Collezionismo, la carta di identità del settore nella ricerca di Intesa Sanpaolo Private Banking

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Martino Pietropoli (Unsplash)

Il collezionismo muta in base alle condizioni del mercato e rivela nuove caratteristiche nel tempo. È un'attività che si inquadra come un’operazione “di coppia", si apre alle nuove forme di arte digitale e, a livello geografico, si colloca principalmente nelle regioni del settentrione. Sono alcune delle evidenze emerse nella seconda edizione di “Collezionisti e valore dell’arte in Italia – 2022”, ricerca promossa da Intesa Sanpaolo Private Banking, in collaborazione con la Direzione Arte, Cultura e Beni Storici e la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Lo studio, specifica la società, presenta i profili dei collezionisti e delle tendenze emergenti, lo stato del mercato dell’arte italiano e internazionale, con un approfondimento specifico sull’arte digitale, sugli acquisti online e sui Non Fungible Token (NFT).

L’indagine prova a rispondere a una serie di domande in merito alla “identità” dei collezionisti (dove vivono e quale professione svolgono); quali oggetti d’arte collezionano; e quanto tempo e risorse dedicano a questa attività. Non solo: l’indagine cerca di individuare eventuali “tratti nazionali” delle pratiche collezionistiche, le spinte emotive e l’impatto della pandemia sulle strategie di acquisto. “Nell’ultimo biennio – si legge –, il collezionismo e il mercato dell’arte sono stati influenzati dalle mutate condizioni di mobilità, dalla progressiva virtualizzazione degli scambi, dall’accresciuta globalizzazione dei mercati, dalla comparsa dei collezionisti nativi digitali e dalla costante crescita della quantità e della qualità del livello delle informazioni disponibili”.

La collaborazione con Artissima

Per tracciare meglio il perimetro del settore, Intesa si è avvalsa della collaborazione di Artissima, la fiera d’arte contemporanea di Torino, che ha messo a disposizione la propria VIP Collectors List, un database di 4.741 collezionisti, come base dati per l’analisi sociodemografica dell’universo di riferimento. Dalla survey emerge, dunque, “un documento che indaga il mercato dell’arte e il mondo dei collezionisti italiani, con un’attenzione particolare sulle tendenze dell’arte moderna e contemporanea”, ha commentato Andrea Ghidoni, direttore generale di Intesa Sanpaolo Private Banking. “Fornire alla nostra clientela soluzioni efficaci e innovative di wealth management è da sempre la mission di Intesa Sanpaolo Private Banking e, in quest’ottica, anche l’Art Advisory rientra tra i servizi per la gestione del patrimonio personale e familiare, in tutte le sue articolazioni, poiché ci consente di assistere la clientela in occasione dei passaggi generazionali, nella valorizzazione di opere d’arte, o di altri beni da collezione, rispondendo a specifiche esigenze. Anche nel mercato dell’arte il ruolo del Private Banker e degli specialisti indipendenti che ci supportano diviene fondamentale nella costruzione di una relazione di fiducia sempre più qualificata”.

Il collezionismo femminile

I dati sul settore mostrano una “nutrita e qualificata” presenza femminile nell’ultimo ventennio (prima all’estero poi in Italia) e il fenomeno del collezionismo “di coppia”, che vede un collezionista donna/uomo (main collector) affiancato dal partner (co-collector), con cui condivide le scelte. Presenti anche coppie che si muovono insieme, ma sviluppano raccolte personali.

La componente geografica

I dati geografici rivelano che i collezionisti dimorano in netta prevalenza nelle regioni settentrionali: più del 50% tra Lombardia e Piemonte, ma il collezionismo è diffuso “capillarmente” sul territorio nazionale. L’indagine registra 582 luoghi di residenza differenti, con un predominio dei grandi centri urbani: più della metà dei collezionisti residenti in Italia vive in tre sole città, capeggiate da Milano, Torino e Roma. Cresce la visibilità sociale e la riconoscibilità pubblica dei collezionisti italiani: mecenati e filantropi sono cresciuti dell’8,4% negli ultimi quattro anni e i fondatori di musei privati sono aumentati del 10,5% nel medesimo lasso di tempo.

Le opere più ricercate

La survey ha introdotto nuovi quesiti, registrando l’adesione di 256 collezionisti: oltre il 70% del campione è formato da collezionisti “professionisti”, caratterizzati da esperienza longeva, comportamenti d’acquisto non occasionali e raccolte eclettiche (formate, in media, da quattro diverse tipologie di beni). La maggioranza dei collezionisti acquista in media ogni anno meno di 10 nuove opere e il budget per le acquisizioni, nell’85% dei casi, rimane inferiore ai 100 mila euro, prediligendo opere d’arte contemporanee e/o post-war, mentre solo una minoranza raccoglie arte moderna. L’86% dei collezionisti provvede autonomamente alla gestione della propria collezione e solo l’8% si avvale di un consulente o di servizi di art advisory. Più della metà dei collezionisti custodisce la collezione nella propria abitazione, seguita da altri luoghi di proprietà (14% in azienda, 13% in altra sede) e dai depositi (15%). Nella maggioranza dei casi le collezioni non sono accessibili al pubblico.

Accelerazione nella corporate collection di Intesa

Lo studio ricorda, infine, come la corporate collection di Intesa Sanpaolo, formata da un cospicuo complesso di beni dall’archeologia al contemporaneo, abbia subito un’accelerazione imponente negli ultimi anni sia ulteriormente cresciuta, di pari passo con l’impegno della banca nell’arte e nella cultura. L’esposizione di una porzione significativa delle opere nelle Gallerie d’Italia (l’insieme delle sedi museali della Banca) ha favorito la percezione della rilevanza dei beni; la loro varietà e il monitoraggio del valore hanno garantito un sistema resiliente anche dal punto di vista patrimoniale.