Fund selection, quando il fondo fa la differenza

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La selezione degli OICR è un aspetto di primaria importanza per l'attività di gestione di portafoglio. L'ampia e crescente offerta di comparti, anche molto specializzati o di nicchia, dà la possibilità di accedere a segmenti di mercato molto particolari, offrendo ampie possibilità di diversificazione. Per i comparti più affollati diventa, però, cruciale la selezione dei fondi migliori.  Stefano Sardelli, direttore generale di Invest Banca, spiega a Funds People in cosa consiste questa pratica nota con il termine inglese di “fund selection”.

Dott Sardelli, quali sono i parametri/criteri che utilizzate per selezionare i migliori fondi di investimento?
Il nostro approccio consiste nell'analisi di un fondo in termini di rapporto rischio/rendimento, valutando la capacità dei gestori di minimizzare i drowdown e di fornire continuità nei risultati. Per ottenere una classifica tra pari abbiamo elaborato un algoritmo che esprime in un unico valore (chiamato IB Ratio) questi aspetti e che guida le nostre scelte nel corso del tempo. In pratica, indicatori di carattere qualitativo (come per esempio le stelle MorningStar) e quantitativo, inizialmente acquisiti dai software presenti sul mercato, vengono successivamente rielaborati al nostro interno per l’assegnazione di un parametro unico di giudizio (IB Ratio).

Come avviene lo screening e cosa deve possedere un fondo per entrare nella vostra buy list? Quando è arrivato, invece, il momento di rimuoverlo?
Il nostro screening lavora su un database costituito al momento da circa 3.000 fondi, frutto di una preselezione preliminare per classe e divisa. L’aggiornamento del database è costante. Inseriamo i nuovi comparti che vengono emessi o di cui veniamo a conoscenza nel nostro database che rielabora i dati di ogni comparto relativi a rendimenti e misure di rischio su più intervalli temporali, che va poi a formare il dato dell'IB Ratio. Effettuiamo questa analisi su base mensile e verifichiamo quali sono i migliori 10 comparti delle 37 categorie di ri-classificazione che abbiamo individuato in tre asset class principali: obbligazioni, azioni e flessibili/bilanciati. Nei nostri portafogli inseriamo i comparti che risultano in queste classifiche e rimuoviamo quelli che non ne fanno più parte. Si tratta di un sistema oggettivo che si integra con le scelte discrezionali del gestore relative ai pesi delle asset class e dei vari sotto comparti.

La gestione degli investimenti si sta evolvendo, sempre più, da processo meccanico a servizio, cosa ne pensa?
Il servizio è sempre stato uno dei nostri punti di forza. Sia dal lato amministrativo e di assistenza alla clientela sia come servizio di elevata qualità che assume connotazioni di personalizzazione e di servizio private già a partire da somme tutto sommato contenute: ad esempio, con le gestioni online di IB Evolution la somma minima di accesso al servizio è di 15.000 euro. Crediamo fortemente in questo aspetto e anche la nostra recente iniziativa di offerta di gestioni sottoscrivibili online con firma digitale e riconoscimento a distanza, rafforzata da una assistenza con operatore via webcam sia per aspetti amministrativi che per supporto informativo da parte dei gestori, conferma la nostra grande fiducia nella cruciale importanza del servizio di supporto da affiancare all'attività di gestione dei portafogli.

In questa fase di mercato, cosa richiedono i vostri clienti?
I clienti sono spinti verso attività rischiose dalla repressione finanziaria che le banche centrali hanno innescato sui mercati per cercare di gestire la crisi. L’azzeramento dei rendimenti dei bond governativi spinge letteralmente l’investitore verso la ricerca di rendimenti che storicamente ha percepito come normali (perché offerti dall’obbligazionario), ma che oggi può trovare solo in segmenti di mercato molto rischiosi e che in una situazione normale avrebbe limitato a quote minime di portafoglio. Quindi, oggi, il compito del consulente-gestore è quello di far capire al cliente che il rischio non scompare, come tentano di fargli credere, ma che si può solo spostare e prima o poi riemerge facendo molto male all'avventato investitore. Nell’attuale contesto di mercato abbiamo notato un progressivo incremento della domanda di prodotti flessibili e multi asset da parte della nostra clientela, spinta più forse da “forze commerciali e pubblicitarie” piuttosto che da una reale comprensione dei prodotti e delle propria propensione al rischio.

Entrando nel dettaglio dei vari mercati, quali aspetti si devono considerare per prendere in considerazione futuri investimenti?
Sono i flussi di liquidità a fare il mercato, non i fondamentali. Se a livello fondamentale non ci sono molti segnali di acquisto, è necessario capire dove va la liquidità fornita dalle banche centrali per scegliere dove investire. Dato che i listini azionari e i rendimenti obbligazionari sono la pagella dell'azione delle banche centrali stesse (una sorta di autovalutazione o autoassoluzione) basta osservare quali siano le banche centrali che immettono liquidità sui mercati per capire chi farà meglio.