Family office, la struttura vincente del business model sartoriale

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immagine ceduta

Particolarmente affermati nel mondo anglosassone, i family office si stanno sviluppando sempre di più anche in Italia.  “In realtà,  nel nostro Paese, il servizio di family office per le grandi famiglie, praticamente, c’è sempre stato. In origine era il commercialista-fiscalista che gestiva ogni aspetto delle attività personali e aziendali della famiglia, essendo molto spesso nei collegi sindacali e al fianco degli imprenditori in ognuna delle loro sfaccettature, persino gestendo i loro hobby”. A parlare è Alessandro Sannini, amministratore delegato di Koinè che, nel ripercorrere l'evoluzione del family office in Italia, spiega che inizialmente è stato un'esigenza delle grandi dinastie industriali. “Pioniere sono state le grandi dinastie imprenditoriali, che hanno creato in casa i propri family office, come la famiglia Zambon, degli industriali chimico-farmaceutici vicentini – ricorda Sannini - i Pallavicini, blasonata famiglia romana, i Tosetti di Torino, i Branca, proprietari del famoso Fernet Branca, i Manuli, acciaierie, i Boroli-Drago, proprietari della De Agostini. Per non parlare poi ovviamente degli Agnelli o di Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica”. Tutte queste importanti famiglie hanno, e hanno avuto in passato, un family office che custodisce i beni e i segreti di casa. Con il passare del tempo, poi questi servizi di family office si sono sviluppati anche per una clientela private, ma con partrimoni più contenuti.

Sannini, che tipo di mercato è quello dei family office e quali opportunità di crescita intravede nei prossimi anni?
In Italia il mercato è ampio. Credo che si possano contare tra i 50 e i 100 family office, ai quali si devono poi aggiungere le banche d’affari che forniscono, però, un servizio ibrido.  Due sono i fattori che contribuiranno allo sviluppo del wealth management: la voluntary disclosure, che ha fatto emergere e rientrare nuovi capitali, e lo status del sistema bancario, che si trova in empasse. In questo contesto di fondo, credo quindi che una gestione indipendente ed efficace funzioni molto bene anche per chi non è parte di dinastie industriali.  La figura che si deve prendere come esempio è quella del concierge, come negli alberghi di lusso.  E il nostro gruppo, costituito da tre entità che lavorano di concerto, è emblematico di come ci sia l’esigenza di un servizio di concierge direzionale e finanziario, in modo da avere a disposizione non unicamente l’intermediario finanziario, ma anche l’advisory ad alto livello.  

All'interno di questo mondo, voi come vi collocate?
Noi abbiamo una struttura internazionale e indipendente, snella e ad assetto variabile. 
C'è Koinè, una boutique di advisory indipendente (di cui sono socio di maggioranza),  basata a Conegliano (TV), che è estremamente integrata nel suo territorio ed è essenzialmente un gate per le altre due realtà di diritto inglese, che sono Twin Advisors&Partners (focalizzata in minibond) e Cirdan Capital Managment (società broker e di wealth management guidata da Antonio de Negri).
Rispetto ai nostri competitor, ci collochiamo come un’alternativa, esperta ma leggera, con connotati giovani ma ben posizionati da wealth manager anglossassone. A livello di posizionamento competitivo ci prefiggiamo di essere un brand riconoscibile e di prestigio.  L’idea è semplice fornire servizi premium nei segmenti : famiglia, patrimonio e azienda.  Non è un caso che siamo nel Nord-est con il quartier generale, zona dell’Italia dove c’è molta richiesta di questo tipo di servizi.

In cosa si distingue il vostro business model e quali servizi vi differenziano rispetto agli altri vostri concorrenti? 
Un servizio mass market non ci piace: noi siamo sartoriali. Il nostro business model prevede un’attenzione molto forte alla persona, al suo patrimonio e alla sua azienda e persino alla salute. La gamma dei servizi di advisory che offriamo va, infatti, dalla prevenzione e tutela della salute della persona, promuovendo una società di mutuo soccorso particolarmente competitiva rispetto a prodotti simili assicurativi, sino al corporate-finance dedicato ai capital markets, supportando quindi le PMI nell’emissione di minibond e di altri strumenti di finanza innovativa con la collaborazione di Twin Advisors&Partners e Cirdan Capital Management. L’altra attività del gruppo è quella del wealth management avanzato con l’ausilio di algoritmi e piattaforme proprietarie.  

Essere sartoriali è così distintivo?
Certo, è la differenza di avere una camicia industriale o una fatta su misura con il tessuto che ci piace di più, i bottoni, i polsini e un collo particolare con una vestibilità fatta ad hoc per noi. Questa filosofia la seguiamo sia che si lavori su un’operazione corporate sia nel wealth management. Inoltre, il gruppo vuole essere interprete di soluzioni avanzate come unico interlocutore, superando i gap e le deficenze del sistema bancario italiano che putroppo non è più capace di essere efficiente rispetto alle istanze di famiglie e aziende.

Qual è il vostro target di clientela e cosa richiedono in particolare le PMI e i privati?  
L’Italia è un Paese in cui famiglia, patrimonio e azienda spesso sono sovrapposti, quindi è necessario poter avere una visione generale sia finanziaria sia strategica.  Il nostro target di clientela è quello di famiglie imprenditoriali e HNWI. Da un lato curiamo l’azienda per quanto riguarda il corporate finance con particolare riferimento ai minibond, mercato in cui opero dal 2013 con la prima emissione di Mille Uno Bingo. L’idea in questo caso è creare degli itinerari di crescita che possono portare, per esempio, in operazioni di M&A e di equity capital market. In questo caso posso dire apertamente che l’azienda ha bisogno di integrare il prezioso lavoro che fanno i commercialisti con una grande conoscenza di finanza, strumenti innovativi e mercati.
Sul piano dei privati, oggi, siamo di fronte a un momento in cui il rapporto cliente-banca tradizionale è piuttosto problematico. Il Nord-est ha sofferto molto della debacle delle grandi banche regionali e si è creata ancor più paura nell’investire.  
 
Quali sono le vostre service lines distintive ?

La prima, lato corporate, è sicurmente l’assistenza all’emissione e al collocamento di minibond. La seconda è la consulenza indipendente con strumenti innovativi come i certificati, i prodotti strutturati e altro ancora. Tutto questo inserito in un’ottica strategica generale priva di confilitti di interesse. L’ambizione è quella di poter importare modus operandi tipici delle efficienti banche d’affari anglosassoni e svizzere anche sul mercato italiano aumentando la cultura finanziaria italiana che è tendenzialmente molto bassa e assistendo famiglie e aziende in processi di crescita sia industriale che economica.

Ho visto che avete appena lanciato il Minibond price index in cosa consiste e perché avete deciso di farlo?
Il Minibond index nasce per sostenere e sviluppare il mercato di scambio di questa nuova asset class rendendo comprensibile e internazionale lo status giornaliero del mercato, sebbene sia illiquido e con pochi scambi. Può essere anche interpretato come una fotografia del sistema PMI italiano, valutandolo come lo screenshot della volontà di investire, visto che il corporate bond per la PMI è un’ottima modalità di disintermediare dal sistema creditizio tradizionale e trovare nuova finanza di sviluppo. L’indice - elaborato da Cirdan Capital Managment e dal suo centro studi,  live su www.minibond.eu su base dati Bloomberg - permette di vedere l’andamento di novanta titoli quotati su Extra Mot Pro.  

Giusto per capire, per i gestori o semplici investitori a cosa può servire questo indice? 
L'indice può servire come indicazione di riferimento per i gestori del comparto mini-bond e high yield, ma anche agli investitori come benchmark di comparazione per le performance dei relativi fondi.  Inoltre, il benchmark può essere utile ad esempio durante il processo di una nuova emissione di una pmi come metro di paragone per determinarne il tasso oppure per un investitore istituzionale per investire in un colpo sull’indice e non su un solo titolo.

Esistono dei prodotti di investimenti che hanno come paniere dei minibond?
C'è una folta serie di operatori italiani e stranieri che investe sulle emissioni obbligazionarie delle PMI italiane. Alcuni sono di emanazione bancaria altri indipendenti come Muzinich che ha proprio l’impronta anglosassone di fondo di debito privato. Per quanto riguarda i casi di successo italiani abbiamo Anthilia, Zenith, Finanziaria Internazionale con i vari veicoli che creano domanda su questo segmento. Per quanto riguarda la nostra strategia, stiamo valutando la costituzione di un fondo specifico che investa direttamente sul Minibond Index.