Finanza sostenibile a spinta normativa, i green bond attesi in crescita nel 2022

finanza verde
Towfiqu Barbhuiya, Unsplash

Ormai da anni strumento di finanza green per eccellenza, le obbligazioni verdi avvalorano la posizione di centralità nella ripresa post-pandemica. La conferma arriva anche da MainStreet Partners che indica il continuo “slancio” degli strumenti spinto anche dai programmi governativi promossi da Unione Europea, Regno Unito e Stati Uniti. “Anche se il panorama delle emissioni sostenibili è andato diversificandosi sempre più negli ultimi anni (con la crescita dei social bond e dei sustainability linked-bond), le obbligazioni verdi dominano ancora il mercato, che l'anno scorso ha visto emissioni totali record per circa 950 miliardi di dollari”, afferma Pietro Sette, research associate della società specializzata in ESG Advisory e Portfolio Analytics. Al di là della spinta governativa, però, entrano in gioco fattori normativi e, in testa, le Tassonomie promosse parallelamente a livello internazionale (non soltanto la Green Taxonomy UE, insomma). Le tassonomie, prosegue Sette “da un lato guidano le società nelle loro attività di disclosure non finanziaria, e dall’altro permettono agli specialisti di valutare in modo più granulare le credenziali green dei propri investimenti”.

Allineamenti (e scostamenti) a livello internazionale

L’esperto riporta come a fine anno sia attesa l’entrata in vigore della normativa UK, costruita sulla scorta di quella UE (anche se “l’allineamento tra le due non è scontato”). Saranno da verificare eventuali scostamenti su ciò che è considerato o meno “green” (e il tema del nucleare, su questo frangente, ha dato ampio spazio di dialogo e scontro). Tuttavia, secondo il research associate di Mainstreet “la spinta per garantire coerenza e per stabilire uno standard internazionale comune è in forte crescita”. Un esempio su tutti è quello che vede protagonisti l’Europa e la Cina che, già nel 2020, hanno avviato una cooperazione incentrata sul clima con la definizione di una Common Ground Taxonomy (CGT) sviluppata all’interno della International Platform on Sustainable Finance (IPSF) avviata nel 2019. “La CGT – prosegue Sette – copre 80 attività in sei settori, tra cui energia, edilizia e trasporti, concentrandosi particolarmente sulle attività che aiutano a mitigare maggiormente il cambiamento climatico”. L’obiettivo di allineamento della “Tassonomia Comune” sarà permettere agli investitori globali “di valutare con chiarezza e coerenza le attività green in diverse regioni, incoraggiando a sua volta l'emissione di obbligazioni verdi, il cui tratto fondamentale è investire in progetti ‘green’”.

Il “dilemma nucleare”

La “coerenza” delle attività green è centrale, dunque. E da questa ricerca di coerenza si dipana un dilemma che ha attraversato negli ultimi due anni la definizione delle attività da inserire o meno nella Tassonomia europea (e in quelle internazionali). Gas ed energia nucleare sono il nodo centrale di questa riflessione. A febbraio la Commissione UE ha optato per un inserimento di queste fonti nella Tassonomia (suscitando ampio dibattito fuori e dentro il mondo finanziario), e mentre si aspetta la decisione finale dell'Unione, si guarda alle implicazioni per il mercato delle obbligazioni verdi. “Finora è stato emesso solamente un green bond dedicato all'energia nucleare (a dicembre 2021), il che rispecchia il pensiero che il nucleare, ad oggi, non sia propriamente considerato ‘green’”, spiega Sette. “L'avvallo dell'UE potrebbe però modificare drasticamente queste percezioni negative, aprendo un mercato ampio e ancora inesplorato per le emissioni verdi. Una maggiore trasparenza e chiarezza nelle definizioni degli standard green avrebbe anche un importante impatto sui gestori patrimoniali”.

La data chiave: gennaio 2023

L’applicazione della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) avvenuta a marzo 2021, ha rappresentato un primo passaggio nella definizione di obiettivi di sostenibilità comuni per gli asset manager. Uno scenario “destinato a cambiare da gennaio 2023”, sostiene l’esperto, quando “ad esempio, i fondi articolo 9, quelli con uno specifico obiettivo sostenibile, dovranno riportare come i loro investimenti si misurano rispetto alla tassonomia”. L’evoluzione spingerà ancora di più verso la trasparenza su quanto gli investimenti stiano davvero contribuendo nella lotta a climate change, e si porrà come ulteriore stimolo all’investimento in obbligazioni verdi. Secondo le analisi fornite da Mainstreet, su un universo di oltre 2 mila green e sustainable bond, emerge che “in media, le obbligazioni green risultano allineate alla tassonomia, per circa il 50 per cento. Guardando specificamente alle obbligazioni verdi che investono in energia rinnovabile, l'allineamento medio sale al 67 per cento. I sustainability bond, mostrano invece un allineamento medio inferiore, del 16 per cento. Questo è inevitabile, dato che parte dei loro proventi è dedicata a progetti sociali, che a loro volta non sono inclusi nella tassonomia ambientale europea”. In conclusione, l’esperto identifica la fase attuale come “complessa” ma al contempo “entusiasmante”. La stima è che l’interesse per gli investimenti sostenibili proseguirà nel suo rafforzamento “e questo fornirà sempre più margine di crescita per i green ed i sustainability bond”.