Europa, cinque domande che gli investitori dovrebbero porsi

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foto: autor Tanakawho, Flickr, creative commons

"In Europa è arrivata la primavera", dice Monica Defend, head of global asset allocation research di Pioneer Investments. "Dopo anni in cui il Vecchio Continente è stato un'area di preoccupazione per gli investitori, stiamo finalmente entrando, a nostro avviso, in una fase più positiva". In un'ottica di lungo periodo, ci sono cinque domande che gli investitori dovrebbero porsi.

1. È sostenibile questo miglioramento economico?
Sono due i fattori esogeni alla base della migliorata resilienza dell'economia della zona euro: il crollo dei prezzi del petrolio - che ha aumentato il potere d'acquisto dei consumatori - e la politica monetaria della BCE che ha favorito una valuta più debole, ha determinato condizioni di attenuazione del credito e ha favorito la convergenza dei costi di finanziamento nei diversi Paesi dell'area euro. "Nonostante questi miglioramenti, la dinamica dei prezzi rimane incerta e in gran parte determinata dai prezzi dell'energia. L'inflazione di base dell'area euro ad aprile è passata dallo 0,7% all'1,2%, ma non ci sono segni di un trend persistente. Così la BCE probabilmente manterrà l'attuale stimolo della politica monetaria come previsto per facilitare la transizione verso un ripresa autosufficiente".

2. La politica può far deragliare l'economia?
All'interno dell'attuale quadro istituzionale europeo la politica riveste un ruolo cruciale. Le forze euroscettiche possono essere dirompenti in questo contesto, ma finora la loro popolarità sembra contenuta. I sondaggi sono stati più rassicuranti per la Francia, segnalando un ampio margine di vittoria per Emmanuel Macron contro Marine Le Pen. I sondaggi sono rassicuranti anche per la Germania dove il partito di destra anti immigrazione Alternative for Germany (AFD) sta perdendo terreno. Forze euroscettiche sono presenti anche in Italia. "Ma ci sono anche cose che sembrano muoversi nella giusta direzione", afferma Defend. L'UE è riuscita a trovare un accordo (in linea di principio) su una seconda review per la Grecia. Inoltre, si sono svolte anche discussioni a supporto degli investimenti, circa un'assicurazione comune contro la disoccupazione e la creazione di una bad bank in tutta l'area euro".

3. C'è un problema di sostenibilità del debito in Italia?
La questione fondamentale per l'Italia è quella della sostenibilità del debito e la volontà del governo italiano di essere conforme alle prescrizioni incluse nel fiscal compact. Con un tasso di crescita nominale del 3,2% (che sembra raggiungibile) e un costo del debito al 2,4% (che è inferiore alle cifre correnti ma corrisponde al rendimento attualmente pagato dalle obbligazioni a 10 anni), mantenendo l'attuale livello di surplus si potrebbe raggiungere una convergenza al 60% del rapporto target di debito/PIL in 30 anni. Per una convergenza più veloce, ad esempio 20 anni, l'avanzo primario dovrebbe aumentare al 2,9%. E questo sembra essere un'opzione valida. Tuttavia, i problemi potrebbero aumentare nel caso in cui peggiorassero le condizioni. “Crediamo che l'Italia dovrebbe essere in grado di crescere a un tasso reale dell' 1,1% + 2,1% di deflatore per 20 anni (in linea con le nostre previsioni per i prossimi due anni). Un piano di privatizzazione ben organizzato potrebbe contribuire a confermare le intenzioni del governo italiano".

4. La BCE è vicina ad un punto di svolta?
La situazione economica e finanziaria è notevolmente migliorata negli ultimi trimestri, rendendo meno necessarie le misure monetarie eccezionali rispetto a prima. Tuttavia, in generale, facili condizioni finanziarie sono ancora garantite poiché una parte significativa del miglioramento complessivo deve essere accreditato alle azioni della BCE. I tassi di interesse saranno mantenuti al livello attuale o inferiore fino a quando non sarà terminato il programma di acquisto degli asset, come è stato recentemente riaffermato dalla BCE. “Ci aspettiamo che il QE sarà azzerato nel 2018 e che il tasso di deposito negativo sarà quindi lentamente aumentato verso zero nel 2019. Questo risultato è tuttavia condizionato ai risultati positivi nelle prossime elezioni nei maggiori Paesi europei. Una vittoria per i partiti anti-establishment in Francia o in Germania quest'anno o in Italia l'anno prossimo renderebbe questa situazione molto più complessa.

5. È tempo di investire in azioni europee?
Visti i miglioramenti sostanziali dell'economia dell'area euro, una forte prospettiva economica mondiale e una diminuizione dei rischi negativi, siamo ora più positivi sui titoli azionari europei. Dopo anni di underperformance rispetto al mercato azionario degli Stati Uniti, l'equity europeo potrebbe essere pronto per un recupero".