Il COVID-19 a detta di molti esperti è stato un acceleratore di trend economici e sociali già in atto prima dell’emergenza. Tra gli esempi più lampanti vi sono il boom della tecnologia e la spinta verso la digitalizzazione di un numero sempre più ampio di servizi, la de-globalizzazione con un progressivo accorciamento delle filiere di produzione mondiali e una maggiore consapevolezza verso tematiche ambientali e sociali, che si può riscontrare anche nel settore dell’asset management. Una conferma di quest’ultima tendenza giunge da un’indagine di BNP Paribas Asset Management e condotta da Greenwich Associates nel mese di giugno, intervistando più di 100 tra investitori istituzionali ed intermediari distributori europei. Lo studio dimostra che l’81% degli intervistati tiene già̀ conto delle considerazioni ESG in tutto o in parte nella gestione del proprio portafoglio, mentre un ulteriore 16% prevede di farlo. Inoltre, per quasi un quarto degli intervistati (23%) i criteri ESG sono diventati "più centrali/più importanti" a seguito della crisi sanitaria. Il fenomeno si riscontra anche in Italia, dove gli investitori hanno un atteggiamento generalmente positivo nei confronti dei criteri ESG: il 31% sostiene che sono divenuti più centrali. Ma il dato più interessante messo in luce dall’analisi è che la pandemia sta aumentando la rilevanza delle considerazioni sociali nel processo decisionale in materia di investimenti.
Fattori ESG sempre più centrali dopo la pandemia

Jeremy Perkins, Unsplash
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