Credem e Fondazione italiana Linfomi insieme per la ricerca scientifica

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Zoltan Tasi, Unsplash

E’ una storia lunga tredici anni quella che lega Credem a GRADE Onlus, Fondazione che sostiene l’attività ospedaliera del reparto di Ematologia dell’AUSL-IRCCS di Reggio Emilia attraverso progetti di ricerca e assistenza per pazienti affetti da malattie onco-ematologiche. Una storia di stima e sostegno estesa ora alla Fondazione Italiana Linfomi, che sviluppa progetti di ricerca per la cura dei linfomi, patologie oncologiche che ogni anno in Italia colpiscono circa 15 mila nuovi pazienti.

Il Gruppo Credem sosterrà infatti uno studio clinico coerente con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Agenda ONU 2030, in particolare SDG n. 3 Salute e Benessere, che incentiva le imprese a fornire il loro contributo per traguardare la riduzione e gestione dei rischi legati alla salute e avrà un impatto sociale su tutto il territorio nazionale.

Il progetto:

  • sarà focalizzato sul linfoma follicolare, che rappresenta circa il 20% dei linfomi maligni, colpisce prevalentemente la popolazione nella fascia di età 60-65 anni (oltre 3.000 nuovi casi in Italia nel 2019) e presenta una sopravvivenza media di 10-12 anni. Attualmente le terapie utilizzate si basano su schemi standard di chemio-immunoterapia.

  • mediante l’utilizzo di tecnologie molecolari di precisione di nuova generazione per il sequenziamento del DNA, si focalizzerà su marcatori specifici consentendo di identificare pazienti a basso ed alto rischio e di personalizzare la terapia, con conseguenti risparmi del 30% circa in termini di risorse sanitarie e farmaci utilizzati.

  • consentirà di individuare nuovi marcatori diagnostici e prognostici per contribuire alla “medicina di precisione”, attraverso la conoscenza della malattia dei singoli pazienti e le conseguenti terapie personalizzate, che potrebbero diventare un gold standard internazionale, anche in considerazione dell’elevato livello della produzione scientifica della Fondazione Italiana Linfomi.

Il finanziamento del progetto comporta:

  • una parte clinica, sostenuta da GRADE Onlus;

  • una parte di biologia molecolare, per la valutazione della malattia minima residua, sostenuta da CREDEM nei prossimi 5 anni.

Tratto distintivo del progetto è la qualità dei ricercatori individuati, già insigniti di qualificati riconoscimenti a livello nazionale e internazionale:

1) Ilaria Del Giudice, ematologo e Professore Associato presso l’Istituto di Ematologia, Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione della Università Sapienza di Roma. Si occupa di ricerca traslazionale nelle malattie linfoproliferative croniche, interesse nato durante il PhD svolto presso l’Institute of Cancer Research di Londra. E ‘responsabile scientifico del laboratorio di malattia minima residua (MRD) dei linfomi di Roma e attualmente coordinatore della Commissione Studi Biologici della FIL.

“La chiave del successo della cura dei linfomi è legata allo studio della biologia delle cellule tumorali e del sistema immunitario del paziente, alla conseguente identificazione di marcatori prognostici e predittivi della efficacia delle terapie, comprendenti la MRD, allo sviluppo di trattamenti modulati sulla stratificazione di rischio del paziente e possibilmente mirati a lesioni molecolari specifiche. Il finanziamento da parte di CREDEM sosterrà l’attività di ricerca dei quattro laboratori italiani (Aviano, Pisa, Roma e Torino) che si occupano di MRD nei linfomi nell’ambito dei progetti FIL”.

2) Simone Ferrero, ematologo, lavora presso la Divisione di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Città della Salute e della Scienza” di Torino. Ha trascorso un periodo di perfezionamento in Germania. Dal 2016 è ricercatore presso l’Università di Torino, responsabile dell’attività di ricerca di biologia molecolare del laboratorio di Ematologia e coordinatore del Network FIL per lo studio della MRD.

“Nel corso dei 5 anni del progetto sarà possibile non solo condurre gli studi biologici MRD già previsti nel protocollo clinico FIL “FOLL19”, ma anche porre le basi per sviluppi di ricerca futuri, legati a una sistematica raccolta di materiale biologico aggiuntivo dagli stessi pazienti”.

3) Stefano Luminari, ematologo, professore Associato dell’Università di Modena e Reggio Emilia, è responsabile dell’Unità Semplice di ricerca clinica onco-ematologica dell’Ematologia dell’Azienda Sanitaria Locale-IRCCS di Reggio Emilia. Ha dedicato gran parte della sua attività di ricerca allo studio del linfoma follicolare approfondendo il ruolo di metodiche diagnostiche come la PET e identificando le modalità di trattamento più efficaci per i pazienti di nuova diagnosi.

“Oggi la sfida più importante della ricerca clinica è l’identificazione di terapie personalizzate che si adattino alla modalità con cui la malattia si presenta nel singolo paziente, per efficacia e profilo di sicurezza: chi ha una malattia più grave è giusto che venga trattato con terapie più intensive, che potrebbero non essere necessarie per chi ha una malattia con caratteristiche meno severe. La chiave del problema sta nel disporre di strumenti nuovi per caratterizzare l’aggressività del linfoma e alternative terapeutiche a diversa intensità da proporre ai nostri pazienti.”

4) Francesco Merli, presidente della Fondazione Italiana Linfomi esprime la propria soddisfazione: “FOLL19 è un progetto ambizioso che si pone l’obiettivo di cambiare la modalità di gestione dei pazienti con linfoma follicolare introducendo un concetto di medicina personalizzata. Lo studio verrà condotto su 600 pazienti reclutati da circa 60 centri ematologici italiani aderenti alla Fondazione Italiana Linfomi. Il finanziamento di CREDEM sarà fondamentale per sostenere la parte di biologia molecolare che ci consentirà di comprendere meglio il comportamento del linfoma follicolare del singolo paziente. Questo progetto si caratterizza non solo per il suo carattere innovativo, ma anche per la sua natura esclusivamente accademica: verrà infatti realizzato con il solo contributo di ricercatori e di finanziatori estranei all’industria farmaceutica. Questo aspetto riveste particolare importanza poiché consentirà di ottenere risultati immediatamente fruibili dalla comunità scientifica rispondendo a quesiti generati dal contatto quotidiano tra medico e paziente. Realizzando questo progetto la Fondazione Italiana Linfomi conferma l’importanza del sostegno privato e del mondo no profit nel contribuire all’avanzamento delle conoscenze in campo medico”.