Intervistato da FundsPeople, il responsabile del Private Debt Markus Geiger, illustra le competenze chiave e la strategia del gestore franco-tedesco per diversificare i portafogli attingendo alle numerose opportunità delle PMI tedesche.
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Nonostante lo scenario di mercato complesso per i tassi elevati e l’incertezza geopolitica, continua a crescere l’appetito degli investitori per il private debt. La capacità di diversificare i portafogli e di generare rendimenti decorrelati dalle asset class tradizionali sono tra le caratteristiche più ricercate nel comparto, che gode di un momento di grande popolarità. Questo anche in virtù del costante ampliamento del bacino di opportunità, a fronte di un’offerta di finanziamento limitata da parte delle banche nell'attuale situazione di insicurezza del mercato.
Ma per beneficiare appieno delle potenzialità di questo segmento illiquido, la scelta dei gestori risulta determinate: un solido track record e un ricco bagaglio di competenze sono indispensabili per costruire portafogli resilienti, evitando i rischi di default. Sono caratteristiche che non mancano a ODDO BHF AM, la divisione di asset management di ODDO BHF. Il gestore opera nel private debt da oltre 30 anni, con una capacità di investimento che poggia sull’expertise storica nel finanziamento alle imprese del gruppo bancario franco-tedesco nato nel 1849. A oggi la divisione sui private asset della casa di gestione amministra 4,2 miliardi di euro tra private equity e private debt, con un team di 45 collaboratori dedicati ai private asset.
Per ODDO BHF AM la chiave per rintracciare le migliori opportunità risiede nell’attenzione alla qualità, che si traduce in una selezione rigorosa delle società e in un’analisi approfondita dei singoli crediti. La marcia in più della strategia sul debito privato della casa di gestione è il focus sulla regione DACH (Germania, Austria e Svizzera) e sulle ‘Mittelstand’, le piccole e medie imprese tedesche che rappresentano uno degli ecosistemi più floridi e innovativi dell’industria europea. “Dalle nostre conversazioni con gli investitori istituzionali una delle preoccupazioni maggiori nell’attuale contesto di mercato è la volatilità. Oltre che dai rendimenti interessanti per il premio di illiquidità, gli investitori sono attratti dalla protezione dalla volatilità e dai rischi di ribasso degli asset privati”, afferma Markus Geiger, responsabile Private Debt di ODDO BHF Asset Management intervistato da FundsPeople. “Negli ultimi quattro anni a partire dal Covid, la volatilità nei mercati liquidi è stata elevata. Ma le valutazioni del private equity e del private debt non hanno subito grandi oscillazioni. E questo è un vantaggio per un investitore istituzionale”, aggiunge l’esperto.
Il potenziale del private debt
In Europa il mercato del private debt ha un vasto potenziale. Al netto delle differenze tra Paese e Paese della regione, lo spazio di crescita è ampio se paragonato alle dimensioni notevolmente più grandi del comparto negli Stati Uniti. Inoltre, le condizioni finanziarie per i tassi più alti e i requisiti stringenti per le banche nell’offerta di prestiti hanno reso i fondi di private debt una fonte di capitale alternativa molto ricercata. Per questo motivo, Geiger prevede che il passaggio verso i canali di finanziamento non bancari possa continuare. “In Germania, il private debt è un’asset class relativamente giovane e si è realmente sviluppata solo a partire dal 2016. Circa otto anni fa la quota di mercato dei fondi di private debt nel mercato dei prestiti era inferiore al 20 per cento. In questi anni è aumentata, ma la quota di mercato è solo intorno al 50%-55% mentre negli Stati Uniti è di circa il 90%. Inoltre, in Paesi come la Francia e l’Italia dove il settore bancario è tradizionalmente forte, le quote di partenza dei fondi di private credit non sono ancora al massimo del loro potenziale. Questi esempi parlano del grande margine di crescita del mercato del private debt in Europa”, dice Geiger.
Esporsi all’ecosistema florido delle ‘Mittelstand’
Gli attori privati avranno un ruolo sempre più di primo piano nel finanziare l’economia reale, in un contesto in cui il fabbisogno di capitale non potrà essere completamente coperto dal denaro pubblico. Quest’esigenza è accentuata dalle sfide del presente che vede le aziende impegnate nella transizione energetica e nella digitalizzazione. La strategia di ODDO BHF AM si inserisce in questo contesto, puntando a finanziare società di successo ‘Mittelstand’. La Germania rappresenta il mercato di piccole e medie capitalizzazioni più forte in Europa, con circa 450mila Pmi diffuse tra settori e regioni. “In un momento in cui l’industria europea per competere globalmente ha bisogno di capitale, la nostra strategia sul private debt può aiutare le aziende ad accelerare la loro trasformazione e crescita”, dice Geiger. “Inoltre, nel concedere prestiti le banche si sono storicamente rivolte al settore industriale. Mentre il nostro focus è su settori meno ciclici come la salute, i servizi alle imprese, la tecnologia/IT, l’istruzione e la nutrizione”, dice.
“Le ‘Mittelstand’ sono aziende di qualità estremamente elevata e sono il motore dell'economia tedesca. Inoltre, molte di esse hanno già superato con successo le sfide del passaggio generazionale e sono già passate a una gestione manageriale professionale”, aggiunge Geiger. “La Germania è leader nelle cosiddette ‘hidden champions’, aziende private di grande successo a livello internazionale il cui nome è praticamente sconosciuto. In Germania hanno sede quasi il 50% di queste realtà del mondo”, prosegue. “Inoltre, quando si acquista un fondo di private debt pan-europeo ci si espone principalmente a Francia e Regno Unito, i mercati più rappresentati nei fondi. Completare l’esposizione all’economia reale europea con la nostra strategia con focus DACH è una prospettiva interessante a cui molti investitori stanno guardando”, dice Geiger.
Le sfide della democratizzazione dei mercati privati
Il gruppo ODDO BHF è attivo in tre aree di business: il ramo di private wealth management che gestisce circa 60 miliardi di euro, l’asset management con circa 58 miliardi di AUM e il Mercato Corporate&Markets. L'asset management è da tempo in prima linea negli asset privati, con un’offerta che ha saputo soddisfare la crescente domanda di soluzioni non quotate degli investitori istituzionali di tutta Europa: compagnie d’assicurazione, fondi pensione, family office e HNWI. Una tendenza che negli ultimi anni sta interessando i mercati privati è la loro democratizzazione, ovvero l’ampliamento del bacino di investitori al retail. Secondo Geiger si tratta di un trend che consentirà all’industria di crescere. La riscontra anche nella forte richiesta tramite il canale di private wealth del gruppo di soluzioni sui private markets da parte di clienti facoltosi. Ma questa tendenza pone anche delle problematicità, data la natura illiquida di questi strumenti. “Grazie ai nuovi veicoli come gli Eltif 2.0 la base degli investitori nei private markets si sta allargando agli investitori retail, anche per le nuove soglie minime di ingresso estremamente ridotte e per l’offerta di strumenti nel formato semi-liquido o evergreen. Ma per l’investitore al dettaglio la liquidità dei mercati privati rimane un argomento da valutare con estrema cautela, perché sino ad ora si sono rivolti agli investitori almeno semi-professionali”, spiega. “Inoltre, se la platea si apre a investitori non professionali e meno sofisticati, come per un qualsiasi fondo comune, lo sguardo del regolatore sui mercati non quotati potrebbe diventare più attento, sollecitando l’attenzione dell’industria”, conclude.