L’universo degli strumenti legati ai trend di lungo periodo che stanno cambiando il modo di vivere a livello globale è in forte ascesa. Scegliere come esporsi è fondamentale. Nella terza parte della tavola rotonda organizzata da Funds People sul tema trattiamo il rapporto tra tema di investimento e rappresentatività degli indici.
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Che cos’è il tema dell’intelligenza artificiale, della robotica, piuttosto che delle risorse idriche? Sono investibili? È possibile costruire un portafoglio diversificato su questa tipologia di trend? Sono queste le domande che separano la chiara visione di un significativo potenziale di crescita dalla creazione di un veicolo di investimento in grado di estrarre valore da trend impattanti su una pluralità di settori economici. Quesiti che ritroviamo tanto nel mondo della gestione che della fund selection. “Prendiamo ad esempio il tema della blockchain”, propone ai partecipanti alla tavola rotonda organizzata da Funds People Luca Vaiani, head of Investment Strategy and senior portfolio manager di Fideuram Investimenti SGR. “Troviamo J.P. Morgan tra i titoli rientranti in alcuni degli indici su questo comparto. Un’inclusione evidentemente problematica che pone il tema della rappresentatività”, fa notare. Ecco che capire come l’universo investibile rifletta una definizione del tema forzatamente dipendente dalle valutazione fatte all’interno di singoli team di investimento risulta fondamentale per il mondo della fund selection, tanto più nel momento in cui ad essere valutato è uno strumento passivo.
Componente attiva
“La difficoltà di selezione del tema è reale”, conferma Giancarlo Sandrin, country head per l’Italia di Legal&General Investment Management. “Un aspetto su cui ci siamo molto interrogati nel processo di costruzione della nostra gamma di ETF tematici, capendo che le competenze interne di un asset manager non sono strutturalmente sufficienti a rispondere a queste domande”, rivela. “Per questo motivo”, aggiunge, “abbiamo deciso di selezionare per ognuno dei nostri ETF tematici un consulente esterno esperto dell’industria, in grado di delimitare il perimetro di un dato tema e indicare quali siano le società rappresentative, non solo in termini di ricavi ma anche, ad esempio, di percentuali di investimento in ricerca e sviluppo”. Un’operazione messa in atto da Legal&General IM per ovviare alla possibile imprecisione dei tradizionali data provider che molto spesso non sono strutturati per produrre studi specifici su determinati settori o temi.
“Al netto delle valutazioni dell’efficienza dello strumento, sulla parte tematica, così come su quella ESG, dobbiamo porre grande attenzione alla selezione dell’indice che vogliamo andare a replicare”, sottolinea Daniel Squindo, portfolio manager di BCC Risparmio&Previdenza. “È importante, dunque, aggiungere una parte di analisi qualitativa, a differenza degli ETF broad su cui può essere sufficiente l’applicazione di un algoritmo quantitativo, poiché è fondamentale capire come è creato l’indice e da quali titoli è composto”, specifica.
Una necessità determinata dal fatto che i trend di crescita ad alto tasso di innovazione hanno messo in crisi le distinzioni settoriali canoniche. “I settori non sono più rappresentativi come in passato”, rimarca Giancarlo Sandrin. “Amazon”, porta come esempio il country head per l’Italia di Legal&General IM, “viene definita consumer con una sottocategoria legata al commercio elettronico, ma se andiamo ad analizzare i driver di crescita della società statunitense vediamo che ai primi posti si posiziona il comparto clouding: ecco che andare a vedere il dettaglio tramite consulenti esperti dei singoli temi risulta fondamentale”.
Diversificazione vs Concentrazione
Una volta stabilito con sufficiente margine di certezza il perimetro del tema, sorge la questione della sua investibilità, intesa come presenza di un contesto sufficientemente strutturato da rendere possibile l’analisi finalizzata all’individuazione dei vincitori di domani. “Data l’alta mortalità delle aziende che operano in questi nuovi trend”, si chiede Alessandro Marchi, fund analyst di Euromobiliare SIM, ragionando su questo aspetto, “dobbiamo domandarci se l’ampia diversificazione, tipica dello strumento ETF, sia sensata nel caso degli investimenti tematici o se invece non sia strutturalmente più efficiente un tipo di portafoglio concentrato e quindi una gestione attiva”. La risposta fornita da Giancarlo Sandrin, richiamando inoltre un intervento precedente di Luca Vaiani, si concentra sulla valutazione operata da Legal&General IM sul tema blockchain. “La nostra decisione”, spiega il country head per l’Italia dell’asset manager, “è stata quella di non creare un ETF tematico su blockchain perché un mercato ancora troppo giovane e a nostro avviso investibile solo attraverso private equity”. “Per quanto riguarda la concentrazione”, conclude Sandrin, “un’analisi dei fondi attivi su megatrend mostra come ci sia tendenzialmente un forte bias sulle large cap, quando invece gran parte della crescita di questi comparti è rintracciabile nelle small cap a cui uno strumento diversificato offre esposizione”. Diversificazione e concentrazione, approcci opposti che non sono visti come incompatibili ma come complementari da Andrea Daffara, fund selector di Sella SGR. “Così come nella costruzione di portafoglio in generale”, dichiara, “anche nell’ambito dei tematici una combinazione di approccio attivo e passivo è utile per creare valore”. “Spesso”, specifica, “ci affidiamo a gestori multi-tematici, ai quali diamo piena discrezionalità nella definizione, gestione e rotazione dei temi, ma laddove riteniamo ci sia spazio possiamo anche operare scelte di allocazione su singoli trend emergenti implementate tramite fondi attivi o ETF mono-tematici”.