Arriva a Milano "Hope", la mostra dei fotografi del Prix Pictet

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Autore: Margaret Courtney Clarke, immagine concessa.

Le sfide del presente legate ad ambiente e società raccontate attraverso la forza delle immagini. Sbarca a Milano alla Fondazione Sozzani il Prix Pictet, giunto all’ottava edizione, con la grande mostra dedicata quest’anno al tema “Hope” (Speranza), arrivata in Italia, a febbraio, con la tappa veronese, una delle primissime mostre a riaprire dopo le chiusure causate dalla pandemia.

I 12 fotografi finalisti, protagonisti del percorso fotografico, esplorano i modi positivi in cui l’umanità sta affrontando le crisi ambientale e sociale dei nostri tempi. Una fonte di ispirazione per tutti anche nell’attuale contesto di crisi pandemica e di incertezza che stiamo vivendo.

L’esposizione sarà allestita alla dal 7 al 28 novembre e metterà in mostra le migliori opere selezionate tra primari artisti internazionali. Il tour mondiale proseguirà poi nelle città di Tel Aviv, Shanghai, Beijing e Dublino, tra le altre.

Un premio prestigioso di fotografia sulla sostenibilità

Il Prix Pictet è stato istituito nel 2008 dal Gruppo Pictet, tra i principali gestori indipendenti in Europa. Ogni edizione è stata dedicata negli anni ad un tema specifico che mira a promuovere il dibattito su problematiche legate alla sostenibilità. Questa ottava edizione “Hope” è stata preceduta da: “Water” (prima edizione) e poi “Earth”, Growth”, “Power”, “Consumption”, “Disorder” e “Space”. Temi che raccontano il credo a 360 gradi del Gruppo Pictet nei confronti della sostenibilità come principio guida nella gestione degli investimenti e non solo. Proprio in questo contesto si inserisce l’organizzazione, da oltre dieci anni, del Prix Pictet, ad oggi il più importante concorso fotografico a livello globale, per aumentare la consapevolezza sugli inarrestabili cambiamenti in atto e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’urgente necessità di agire a favore di un modo più sostenibile.

Il presidente onorario, tra i fondatori del Prix Pictet, è stato fin dal 2008 Kofi Annan, il quale espresse la profonda speranza di poter ancora porre rimedio ai danni catastrofici cui il mondo sta assistendo. Da qui nasce oggi “Hope”. Il lavoro dei 12 fotografi finalisti sottolinea la grande speranza del Prix Pictet, la scommessa che tutti noi facciamo sul futuro: che l’arte possa incoraggiare all’azione e trionfare là dove le parole, da sole, hanno fallito.

“Da quando è stato fondato, 13 anni fa, anno dopo anno, il Prix Pictet si è accreditato come il principale premio fotografico al mondo sulla sostenibilità. La crisi ecologica che stiamo affrontando si è ultimamente esacerbata, eppure c’è ancora “speranza” ed è proprio questo che viene raccontato quest’anno dal lavoro dei 12 fotografi finalisti” ha detto Alessandra Losito, responsabile Italia di Pictet Wealth Management.

 “Quello della sostenibilità è un tema da sempre caro nel Gruppo Pictet. Negli ultimi venti anni, siamo stati pionieri in progetti legati a tematiche ambientali su più fronti. Siamo promotori di numerose iniziative, non solo legate al mondo degli investimenti, che testimoniano il nostro impegno: il Prix Pictet è un’importante espressione della nostra volontà di giocare un ruolo attivo in questo ambito a 360° gradi”, ha aggiunto Paolo Paschetta, responsabile Italia di Pictet Asset Management.

La vincitrice dell’ottavo Prix Pictet è Joana Choumali. La fotografa ivoriana è stata premiata il 13 novembre 2019 al museo Victoria & Albert di Londra (durante l’inaugurazione ufficiale della mostra) per la serie Ça va aller (Andrà bene), che si compone di fotografie scattate a tre settimane dall’attacco terroristico sferrato la domenica del 13 marzo 2016 a Grand-Bassam, in Costa d’Avorio. Choumali è stata selezionata da una giuria indipendente presieduta da Sir David King, ex Special Representative for Climate Change del governo britannico, che ne ha descritto il lavoro come “una meditazione brillantemente originale sulla capacità dello spirito umano di trarre speranza e resilienza persino dagli eventi più traumatici”. Un messaggio forte, d’impatto e quanto mai calzante rispetto all’attuale contesto storico in cui ci troviamo. In ogni edizione del concorso, alle opere che meglio esprimono il tema, viene riconosciuto un premio del valore di 100mila franchi svizzeri.

I finalisti del Prix Pictet quest’anno sono: Shahidul Alam, nato nel 1955 a Bangladesh, residente a Dacca, Joana Choumali, nata nel 1974 in Costa d’Avorio, residente ad Abidjan; Margaret Courtney-Clarke, nata nel 1949, Namibia, residente a Swakopmund, Rena Effendi, nata nel 1977 a Baku, residente a Istanbul, Lucas Foglia, nato nel 1983 negli Stati Uniti, residente a San Francisco, Janelle Lynch, nata nel 1969 negli Stati Uniti, residente a New York, Ross McDonnell, nato nel 1979 in Irlanda, residente a New York, Gideon Mendel, nato nel 1959 in Sudafrica, residente a Londra, Ivor Prickett, nato nel 1983 in Irlanda, residente tra l’Europa e il Medio Oriente, Robin Rhode, nato nel 1976 in Sudafrica, residente a Berlino, Awoiska van der Molen, nata nel 1972 nei Paesi Bassi, residente ad Amsterdam, Alexia Webster, nata nel 1979 in Sudafrica, residente a New York.