzia che le criptovalute hanno registrato una forte impennata dalla fine della scorsa settimana, quando gli investitori istituzionali statunitensi hanno reso note le loro partecipazioni in asset digitali. “I maggiori detentori sono hedge fund, market maker e gestori patrimoniali, e il patrimonio totale detenuto presso questi gestori di investimenti è compreso tra il 16% e il 35% del flottante totale dell'ETF spot sul Bitcoin”, spiega Manuel Villegas, Digital Assets Analyst. “L'aspetto più significativo, tuttavia, è stato il fatto che i fondi pensione sembrano essersi affezionati a questa classe di attivi, con il consiglio di investimento dello Stato del Wisconsin che ha allocato quasi l'1% dei suoi 146 miliardi di dollari di asset in gestione nell’ETF spot sul Bitcoin”, continua. "Le dotazioni universitarie sono ancora assenti, anche se l'hedge fund che gestisce una tranche della dotazione di Yale e Princeton aveva un'esposizione positiva in bilancio”, continua. “Il restante 70% stimato dei detentori di ETF su Bitcoin negli Stati Uniti è ancora difficile da misurare, in quanto le normative di altri Paesi non richiedono alle aziende di presentare i moduli 13-F (le comunicazioni obbligatorie che le società di investimento con oltre 100 milioni di asset azionari in portafoglio sono obbligate a fare periodicamente alla SEC). Nel Regno Unito, infatti gli hedge fund sono tenuti a presentare il modulo solo se l'esposizione a un singolo strumento supera il 3% del patrimonio totale gestito”, conclude.