Il portfolio manager spiega a FundsPeople l’andamento parallelo dei due macrotrend e sottolinea come, a oggi, le migliori opportunità risiedano nella parte infrastrutturale.
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Il legame tra intelligenza artificiale e sostenibilità è ampiamente dibattuto. Luca Fasan, portfolio manager di Sycomore AM boutique con forte focus ESG della galassia Generali Investments Holding (GIH), parla di “interazione” tra i due fenomeni. Raggiunto da FundsPeople in occasione del Salone del Risparmio 2024, l’esperto sottolinea come i due macrotrend possano “andare di pari passo” soltanto se si utilizzano gli algoritmi per uno scopo sostenibile e, parallelamente, se lo stesso sviluppo dell'intelligenza viene portato avanti “in modo etico e sostenibile”.
D’altronde, sottolinea Fasan, “la tecnologia ci aiuta a utilizzare le risorse in modo efficiente, a innovare e a esplorare opportunità. In un'epoca in cui esseri umani e macchine sono connessi alla rete, si creano enormi quantità di dati, e l'utilizzo efficiente di questi dati richiederà enormi capacità di calcolo”. Da qui una tendenza che non accenna ad arrestarsi e che genera opportunità di investimento anche in settori paralleli. “A oggi le migliori opportunità sono nella parte infrastrutturale”, prosegue l’esperto indicando come “l’intelligenza artificiale avrà bisogno della costruzione di una infrastruttura separata perché i data center disponibili non sono in grado di far fronte alla mole di dati richiesti per il suo funzionamento”. Allo stesso tempo, però, “la tecnologia sta dando vita a cambiamenti strutturali nei settori della sanità, dell'istruzione, dell'industria e in molti altri ambiti (come quello dell’elettrificazione dei veicoli). Uno sguardo specifico lo merita poi il settore dell’AI e del machine learning, innovazioni che stanno guidando l'innovazione nel software e che si ricollegano al calcolo e all'elaborazione dei dati”.
I tre pilastri
Torna qui la “connessione” tra AI e sostenibilità. “Secondo il Responsible Tech Charter, un framework elaborato da Sycomore per la valutazione del livello di sostenibilità in una compagnia tech, occorre prestare attenzione a una serie di elementi nello sviluppo di un algoritmo”, continua l’esperto che indica, a questo proposito, tre pilastri del Tech Charter: good in tech, tech for good e improvement enabler. Il primo pilastro si realizza “quando la finalità della tecnologia ha un impatto positivo diretto sulla società (ad esempio quella utilizzata nella sanità)”. Nel secondo caso l’utilizzo della tecnologia è in grado di “massimizzare l’impatto positivo o minimizzare quello negativo (ad esempio se si tengono in conto principi etici nello sviluppo dell’AI)”. Il terzo si verifica quando la società “impone di avere un progetto credibile per attuare i primi due pilastri”. Perché un titolo possa essere valutato per l’inserimento in un prodotto Sycomore sul tema tech “almeno due delle tre metriche devono essere validate”.
Due livelli di integrazione
I tre parametri indicati sono specifici per il settore tecnologico, prosegue Fasan. In generale, la strategia di investimento adottata da Sycomore per l’integrazione della sostenibilità in portafoglio passa per due livelli: esclusione e inclusione. “Nel primo caso tramite l’applicazione dei criteri di esclusione relativi a società delle armi, del tabacco o che presentano problemi con la diversity, in questo modo si riduce di circa un 10% l’universo di investimento”. Il secondo passaggio implica, appunto, l’inclusione dei parametri individuati dalla boutique finanziaria, “che variano in base al tipo di fondo. Nel caso dei fondi tech utilizziamo quelli elencati, per i fondi sociali utilizziamo altre metriche specifiche”. Un esempio è quello della contribuzione sociale. “Si valuta, tecnologia per tecnologica, quale sia l’impatto delle società tecnologiche su stakeholder, consumatori, comunità da un punto di vista di prodotti e servizi. In questo caso – conclude Fasan – l’inclusività sui fondi sociali si calcola sulla base della metodologia sociale e non quella sulla tecnologia sostenibile”.